Il Sole 24 Ore

Nagel: «I capitali non mancano, il virus spingerà i riassetti»

«I nostri clienti preferisco­no mani libere senza ricorrere ai finanziame­nti di Stato» «Mediobanca rivede a luglio la politica dei dividendi ma i target non cambiano»

- Antonella Olivieri —

Archiviato il terzo trimestre dell’esercizio con risultati che risentono appena della crisi pandemica, Mediobanca si prepara ad affrontare scenari sconosciut­i, anche quello peggiore: «Noi siamo pronti» dice il ceo Alberto Nagel. «I capitali sul mercato non mancano» e i piani di riassetto «sono destinati ad accelerare».

Mediobanca ha appena archiviato un trimestre dove la crisi ancora si vede poco, perchè fino alla prima settimana di marzo gli affari dell’istituto di Piazzetta Cuccia andavano a gonfie vele. «Dobbiamo essere pronti a fronteggia­re anche lo scenario peggiore», dice l’ad Alberto Nagel, perchè non si sa quanto possa durare l’effetto di questo shock, esogeno al sistema economico-finanziari­o ma già responsabi­le di una recessione senza precedenti.

Nel tunnel però la banca d’affari milanese ci è entrata meglio attrezzata rispetto alle precedenti crisi, quella del 2009, seguita al fallimento della Lehman brothers, e quella del 2012, quando lo spread BTp/Bund era schizzato a 500 punti, crisi dalle quali è uscita senza mai battere cassa ai suoi azionisti. Il Core equity tier 1, che era del 10% post Lehman e del 12% post crisi del debito sovrano, oggi sfiora il 14%. Le attività available for sale - il reticolo di partecipaz­ioni esposto alle fluttuazio­ni dei mercati - sono state tutte liquidate: è rimasta la partecipaz­ione stabile in Generali che è una “garanzia”. La raccolta tramite depositi depositi - private e retail - è passata dall’8% al 45%. Oggi il 25% dei ricavi e il 48% delle commission­i deriva dal wealth management, che prima era marginale. La differenza tra Core tier 1 e Srep (i requisiti minimi prudenzial­i stabiliti dall’autorità di vigilanza) è dell’ordine di 600 punti base, un margine di sicurezza tra i migliori in Europa.

Insomma, Mediobanca si prepara ad affrontare l’incognito con le spalle ben parate. Mentre appunto fino al lockdown l’operativit­à marciava a pieni ritmi, negli ultimi due mesi ci sono due attività in particolar­e che non si sono mai fermate. «Il wealth management è andato avanti bene, benefician­do del fly to quality - spiega Nagel - Anche gli impieghi sono cresciuti, in particolar­e per il tiraggio di linee di credito già concesse alla nostra clientela corporate». Prima del tutti a casa, c’erano 12-15 deal maturi per il rush finale, poi l’emergenza Covid ha sospeso in un surreale limbo anche la finanza. Nelle ultime settimane però Piazzetta Cuccia ha riscontrat­o un risveglio anche su questo fronte, con operazioni che vengono riprese in mano per essere ridiscusse. Non si chiuderann­o tutte subito, ma è già una “fase 2”. È ripartito anche il mercato dei capitali e il trading è migliorato, anche se il contesto resta ancora difficile.

«Ci vorrà ancora un anno, un anno e mezzo per recuperare i livelli di partenza», prevede Nagel. Ed è già una visione ottimistic­a da parte di chi con si considera de ra che che se progressiv­amente si recupererà un po’ di normalità i danni per il sistema potranno essere gestiti. Per quanto riguarda Mediobanca, invece, l’ad è convinto che potrà esprimere «profitti importanti» anche nel prossimo esercizio. Da luglio si rivedrà però la politica dei dividendi, con nuo veli-nee-guida guida che et terranno contodo el mutato contesto, mentre per la cedola che dovrebbe essere staccata a novembre, a valere sull’esercizio che si sta per chiudere, si vedrà se la Bce ne consentirà la distribuzi­one. Il piano e i target al 2023 comunque, assicura, «sono confermati».

Qualche contraccol­po, tuttavia, per la pandemia c’è stato. Compass, la controllat­a nel credito al consumo, ha dovuto accantonar­e per ora i progetti di espansione nella lontana Indonesia. Irrealisti­che le condizioni concordate due anni fa per Bfi e così, anche se si è sbloccato il contenzios­o che aveva rallentato il closing, l’acquisizio­ne è stata lasciata cadere. Meglio concentrar­si sul cortile di casa, visto che i prossimi mesi saranno impegnativ­i. Il gruppo comunque parte da un rapporto tra partite deteriorat­e sul totale impieghi del 3,8%, che si confronta col 10% della media nazionale. E Compass continuerà a smaltire Npl con cadenza annuale.

In generale il ruolo della banca d’affari non è destinato a cambiare più di tanto. «Continuerà a essere un’attività fatta per metà da “denari” e per metà da “consigli”», come era solito dire Enrico Cuccia. E, secondo Nagel, i trend già in atto - digitalizz­azione, consolidam­enti, ristruttur­azioni - «sono destinati ad accelerare, non certo a rallentare». Tra le aziende come pure tra le banche, dove i piani presentati prima della pandemia saranno probabilme­nte tutti da riscrivere. Ci sarà poi necessità di ricapitali­zzarsi, per affrontare meglio la situazione e non appoggiars­i troppo sul debito. L’onda partita dai Paesi anglosasso­ni - Usa e Uk - che sono stati i primi a favorire l’approvvigi­onamento rapido di capitali sul mercato, arriverà anche in Italia. Con tutte le munizioni che i Paesi stanno mettendo in campo - sottolinea Nagel - «in giro ci sono più soldi che opportunit­à». Anche le aziende che operano nei settori più colpiti «non hanno avuto difficoltà a raccoglier­e capitali». Il ricorso a finanziame­nti garantiti dallo Stato, per assicurars­i liquidità, è invece poco praticato, almeno dai clienti di Mediobanca che, spiega l'ad, preferisco­no avere le mani libere da vincoli, visto che la differenza di costo rispetto alle condizioni di mercato non è poi esorbitant­e.

Per il resto Mediobanca resta attenta a cogliere opportunit­à per aumentare la propria quota di mercato anche in questo contesto così complicato: modello Barclays, per intendersi, (CheBanca! aveva ricevuto una dote milionaria per farsi carico degli sportelli della banca inglese che aveva deciso di lasciare la piazza). E quanto invece alla governance, alla prossima assemblea di ottobre saranno portate le opportune modifiche «per rendere lo statuto più market friendly». In linea probabilme­nte con le istanze sollevate da Leonardo Del Vecchio, nei rapporti col quale «non ci sono novità da registrare».

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CAMILLA CEREA/BLOOMBERG
Alberto Na Nagel. gel. Al tim timone one d di i Medi Mediobanca obanca dal 2008 CAMILLA CEREA/BLOOMBERG
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ANSA
Piazzetta Cucc Cuccia. ia. La sede d di i Medi Mediobanca oban ca a Milano ANSA
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NAGEL Il manager è amministra­tore
dele delegato gato di Medioba Mediobanca nca
dal 2008
ALBERTO ALBERT O NAGEL Il manager è amministra­tore dele delegato gato di Medioba Mediobanca nca dal 2008

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