Il Sole 24 Ore

Abete: «Evitare nazionaliz­zazioni strisciant­i, la sfida resta il mercato»

Intervista a Luigi Abete. Per il presidente di Bnl la sfida è presidiare il mercato evitando tentazioni che farebbero tornare indietro il Paese di decenni

- Carlo Marroni

‘‘ Sono utili i provvedime­nti sulle garanzie erogate attraverso la Sace

Competitiv­ità. Prioritari­o rafforzare il sistema produttivo: servono interventi diretti dello Stato come rimborsi Iva e pagamenti dei debiti Pa

«La pandemia ci mette davanti una responsabi­lità che è anche una sfida strate strate- gica: presidiare il mercato, evitando il rischio di nazionaliz­zazioni strisciant­i, che indebolire­bbe sempre più il sistema delle imprese». Nei giorni del riavvio di molte attività produttive dopo due mesi di lockdown, e di fronte a numeri drammatici dell’economia reale, Luigi Abete traccia un primo bilancio dei provvedime­nti assunti e lancia un “allarme” contro le crescenti tentazioni di statalizza­zione, che farebbero tornare indietro il Paese di decenni. Imprendito­re, past president di Confindust­ria, impegnato ancora sul fronte associativ­o – presidente Aicc (imprese culturali) e Febaf (banche e assicurazi­oni) – e presidente di Bnl, Abete indica delle soluzioni rapide che potrebbero essere incluse nel prossimo “decreto di maggio”.

Presidente, come è stata affrontata l’emergenza?

I provvedime­nti assunti verso le imprese sono senz’altro utili, non bisogna negare quanto è stato fatto di buono. Ma si è trattato anche di atti parziali e spesso anche con tempistich­e sbagliate e comunicazi­oni contraddit­orie. Penso per esempio ai provvedime­nti addottati in tema di cassa integrazio­ne - tra ordinaria, fis e in cig in deroga - che di fatto per la loro pluralità di norme hanno mandato in blocco l’Inps, per cui molti lavoratori ancora aspettano le retribuzio­ni di marzo. Questo, ed altro, ha aumentato la frustrazio­ne delle imprese, ha depotenzia­to la percezione sull’utilità dei provvedime­nti adottati. Altrettant­o utili i provvedime­nti sulle garanzie, erogate attraverso la Sace. Vanno bene, certo, ma ora servono interventi diretti dello Stato, soprattutt­o per le piccole e medie imprese, che più di tutte soffrono».

Quale forma potrebbero avere questi interventi?

Penso soprattutt­o ai rimborsi Iva - riducendo i tempi da alcuni mesi di media a poche settimane - e a dare esecuzione ai pagamenti dei debiti della pubblica amministra­zione. Entrambe forme potenzialm­ente molto rapide e necessarie per tutti i comparti. Ma il mio pensiero va soprattutt­o ai settori che inevitabil­mente soffrirann­o più di altri, che a differenza di altri non ripartir ranno a n no a br breve. eve. In c cima ima a tutti m metto etto il turismo, nella sua vasta accezione. Sul quale si doveva intervenir­e immediatam­ente, e non aspettare tutto questo tempo: era prevedibil­e da subito che ci sarebbe stato un crollo repentino dell’attività, situazione che durerà almeno per i prossimi due tre anni…

Fondamenta­le per il nostro Pil...

Una filiera che coinvolge trasporti, ospitalità, ristorazio­ne e gestioni museali, un settore in cui sono da anni investitor­e stabile. Un mondo su cui ha un peso fondamenta­le il flusso internazio­nale, che non tornerà per molto tempo, perlomeno nei numeri che abbiano conosciuto. Per questo penso sia necessario riflettere su politiche speciali.

Si parla di riaprire i musei a giorni Da un lato si pubblicizz­a di aprire dal 18 maggio, dall’altro si mantengono le aziende che gestiscono il servizio in blocco operativo Ateco fino al giorno prima e si rinviano gli incontri con le associazio­ni necessari per definire consensual­mente i protocolli di sicurezza con i sindacati.

Questo sulla riapertura. Poi c’è il tema dell’equilibro economico, se i visitatori non arrivano…

Certo, è un tema importante , ma conseguent­e a quello della sicurezza sanitaria per i lavoratori ed i visitatori.

C’è poi il capitolo della capitalizz­azione delle imprese

Va affrontato con grande concretezz­a, evitando la politica degli annunci. Si può progettare concretame­nte, tra l’altro, un sistema di fondi che raccolgano capitale con parziale garanzia pubblica, attivando in questo modo un eccellente meccanismo di leva finanziari­a. Questo permettere­bbe il coinvolgim­ento degli investitor­i privati dando loro la responsabi­lità e ottimizzan­do lo stanziamen­to pubblico.

Equi veniamo al tema delle nazionaliz­zazioni

Condivido l’allarme lanciato dal presidente designato di Confindust­ria, Carlo Bonomi. Accanto al tema centrale del recupero di competitiv­ità delle imprese c’è quello del rischio di nazionaliz­zazione, di cui non si parla a sufficienz­a nel dibattito pubblico.

Come si configura oggi questa possibilit­à di ritorno dello Stato dentro le imprese?

Il rischio si presenta in due modi. AAnzitutto­nzi tutto iinn modo modo formale, formale, cc omeo me accade con Alitalia, che vede sommarsi alle “bad company” di dieci anni fa ed a quelle di oggi anche le newco a capitale pubblico. Poi in forma strisciant­e, che è quella che potrebbe venire fuori dagli effetti a cascata degli interventi statali a seguito dell’emergenza da Codiv-19, se non c’è un’ adeguata governance delle politiche di attuazione degli interventi, ad esempio ampliando l’ambito di gestione diretta nei servizi per presunti stati di necessità. E questo rischio potrebbe essere favorito da quello di un indebolime­nto complessiv­o delle imprese. E che alla fine la nazionaliz­zazione strisciant­e ed indebolime­nto delle i mp prese re sessi anoian od dueuef facce a cc ed della ellasstess atessa strategia e vadano a sommarsi.

Settori della politica che mandano messaggi di “occupazion­e”

Dopo 30 anni c’è il rischio che lo Stato da regolatore torni ad essere gestore, e si vada a sostituire al mercato. E nella politica di oggi non c’è una chiarezza delle posizioni. Si riscontra un sentire trasversal­e a favore delle nazionaliz­zazioni, che porta inevitabil­mente al rafforzame­nto della burocrazia, che deriva sempre dalla distrazion­e della politica.

Con il coronaviru­s torna il partito dello “Stato-padrone”?

Queste pulsioni si percepisco­no più o meno in tutte le amministra­zioni centrali, nonché in molti partiti. Sembra di cogliere un mood, possiamo dire: quello che avere le imprese deboli non dispiace poi tanto, nessuno alla fine si rammarica del loro indebolime­nto. E la burocrazia cerchi di sfruttare lo spazio per allargare l’area di influenza: da ruolo regolatori­o a potere diretto.

Si obietta: però gli interventi statali costano alle casse pubbliche...

Il denaro pubblico non va mai sperperato, ma impiegato bene. Ma ricordiamo sempre che i soldi pubblici derivano dalle tasse pagate dai lavoratori e imprese, sono di tutti.

Sono in arrivo nuove misure

Sarà il momento di approvare le misure lasciate fuori dal precedente decreto. È prioritari­o rafforzare il sistema delle imprese, una cura ricostitue­nte, ma in un contesto di migliorame­nto del mercato, non del suo restringim­ento a favore di una cultura assistenzi­ale. È il momento di ripetere: indietro non si torna.

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Presidente Bnl. Luigi Abete
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Imprendito­re. Luigi Abete è presidente di Bnl e past President di Confindust Confindust­ria ria
IMAGOECONO­MICA Imprendito­re. Luigi Abete è presidente di Bnl e past President di Confindust Confindust­ria ria

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