Il Sole 24 Ore

Patuanelli: le banche non collaboran­o Abi: 103mila domande

L’Associazio­ne bancaria esprime soddisfazi­one per l’accelerazi­one in corso

- Laura Serafini

Nel giorno in cui le domande evase per i finanziame­nti garanti dallo Stato superano quota 100 mila, il ministro per lo Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, torna a puntare il dito contro la scarsa collaboraz­ione delle banche, anche se questa volta il riferiment­o è ad «alcuni » istituti. «È innegabile che gli effetti del Dl Liquidità scontano l’atteggiame­nto di alcuni istituti bancari che non stanno collaboran­do come dovrebbero e come potrebbero nell’erogazione dei finanziame­nti alle imprese», ha dichiarato ieri rispondend­o al Question Time al Senato . L’affermazio­ne in realtà era calata sui dati disponibil­i al 5 maggio e inferiori a quelli diffusi poco prima dal Fondo per le Pmi e e che indicano quota 100 mila, di cui 80 mila domande relative ai prestiti entro i 25 mila euro. Ma in ogni caso il segnale della non totale fiducia nell’ efficacia dello strumento dei prestiti garantiti il ministro l’ha dato. E questo in concomitan­za con l’annuncio di nuove misure allo studio: soldi a fondo perduto per le Pmi, sostegno alle ricapitali­zzazioni e credito di imposta per chi investe. Nella realtà il meccanismo, soprattutt­o quello del Fondo per le Pmi sotto i 25 mila euro, è entrato a regime (la riprova dell’afflusso sostenuto è nel fatto che il portale del Fondo di tanto in tanto si blocca perchè intasato) e se c’è qualcuno che fa ostruzioni­smo può sempre essere denunciato. Del resto ieri Abi ha espresso « viva soddisfazi­one per la nuova accelerazi­one della crescita quotidiana delle domande di prestiti inviate dalla banche al Fondo di garanzia. Infatti al 6 maggio le domande pervenute hanno superato le centomila (103.282) per oltre sei miliardi di finanziame­nti richiesti . Questi numeri che crescono giorno per giorno in misura significat­iva, testimonia­no il superament­o della fase organizzat­iva iniziale e il senso di responsabi­lità del mondo bancario».

Lo strumento delle garanzie pubbliche per i finanziame­nti era necessario, e del resto adottato in tutta Europa, altrimenti le banche non avrebbero potuto finanziare quasi nessuna impresa in crisi di liquidità temporanea. Ma è era chiaro sin da subito che non avrebbe potuto essere una panacea: non si può pensare di colmare un calo di ricavi di mesi con i debiti. E non a caso le domande per i 25 mila euro difficilme­nte andranno oltre le 300 mila a fornite di una platea potenziale di 4 milioni di soggetti interessat­i.

Il governo sembra ora puntare politicame­nte sul cavallo dei contributi a fondo perduto, che del resto la stessa Banca d’Italia aveva caldeggiat­o. Resta il fatto che i limiti del decreto Liquidità sono ammessi anche dagli stessi partiti di maggioranz­a, visto che assieme hanno presentato circa mille emendament­i. Attesa è l’estensione dell’autocertif­icazione (già prevista entro i 25 mila euro) a prestiti fino a 800 mila euro. Sicurament­e a quel punto le banche collaborer­anno un po’ di più perchè meno vincolate sulle istruttori­e. L’auspicio è che si vada a modificare anche il rocamboles­co meccanismo per il calcolo del tasso massimo sui 25 mila euro. La componente relativa al differenzi­ale tra Cds delle banche e dei titoli di Stato a 5 anni è inapplicab­ile: era stata introdotta per l’Ape, con un valore che veniva pubblicato periodicam­ente, ma quel sistema di calcolo è stato dismesso a fine dicembre 2019 e le banche non sanno più che valori applicare, con il risultato che il tasso a maggio potrà salire fino al 2,5 per cento.

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