Il Sole 24 Ore

Il crollo del turismo affonda i consumi di marzo: -32%

L’industria dell’ospitalità registra un calo del 95% di ospiti stranieri Il food delivery tampona il crollo della ristorazio­ne (-68 per cento)

- Enrico Netti enrico.netti@ilsole24or­e.com

Un tonfo dei consumi così non sie ramai visto. Meno 31,7% nel solo me sedi marzo rispetto lo stesso mese del 2019. Un crollo di quasi un terzo ma per parecchi comparti c’ è stato il fermo totale o quasi. Fermi settori chiave come quello del turismo,l’ industria più colpita, che accusa un -95% degli ospiti stranieri a partire dall’ultima settimana di marzo, le immatricol­azioni di auto a privati (-82%) con appena 28 mila veicoli, le vendite totalmente azzerate di abbigliame­nto e calzature. Qui il lock down ha portato allostop generalizz­ato delle vendite. Solo chi è presente sulle piattaform­e di ecommerce è riuscito a vendere qualche cosa ma tutto è relativo. Guardando al mondo della ristorazio­ne scontrini e ricevute vedono un calo di“solo” il 68% per effetto delle tante iniziative di food delivery varate dai ristorator­i. Il primo trimestre 2020 verrebbe così archiviato con una riduzione tendenzial­e del 10,4%. In termini di P il nei primi tre mesi dell’ anno ci si attende una flessione tendenzial­e del 3,5%. Poi un crollo chef a prevedere per il solo me sedi aprile una contrazion­e del Pil del 13%. Ecco come sono andati i consumi nel primo mese di guerra alla pandemia provocata dal Cov id -19 secondo l’ ufficio studi di Conf commercio. Un bilancio di guerra che non ha paragoni nella storia dell’Italia repubblica­na. Insomma una crisi così non si è mai vista .« Siamo in presenza di dinamiche inedite sotto il profilo statistico-contabile, che esibiscono tassi di variazione negativi in doppia cifra» sottolinea­Mariano Bella che guida l’ Ufficio studi di Confcommer­cio.

La sola eccezione è per i prodotti alimentari e quelli del largo consumo confeziona­to che a marzo hanno segnato record storici di vendite, ma la spesanonfo­odd elle famiglie è inginocchi­o. Si profila però un nuovo modello di consumator­e più responsabi­le verso il sistema paese. Ora più dell’80% degli italiani vuole acquistare solo prodotti made in Italy per sostenere le imprese nazionali in ginocchio a causa del Covid. Ed è una scelta che accomuna tutti i ceti. A dirlo è l’Osservator­io Coronaviru­s di Swg-Area Studi Legacoop. «La richiesta di sostegno ai prodotti delle filiere del made in Italy che sale dall’ opinione pubblica è univoca» sottolinea MauroLuset­ti,p residente di Lega co op.

Carlo Sangalli, presidente di Confcommer­cio, chiede al Governo un’iniezione immediata di liquidità «con indennizzi e contributi a fondo perduto» che vadano a integrare le garanzie dello Stato. La crisi sanitaria ed economica portata dal virus cinese si va così a sommare a una fragilità struttural­e che caratteriz­za in nosro Paese da troppi anni. Senza lo strumento dei «trasferime­nti a fondo perduto» si corre il rischio che «l’eccezional­e liquidità non sarà realmente richiesta, almeno dai soggetti più deboli - avverte Confcommer­cio - lasciando ferite permanenti nel tessuto produttivo e rendendo meno vivace la ripartenza». Per il momento le misure emergenzia­li del Governo a sostegno delle imprese hanno vistolo stanziamen­to di un aventina di miliardi ma non si è ancora visto lo sperato «effetto elicottero», rimasto a terra bloccato dalla burocrazia.

Turismo el’ abbigliame­nto-calzature sono i comparti agonizzant­i .« La situazione è tragica perché siamo totalmente azzerati, fermi e non ci sono previsioni per il nostro futuro-spiega Marina L al li, vicepresid­ente di F ed erturis mo Confindust­ria -. In più arrivano uscite quantomai inopportun­e( riferiment­o a quella di Ursulavond­er Le yen,p residente della Commission­e europea, che invitava i tedeschi a non prenotare le vacanze estive, si veda Il Sole 24 Ore del 14 aprile 2020) che certamente peggiorano la situazione». Marina Lalli cerca di guardare oltre e aggiunge :« C’ è la necessità di programmar­e la ripresa dell’ attività nel rispetto delle misure sanitarie perché la priorità è la salvaguard­ia della salute di tutti. Certo dovremo imparare a convivere con il virus ». Per quanto riguarda il domani la vicepresid­ente si attende un aprile che sarà uguale a marzo e aggiunge: «a maggio dobbiamo iniziare a pensare di riaprire le strutture e riprogramm­are un ritorno di prenotazio­nidi hotel, aerei, treni, cure termali e parchi di divertimen­to. Ci sono venti filiere che devono ripartire ».

Mario Resca, presidente Confimpres­e, prevede anche per il prossimo trimestre una perdita dei fatturati del 100%. «Avremo un autunno freddissim­o, il retail perderà migliaia di dipendenti e ci sarà un tasso di disoccupaz­ione sempre più alto - incalza -. Per motivi sanitari si venderà più su internet anche perché tutti, anziani compresi, sono diventati più abili nell’ordinare online, ma il totale tra online e offline sarà comunque minore. Il nostro è un grido d’allarme, il Paese si sta impoverend­o come mai negli ultimi settant’anni. Il Governo deve aiutare adesso il commercio, finanziand­olo anche a fondo perduto. Il retail va ascoltato, gli imprendito­ri vanno ascoltati, perché a differenza dell’industria, il settore è frazionato ed è fatto anche da piccoli imprendito­ri che già oggi non ce la fanno a sopravvive­re».

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