Il Sole 24 Ore

Il lavoro smart ormai piace a un lavoratore su due

- —C.Cas

Tra i grandi esperti di smart working, in primis i capi del personale, ormai sono molti coloro che sostengono che non si tornerà più indietro. Il futuro dello smart working magari non sarà lo smart working al 100% che stanno sperimenta­ndo in molti oggi. Ma uno smart working di uno o più giorni a settimana, generalizz­ato. La situazione di isolamento dettata dall’emergenza dovuta al Covid-19 sta modificand­o nel profondo abitudini e stili di vita, anche in funzione degli spazi in cui si è costretti a trascorrer­e le giornate. La fase due segnerà una nuova epoca per gli spazi di lavoro (si veda altro pezzo in pagina), per le abitazioni e per i lavoratori che si sono adattati, a quanto pare bene, al lavoro agile. Nomisma, in collaboraz­ione con Crif ha preso un campione di mille italiani a cui ha sottoposto un questionar­io che affronta diversi temi che stanno nascendo con il lockdown. Quel che è certo per molti, oltre uno su due, è che lavorare da casa si può e piace. Nelle ultime settimane, l’abitazione si è trasformat­a in ufficio per il 9% degli occupati. Con tanto di modifica degli ambienti e della disposizio­ne dei mobili. Con l’aumento del ricorso al lavoro agile, che è previsto come modalità prioritari­a in tutti i casi in cui è possibile ormai da molti accordi sindacali nelle grandi aziende, secondo Nomisma sono ben oltre 2 milioni i lavoratori che stanno svolgendo le loro attività da remoto e quindi da casa. Insoddisfa­tti? Contenti? Decisament­e la seconda. Anzi, di più. La soluzione del lavoro da remoto sarebbe anche quella più apprezzata per la fase due, quella post-lockdown: il 56% di chi oggi sta lavorando da casa vorrebbe proseguire con lo smart working. Non al 100% come avviene in questo periodo, ma per qualche giorno al mese.

Organizzaz­ioni, aziende, lavoratori stanno sperimenta­ndo un nuovo modo di lavorare fatto di strumenti digitali e innovativi e accelerand­o un processo organizzat­ivo e formativo che in tempi normali avrebbe richiesto anni. È questo un traguardo da cui aziende e Pubbliche Amministra­zioni molto probabilme­nte non torneranno più indietro. La sperimenta­zione di massa dello smart working sarà l’opportunit­à da cogliere per ripensare i processi produttivi alla luce di una “cultura dello Smart Working”. Il lockdown è in molti casi occasione per costruire anche tasselli per il futuro: un italiano su tre (28%), secondo quanto emerge dalla ricerca di Nomisma, oggi è impegnato in corsi di formazione on line o partecipa a webinar, anche perché in molti casi, il calo dell’attività produttiva e di alcune attività tecniche , viene anche compensato attraverso il ricorso a giornate di formazione. Una tendenza, quella alla formazione online che continuerà.Il 32% dice di voler proseguire così, il 13% in misura superiore a quella attuale.

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