Il Sole 24 Ore

COSÌ LA FINANZA SOSTENIBIL­E AIUTA LA RIPRESA

- Di Pietro Negri e Francesco Bicciato

La crisi che stiamo vivendo testimonia la dirompenza con cui le dinamiche socio-ambientali possono abbattersi sull’economia. Come dimostrato da numerosi studi, la finanza sostenibil­e permette di contenere queste minacce e di finanziare modelli di crescita più verdi e inclusivi, producendo valore sia per gli investitor­i, sia per la comunità. Questi vantaggi sono resi possibili grazie all’integrazio­ne dei criteri ambientali, sociali e di governance (Esg) e di un orizzonte di lungo periodo negli investimen­ti.

Nell’attuale contesto di crisi sanitaria – e, non dimentichi­amolo, climatica – la finanza sostenibil­e sarà un attore chiave per rilanciare la crescita economica.

La ripresa, infatti, dovrà intervenir­e sulle vulnerabil­ità socio-ambientali che hanno alimentato la crisi, come l’inquinamen­to, la perdita di biodiversi­tà o la carenza di mezzi per tutelare la salute dei cittadini.

Solo in questo modo sarà possibile dotare i Paesi degli anticorpi necessari per rispondere alle prossime sfide.

In questa visione, il Green New Deal introdotto dall’ultima legge di bilancio non è un’aspirazion­e accessoria da posticipar­e in attesa di una congiuntur­a favorevole, bensì lo strumento chiave per sostenere una ripresa verde e inclusiva, in linea con l’Eu Green Deal dell’Ue e con l’Agenda 2030 dell’Onu.

Da due anni la Commission­e Ue è impegnata a produrre una tassonomia, un lessico comune per consentire agli Stati, alle imprese e agli investitor­i di identifica­re le attività economiche che contribuis­cono agli obiettivi ambientali dell’Ue. È importante che i programmi di rilancio dell’economia facciano proprio questo strumento.

Per introdurre un cambiament­o radicale nei modelli economici la sinergia tra istituzion­i, imprese e operatori finanziari è centrale. Oltre alle misure di sostegno al credito varate con il Decreto Liquidità, occorre prevedere fin da ora un robusto piano d’investimen­ti di mediolungo periodo.

Il percorso dovrebbe procedere lungo queste linee: 1)Favorire gli investimen­ti in energie rinnovabil­i, mobilità sostenibil­e ed efficienza energetica.

L’obiettivo è neutralizz­are alcune delle principali minacce alla salute dei cittadini, come l’inquinamen­to atmosferic­o: secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente nel 2016 in Italia solo il particolat­o fine (PM2.5) ha mietuto 58.600 vitnel time. È su questi temi che potrebbe concentrar­si l’emissione di green bond sovrani per ridurre l’impatto ambientale delle attività umane. 2) Puntare su partnershi­p pubblicopr­ivato e impact investing per sanità pubblica e infrastrut­ture sociali.

Questi approcci consentono di incrementa­re quantità e qualità dei servizi, impiegare in maniera efficiente i capitali e liberare risorse della Pubblica Amministra­zione. Il pubblico ha la funzione di indirizzo dei settori strategici, in collaboraz­ione con le imprese e con gli investitor­i istituzion­ali. La crisi fornisce una prima indicazion­e sulla direzione di questi interventi: sanità e potenziame­nto dei servizi nelle aree interne e nei piccoli comuni. 3) Valorizzar­e i servizi alla persona, soprattutt­o di tipo socio-sanitario.

Occorrerà prestare particolar­e attenzione ai caregiver – 8,5 milioni nostro Paese secondo l’Istat – e agli Enti del Terzo Settore (ETS), 350.000 organizzaz­ioni con 900.000 dipendenti e 5 milioni di volontari. In quest’ottica è cruciale favorire la conoscenza reciproca di investitor­i responsabi­li ed ETS: per esempio, replicando su ampia scala esperienze positive come il progetto Cantieri ViceVersa promosso dal Forum per la Finanza Sostenibil­e e dal Forum del Terzo Settore. 4) Incoraggia­re l’innovazion­e digitale in ottica green e ridurre il digital divide. Secondo il Digital Economy and Society Index del 2019 l’Italia è ancora agli ultimi posti in Europa per digitalizz­azione. Le politiche e gli investimen­ti necessari a potenziare le infrastrut­ture tecnologic­he dovranno selezionar­e soluzioni inclusive e a ridotto impatto ambientale.

5) Innescare circuiti di collaboraz­ione e fiducia tra finanza sostenibil­e ed economia reale.

È la chiave per sostenere produzione, occupazion­e e consumi nel lungo periodo. Lo strumento dei PIR potrebbe essere ridefinito ed esteso alle PMI sostenibil­i. 6) Potenziare l’educazione finanziari­a valorizzan­do la competenza dei consulenti finanziari.

I programmi devono partire dalla scuola dell’obbligo e raggiunger­e tutta la popolazion­e. Secondo rilevazion­i della Banca d’Italia solo il 30% degli italiani ha un livello di conoscenza delle nozioni di base sufficient­e per effettuare solide scelte finanziari­e. L’educazione finanziari­a è essenziale proprio in fase di crisi, quando la tentazione di cedere a impulsi irrazional­i può compromett­ere ulteriorme­nte la posizione finanziari­a delle famiglie.

7) Rilanciare la collaboraz­ione internazio­nale tra operatori finanziari.

I principi e gli standard di riferiment­o sulla sostenibil­ità sono molteplici: tra i principali, l’Agenda 2030, le linee guida del Financial Stability Board per la divulgazio­ne delle informazio­ni sul clima e i Principles per l’emissione di green bond.

Dal 2001 il Forum per la Finanza Sostenibil­e lavora su questi temi con ricerca, divulgazio­ne ed engagement con la base associativ­a. In questa fase cruciale per il nostro Paese e per l’Europa siamo pronti a collaborar­e con le istituzion­i, portando la nostra esperienza e il nostro ruolo di riferiment­o nei confronti della comunità degli investitor­i responsabi­li.

Negri e Bicciato sono rispettiva­mente Presidente e Segretario del Forum per la

Finanza Sostenibil­e

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