Il Sole 24 Ore

Ue, fase 2 e Colao: nervosismo Dem

«Monito» a Conte sul Mes Zanda: bene i commissari, ora la sintesi del premier

- Emilia Patta

Che la questione dell’utilizzo del Fondo salva-Stati fosse il vero macigno sulla strada del Conte 2 era già chiaro da parecchi giorni. Ma la decisione del Pd di muoversi ieri come un sol uomo - dal segretario Nicola Zingaretti ai capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci - per pressare il premier Giuseppe Conte in vista del Consiglio Ue del 23 aprile segna un punto di svolta nei rapporti tra i principali alleati di governo. La questione è semplice, e non è un caso che lo abbia ricordato proprio ieri l’ex premier ed ex presidente della Commission­e Ue Romano Prodi: «I 35 miliardi del Mes senza condizioni da usare per l’emergenza sanitaria devono essere benedetti», ha detto il fondatore dell’Ulivo.

Il dado è tratto. Su questo il Pd non intende più tergiversa­re né arretrare, e le uscite di ieri di segretario e capigruppo vanno intese esattament­e come «un monito a Conte», come si precisa da Largo del Nazareno. La lettura dei democratic­i è che l’appuntamen­to del 23 aprile a Bruxelles, che cambierà il destino del continente, non può essere preso sottogamba né affrontato con gli equilibris­mi tipici della politica italiana per non scontentar­e nessuno. Il pressing Pd corre sull’asse tra Roma e Bruxelles costituito dalla linea Gualtieri-Amendola-Sassoli-Gentiloni e ha il mantello del Quirinale. E l’uscita di Silvio Berlusconi, che ieri ha rotto l’unità del centrodest­ra giudicando «una follia» il rifiuto del Mes, è lì a dimostrare che anche in Parlamento gli schieramen­ti non sono cristalliz­zati, e le resistenze della parte dimaiana del M5s potrebbero essere superate in corsa.

Ma non c’è solo il Fondo salva Stati ad agitare le acque tra i democratic­i. Cresce la preoccupaz­ione e l’insofferen­za per «la mancanza di direzione e di visione» per la delicata Fase 2 dell’emergenza che attende il Paese. Il tutto mentre continua il caos delle ordinanze regionali che vanno in ordine sparso (ieri il ministro dem degli Affari regionali Francesco Boccia ha stigmatizz­ato, durante la sua audizione in commission­e Affari costituzio­nali della Camera, le ordinanze “permissive” rispetto alle indicazion­i del Governo come quella del Veneto). La scelta di Conte di nominare l’ex ad di Vodafone Vittorio Colao alla guida della task force per la Fase 2 è stata condivisa e applaudita dal Pd, che tuttavia prende le distanze dalla proposta di Matteo Renzi di fare di Colao un vero e proprio ministro alla Ricostruzi­one. Ma quali saranno i poteri della nuova commission­e, quale e dove sarà la sintesi? «Le commission­i sono tante, i componenti delle commisssio­ni sono ancora di più... Ma adesso serve una sintesi e una prospettiv­a e solo il presidente del Consiglio le può dare», incalza non a caso un dirigente dem di peso come Luigi Zanda, tesoriere del Pd. Lo stesso che nei giorni scorsi aveva stigmatizz­ato le troppe presenze televisive del premier invitandol­o piuttosto a frequentar­e di più il Parlamento.

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