CALCIO BLOCCATO: SVALUTAZIONI PER 9 MILIARDI DI EURO
Il surplus di mercato è utilizzato dalle società per l’equilibrio dei bilanci Rose già svalutate del 30% e affari rinviati dopo giugno non contabilizzabili
Per la Serie A alle prese con il dilemma di una ripresa estiva, agognata da alcuni presidenti, invisa a molti altri e guardata con ansia dalle autorità sanitarie, si prospetta un ulteriore salasso causato dalla pandemia di coronavirus. Oltre ai danni economici al botteghino, ai settori commerciali e ai ricavi tv, infatti, i club italiani dovranno conteggiare i mancati proventi del calciomercato.
Nei bilanci del 2020 rischiano di evaporare proventi fino 500 milioni e gran parte di quelle munifiche plusvalenze (cui si sommano nel player trading anche i premi per la valorizzazione e i prestiti onerosi) che nelle ultime stagioni, con l’esplosione internazionale dei prezzi dei cartellini, avevano permesso in molti casi di conservare un equilibrio contabile giocando sullo “scarto” tra il valore residuo degli atleti ceduti e il ricavato delle vendite. Tra la stagione 2013-14 e la stagione 2017-18 le società di Serie A hanno accumulato 2,7 miliardi di plusvalenze. Nello stesso quinquennio la Premier League ha registrato lo stesso livello di surplus (più indietro la Bundesliga con 2,1 e la Liga con 1,8 miliardi) ma con un fatturato quasi triplo rispetto alla Serie A, in cui questa tipologia di entrate in appena un quinquennio è cresciuta del 66% e vale un quarto del valore della produzione totale. Nella stagione 2018-19 il livello delle plusvalenze si è mantenuto sopra i 700 milioni.
Di fronte a queste cifre è scattato l’allarme della Fifa (cui spetta la giurisdizione sul calciomercato) e della Uefa (che vigila sul rispetto del fair play finanziario) che si sono messe alla ricerca di rimedi per frenare gli abusi. Ma prim’ancora che vengano introdotte nuove regole il calciomercato sarà fortemente “calmierato” dalle conseguenze economiche dalla pandemia che rendono, oltre che eticamente non più sostenibili, concretamente proibitivi certi prezzi anche per i top club.
Nelle scorse settimane il Cies, l’Osservatorio svizzero che da anni collabora con la Fifa, ha stimato per le rose dei principali campionati europei una svalutazione media del 28% e un calo di circa 9 miliardi di euro. Nel caso di sospensione definitiva dei tornei e di mancati rinnovi contrattuali entro giugno le perdite a livello di Leghe ammonterebbero a circa tre miliardi per la Serie A (le cui rose si svaluterebbero da 10,6 a 7,7, miliardi), a 1,8 per la Bundesliga, a 1,9 per la Liga spagnola e a 1,2 miliardi per la Premier league.
In Italia, è l’Inter il club maggiormente a rischio. L’organico dei nerazzurri ha una valutazione di 773 milioni e la prospettiva di un campionato interrotto porterebbe ad un deprezzamento di oltre un terzo (276 milioni). Per la Juventus si prospetterebbe un calo da 783 a 561 milioni (-222 milioni), per il Napoli da 608 a 427 milioni (-181 milioni) mentre gli organici di Roma e Milan potrebbero rispettivamente svalutarsi per 147 e 144 milioni.
Una sforbiciata di circa 9 miliardi di euro ai valore di mercato su scala mondiale l’ha stimata anche il sito «Transfermarkt» che da anni registra le quotazioni dei calciatori sulla base di parametri come l’età, la lunghezza dei contratti, gli ingaggi e il costo dei precedenti trasferimenti. Il database è stato “corretto” con riduzioni nell’ordine del 20% (e del 10% per i nati dal 1998 in poi).
Alla svalutazione dei cartellini e alle difficoltà finanziarie si aggiunge un problema tecnico-contabile. I club italiani si erano abituati a fare cessioni dopo la fine del campionato, ma prima della scadenza della stagione sportiva del 30 giugno, in modo da poter contabilizzare nello stesso anno il surplus. Ma se il torneo 2019/20 dovesse prolungarsi in estate la prossima finestra di mercato si aprirà fuori tempo utile e non sarà possibile ricorrere a transazioni al fotofinish.