Migranti, permessi di lavoro a tre mesi
Bellanova: continuiamo a lavorare per il paese. Conte punta a convincere il M5S Confagricoltura: rischiamo di lasciare nei campi parte rilevante dei raccolti
La regolarizzazione di 600mila migranti per poter svolgere lavori in agricoltura ed edilizia potrebbe avere trovato l’assenso nella ma magggioranza di Governo. La proposta del ministro Teresa Bellanova potrebbere essere modificata accorciando da sei a tre mesi il periodo di validità del permesso di lavoro. La misura, inoltre, potrebbe anche essere estesa la lavoro domestico. Tocca ora ai capi delegazione nel Governo valutare se inserirlo all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi o inserirlo nel Dl maggio. Ancora forti le polemiche attorno al provvedimento: Sa Salvini e Meloni parlano di idea criminogena. Per i sindacati del settore agricolo invece il periodo di messa in regola è troppo breve. —
«Italia viva continuerà a lavorare per il Paese». È la stessa ministra renziana Teresa Bellanova, che nelle scorse ore aveva ventilato le dimissioni da ministra per le Politiche agricole qualora non venga accolta la sua richiesta di regolarizzazione dei lavoratori in nero ita italiani l iani e immigrati immi grati clandestini nelle nostre campagne, a sgombrare il campo dall’ipotesi del passo indietro. Mercoledì un lungo incontro con i ministri interessati, in primis la responsabile pentastellata del Lavoro Nunzia Catalfo, ieri il vertice a Palazzo Chigi della delegazione di Italia Viva con il premier Giuseppe Conte hanno fatto intravvedere un compromesso: permessi di soggiorno temporanei di tre mesi.
Bellanova aveva chiesto sei mesi rinnovabili, Catalfo aveva concesso dopo molte resistenze due mesi, mentre la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese in accordo con il Pd ha avanzato l’ipotesi dei tre mesi sposata durante l’incontro a Palazzo Chigi anche da Conte: in queste ore gli uffici tecnici sono al lavoro per l’elaborazione del testo e il premier è impegnato nell’opera di convincimento del M5s. «Noi diciamo no alla regolarizzazione degli irregolari», ha non a caso ribadito ancora ieri il capo politico del Movimento Vito Crimi. Lascian Lasciando d o tuttavia qualche qualche spiraglio aperto: «Siamo per l’emersione del lavoro nero, quello dei migranti o meno. Su quel fronte siamo tutti insieme, siamo disponibili». Insomma, per i pentastellati il tema dei clandestini va affrontato a parte, mentre è urgente l’emersione dei non clandestini che però sono irregolari sul lavoro. «Dobbiamo evitare una competizione al ribasso nel mercato del lavoro», è la tesi.
Chiaro il timore del M5s di dare fiato alla propaganda di Matteo Salvini e perdere così consenso in un momento in cui i voti leghisti sembra stiano “tornando” al M5s. Un tema, quello della sanatoria e della ricaduta in termini di consensi, che per altro preoccupa dietro le quinte anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi. Intanto Salvini torna alla carica: «Gli sbarchi sono quadruplicati: ovvio, se parli di sanatorie... È criminogena la sola idea di regolarizzare mig migliaia l iaia di d i migranti » . E la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni non è da meno: «La sanatoria non c’entra nulla con i problemi dell’agricoltura. Regolarizzare 600mila clandestini vuole dire premiare chi è arrivato in Italia violando le legge. Un pessimo segnale».
Da parte sua la ministra Bellanova avverte che non accetterà compromessi al ribasso, come ha ribadito anche al premier durante il vertice di ieri. Il punto - spiega - è che «noi avremo nei prossimi giorni una emergenza nelle nostre campagne: la mancanza di manodopera per la raccolta dei prodotti. O noi diamo a queste persone che stanno nei ghetti, mettendo anche a rischio la loro salute per quanto riguarda la pandemia e sono irregolari, la possibilità di lavorare attraverso un permesso di lavoro stagionale o ci sono due ipotesi. Gli imprenditori che non vogliono far ricorso al caporalato e alla criminalità lasciano marcire i prodotti nei campi, oppure la criminalità continua ad usare la vita delle persone e a ricattare le imprese».
La platea interessata è piuttosto ampia, di circa 600mila lavoratori. In buona parte impiegati nel sommerso in agricoltura ma anche nei comparti dell’edilizia, del commercio e nella cura alle persone (colf e badanti). Per quanto riguarda l’agricoltura, l’obiettivo è quello di consentire a lavoratori immigrati di ottenere un permesso a tempo per cercare un contratto di lavoro presso un’azienda agricola in modo da coprire l’attuale fabbisogno, che per l’intero settore primario è stimato in 250mila lavoratori.
Dalle imprese del settore arriva l’invito a fare presto. «La natura non aspetta i tempi della politica e riscr ischia m ohi am od diill asciare asciare incam campo pouu nana fetta rilevante dei raccolti. E siamo già in grande ritardo, da mesi denunciamo la mancanza di lavoratori», ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.