Cnh Industrial paga lo stop del mercato Più lunghi i tempi dello spin off Iveco
Crolla la domanda di veicoli in Europa: il piano rinviato al 2021 o anche oltre Il ceo Heywood: il focus è sulla liquidità, operativi più di due terzi degli stabilimenti
Lo spin-off dei furgoni, dei truck e dei bus Iveco nonché di Fpt, il brand del powertrain in capo a Cnh Industrial, può aspettare. È quanto emerso durante la call per la presentazione dei risultati del primo trimestre per il Gruppo che opera nel settore delle macchine agricole, per le costruzioni e nel segmento dei veicoli commerciali e dei motori. Ritirate le stime sul 2020 qualche settimane fa, ora si comincia a ragionare sui numeri reali che fanno segnare da gennaio ricavi in calo del 15% – a 5,5 miliardi di dollari – e un risultato in negativo per 54 milioni di dollari.
La strategia «Transform2Win» va avanti ha ribadito la presidente e ceo Suzanne Heywood, ad allungarsi però sono i tempi di realizzazione: l’ipotesi iniziale era di completare l’operazione di separazione tra le attività OnHighway (da quotare) e quelle Off-Higway (Agriculture e Construction) all’inizio del 2021, sarà necessario allungare i tempi in relazione alle condizioni di mercato. Tutto rimandato alla seconda metà dell’anno prossimo, dunque, o ancora oltre come conferma la numero uno di CnhI. Duplice il problema: da un lato il mercato, che esce con le ossa rotte nel primo trimestre dell’anno e che si porterà dietro per mesi una zavorra pesante, dall’altro la capacità della borsa di valorizzare una parte gli asset del Gruppo controllato da Exor. Il progetto industriale presentato a settembre scorso dall’ex ceo Hubertus Muhlhauser prevede lo spin-off e la quotazione di Fpt (motori), Iveco (commerciali leggeri e truck), Iveco bus e Heuliez bus. In Europa la domanda di veicoli commerciali leggeri e di veicoli industriali medi e pesanti è calata nel mese di marzo rispettivamente del 34% e 38%. La domanda mondiale di macchine per l’agricoltura è diminuita nel primo trimestre del 2020, del 15% per i trattori e dell’11% per le mietitrebbiatrici. Numeri di questo genere impongono cautela.
Procede invece la ricerca del nuovo ceo alla luce dell’incarico pro-tempore affidato a Heywood dopo le dimissioni di Muhlhauser. «La ricerca è sulla strada giusta. Faremo la nomina appena potremo e non ci saranno ritardi provocati dalla crisi da Covid19» ha sottolineato Heywood. Grande attenzione al tema della liquidità: al 31 marzo era pari a 9,9 miliardi di dollari rispetto a 11,2 miliardi al 31 dicembre, «il secondo livello più alto alla fine del primo trimestre nella storia della Società». Durante la call Suzanne Heywood ha annunciato che il Gruppo avvierà in Italia, in particolare a Torino come confermano fonti esterne, e in Cina la produzione di mascherine per i propri dipendenti. Più dei due terzi degli stabilimenti sono tornati operativi, si lavora nel 75% dei siti in Europa nel 60% dei poli Nord e Sud America e in Sud America. Quasi tutti gli oltre 24mila impiegati possono avorare da casa e la metà è operativa.