Nagel: «I capitali non mancano, il virus spingerà i riassetti»
«I nostri clienti preferiscono mani libere senza ricorrere ai finanziamenti di Stato» «Mediobanca rivede a luglio la politica dei dividendi ma i target non cambiano»
Archiviato il terzo trimestre dell’esercizio con risultati che risentono appena della crisi pandemica, Mediobanca si prepara ad affrontare scenari sconosciuti, anche quello peggiore: «Noi siamo pronti» dice il ceo Alberto Nagel. «I capitali sul mercato non mancano» e i piani di riassetto «sono destinati ad accelerare».
Mediobanca ha appena archiviato un trimestre dove la crisi ancora si vede poco, perchè fino alla prima settimana di marzo gli affari dell’istituto di Piazzetta Cuccia andavano a gonfie vele. «Dobbiamo essere pronti a fronteggiare anche lo scenario peggiore», dice l’ad Alberto Nagel, perchè non si sa quanto possa durare l’effetto di questo shock, esogeno al sistema economico-finanziario ma già responsabile di una recessione senza precedenti.
Nel tunnel però la banca d’affari milanese ci è entrata meglio attrezzata rispetto alle precedenti crisi, quella del 2009, seguita al fallimento della Lehman brothers, e quella del 2012, quando lo spread BTp/Bund era schizzato a 500 punti, crisi dalle quali è uscita senza mai battere cassa ai suoi azionisti. Il Core equity tier 1, che era del 10% post Lehman e del 12% post crisi del debito sovrano, oggi sfiora il 14%. Le attività available for sale - il reticolo di partecipazioni esposto alle fluttuazioni dei mercati - sono state tutte liquidate: è rimasta la partecipazione stabile in Generali che è una “garanzia”. La raccolta tramite depositi depositi - private e retail - è passata dall’8% al 45%. Oggi il 25% dei ricavi e il 48% delle commissioni deriva dal wealth management, che prima era marginale. La differenza tra Core tier 1 e Srep (i requisiti minimi prudenziali stabiliti dall’autorità di vigilanza) è dell’ordine di 600 punti base, un margine di sicurezza tra i migliori in Europa.
Insomma, Mediobanca si prepara ad affrontare l’incognito con le spalle ben parate. Mentre appunto fino al lockdown l’operatività marciava a pieni ritmi, negli ultimi due mesi ci sono due attività in particolare che non si sono mai fermate. «Il wealth management è andato avanti bene, beneficiando del fly to quality - spiega Nagel - Anche gli impieghi sono cresciuti, in particolare per il tiraggio di linee di credito già concesse alla nostra clientela corporate». Prima del tutti a casa, c’erano 12-15 deal maturi per il rush finale, poi l’emergenza Covid ha sospeso in un surreale limbo anche la finanza. Nelle ultime settimane però Piazzetta Cuccia ha riscontrato un risveglio anche su questo fronte, con operazioni che vengono riprese in mano per essere ridiscusse. Non si chiuderanno tutte subito, ma è già una “fase 2”. È ripartito anche il mercato dei capitali e il trading è migliorato, anche se il contesto resta ancora difficile.
«Ci vorrà ancora un anno, un anno e mezzo per recuperare i livelli di partenza», prevede Nagel. Ed è già una visione ottimistica da parte di chi con si considera de ra che che se progressivamente si recupererà un po’ di normalità i danni per il sistema potranno essere gestiti. Per quanto riguarda Mediobanca, invece, l’ad è convinto che potrà esprimere «profitti importanti» anche nel prossimo esercizio. Da luglio si rivedrà però la politica dei dividendi, con nuo veli-nee-guida guida che et terranno contodo el mutato contesto, mentre per la cedola che dovrebbe essere staccata a novembre, a valere sull’esercizio che si sta per chiudere, si vedrà se la Bce ne consentirà la distribuzione. Il piano e i target al 2023 comunque, assicura, «sono confermati».
Qualche contraccolpo, tuttavia, per la pandemia c’è stato. Compass, la controllata nel credito al consumo, ha dovuto accantonare per ora i progetti di espansione nella lontana Indonesia. Irrealistiche le condizioni concordate due anni fa per Bfi e così, anche se si è sbloccato il contenzioso che aveva rallentato il closing, l’acquisizione è stata lasciata cadere. Meglio concentrarsi sul cortile di casa, visto che i prossimi mesi saranno impegnativi. Il gruppo comunque parte da un rapporto tra partite deteriorate sul totale impieghi del 3,8%, che si confronta col 10% della media nazionale. E Compass continuerà a smaltire Npl con cadenza annuale.
In generale il ruolo della banca d’affari non è destinato a cambiare più di tanto. «Continuerà a essere un’attività fatta per metà da “denari” e per metà da “consigli”», come era solito dire Enrico Cuccia. E, secondo Nagel, i trend già in atto - digitalizzazione, consolidamenti, ristrutturazioni - «sono destinati ad accelerare, non certo a rallentare». Tra le aziende come pure tra le banche, dove i piani presentati prima della pandemia saranno probabilmente tutti da riscrivere. Ci sarà poi necessità di ricapitalizzarsi, per affrontare meglio la situazione e non appoggiarsi troppo sul debito. L’onda partita dai Paesi anglosassoni - Usa e Uk - che sono stati i primi a favorire l’approvvigionamento rapido di capitali sul mercato, arriverà anche in Italia. Con tutte le munizioni che i Paesi stanno mettendo in campo - sottolinea Nagel - «in giro ci sono più soldi che opportunità». Anche le aziende che operano nei settori più colpiti «non hanno avuto difficoltà a raccogliere capitali». Il ricorso a finanziamenti garantiti dallo Stato, per assicurarsi liquidità, è invece poco praticato, almeno dai clienti di Mediobanca che, spiega l'ad, preferiscono avere le mani libere da vincoli, visto che la differenza di costo rispetto alle condizioni di mercato non è poi esorbitante.
Per il resto Mediobanca resta attenta a cogliere opportunità per aumentare la propria quota di mercato anche in questo contesto così complicato: modello Barclays, per intendersi, (CheBanca! aveva ricevuto una dote milionaria per farsi carico degli sportelli della banca inglese che aveva deciso di lasciare la piazza). E quanto invece alla governance, alla prossima assemblea di ottobre saranno portate le opportune modifiche «per rendere lo statuto più market friendly». In linea probabilmente con le istanze sollevate da Leonardo Del Vecchio, nei rapporti col quale «non ci sono novità da registrare».