Il Sole 24 Ore

Virgin-O2, nasce un big da 35 miliardi

M&A. Le controllat­e di Liberty Global e Telefonica danno vita a una joint venture paritetica del valore di 35 miliardi di euro e 46,5 milioni di clienti

- Andrea Biondi

Liberty Global e Telefonica hanno trovato un accordo per unire le loro attività nel Regno Unito. Una joint venture paritetica unisce Virgin Media, la rete a banda larga e l’operatore mobile O2: «La combinazio­ne crea un più forte concorrent­e fisso e mobile nel mercato britannico, con 46,5 milioni di abbonati video, banda larga e mobile e 11 miliardi di ricavi, impegnando­si a investire 10 miliardi di sterline nei prossimi 5 anni». Con la fusione nasce quindi un nuovo colosso con un valore di mercato vicino ai 35 miliardi di euro.

L’intesa deve ora superare il vaglio Antitrust: negli auspici l’operazione dovrà concluders­i nel 2021

11 MILIARDI DI STERLINE Il nuovo colosso att attivo ivo su tlc mobili, banda larga e tv genererà un fatturato di 11 milioni di ster sterline, line, pari a circa 12,6 milioni di euro

L’operazione. Si uniscono il proprietar­io della rete internet a banda larga più veloce del Regno Unito e l’operatore leader nella telefonia mobile nel Paese

L’ operazione L’ operazione andrà andrà a far far nascere nascere il più grande operatore nel mercato britannico delle Tlc, con 46,5 milioni di clienti fra mobile, banda larga, Tv e ricavi per 11 miliardi di sterline (12,6 miliardi di euro).

Ma la joint venture fra O2 e Virgin Media, controllat­e rispettiva­mente della spagnola Telefónica e dell’americana Liberty Global, ha tutte le caratteris­tiche della spaccata in una partita di biliardo, con reazioni a catena che gli analisti non fanno mistero di attendersi in un mercato che oltre al leader BT (46,3 milioni di clienti), vede schierati come principali operatori Sky, Vodafone, Three, TalkTalk.

Anticipato dai rumors dello scorso fine settimana e dopo cinque mesi di trattative (da non legare quindi allo scoppio dell’emergenza Covid-19), ieri è arrivato l’annuncio del matrimonio. Non casuale il timing: in contempora­nea con la presentazi­one da parte di Telefónica dei conti trimestral­i chiusi con utile in calo del 56% a 406 milioni di euro e guidance ritirata per il 2020. Confermato invece il dividendo di 40 centesimi, ma con il meccanismo dello scrip dividend.

L’accordo tra O2 e la Virgin Media della Liberty Global che fa capo al “cable cowboy” John Malone farà così nascere una joint venture paritetica con una valutazion­e combinata di 31 miliardi di sterline – 12,7 per O2 e 18,7 per Virgin Media – pari a 35 miliardi di euro. Sono anche previste sinergie per 6,2 miliardi di sterline al netto dei costi di integrazio­ne e benefici in entrate per 540 milioni su base annua entro il quinto anno. La Jv investirà 10 miliardi di sterline in 5 anni.

Il matrimonio fra O2 e Virgin Media, è il commento di José María Alvarez-Pallete, amministra­tore delegato di Telefónica «farà da game changer nel Regno Unito, in un momento in cui la domanda di connettivi­tà non è mai stata più elevata». Dal canto suo Mike Fries, ceo di Liberty Global ha sintetizza­to con una frase che «Con Virgin Media e O2 insieme, il futuro della convergenz­a è qui, oggi».

Entrando nel dettaglio, O2 sarà trasferito nella joint venture senza debiti mentre Virgin Media porterà in dote 11,3 miliardi di sterline di «debiti netti e voci simili al debito». L’operazione prevede una serie di finanziame­nti per la ricapitali­zzazione, al termine dei quali Telefonica dovrebbe ricevere 5,7 miliardi e Liberty Global 1,4 miliardi di sterline in totale (che vanno a compensare il pagamento in cash a Telefonica di 2,5 miliardi come perequazio­ne tra i business).

«Ancora una volta – commenta Emilio Pucci, direttore della società di ricerche eMedia – il mercato britannico si dimostra essere uno dei mercati europei più avanzati sul versante della convergenz­a e in questo caso nello sviluppo del quadruple play. Virgin Media e O2 hanno un posizionam­ento e mire strategich­e perfettame­nte complement­ari e integrando i propri asset sviluppano le caselle deboli dei propri presidi».

Di fatto Virgin Media con questa unione trova il modo di crescere sulle offerte mobili, sul cui mercato ha una quota estremamen­te bassa (3,2 milioni di utenti e solo 700 milioni di ricavi). Dall’altra parte per O2 il deal risolve un problema strategico: uscito maldestram­ente dal mercato della banda larga fissa nel 2013 (con la vendita della divisione a Sky per 230 milioni di euro), l’operatore trova dopo vari esitazioni e tentativi una strada per rientrarvi e avere maggiore data capacity per sostenere anche i propri network 4G e 5G.

Inizia ora il conto alla rovescia per l’approvazio­ne finale attesa nella prima metà del 2021. Il ceo di Telefónica ha detto di non attendersi particolar­i problemi. Certo, c’è pur sempre da considerar­e che non sono operazione automatica­mente facili da far digerire, come dimostra anche lo stop nel 2015 da parte dell’Antitrust Ue all’intesa fra Telefonica e Ck Hutchison per un matrimonio fra O2 e Three. Si trattava però di due operatori mobili. E infatti dall’altra parte poco dopo è stato dato semaforo verde all’unione di BT con l’operatore mobile EE .

Proprio in casa BT, che ieri ha presentato i suoi conti con decisione di sospendere il versamento della cedola per l’esercizio 2019-20 e per quello in corso (con relativa caduta del titolo dell’8%), il ceo Philip Jansen ha salutato l’operazione come «non una sorpresa», in consideraz­ione della necessità del consolidam­ento evidenziat­a dall’acquisto di EE. «Non accelerere­mo i nostri piani. Abbiamo un piano quinquenna­le completo».

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AFP
Accordo fatto. fatto . Dopo le indiscrezi­oni, ieri l’annuncio uff ufficiale iciale dell’unione fra Virgin Media, controllat­o da Liberty G Global, lobal, e O2, controllat­o da Telefo Telefonica nica AFP
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Aldo Bisio. L’ammini L’amministra­tore st rato re delegato di Voda Vodafone fone Italia è intervenut­o a un webinar della Luiss Business School riportato da DigitEcono­my.24, report di Radiocor e de della lla stessa Scuola

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