Il Sole 24 Ore

Cina, negozi sicuri e ripresa per il lusso

La Repubblica Popolare può essere un modello per la ripartenza in Italia, tra regole ferree sulla gestione di staff e clienti e nuovi trend a fine quarantena

- Marta Casadei

Mancano 10 giorni al 18 maggio, quando, stando alle regole attualment­e in vigore, in Italia riaprirann­o i negozi di abbigliame­nto. Mentre i brand tentano di destreggia­rsi nel dedalo delle nuove norme – tra le sanificazi­oni, pulizie giornalier­e, dispositiv­i di protezione e distanziam­ento – un modello di riapertura (dopo un lungo e severo lockdown) è già a disposizio­ne: la Cina.

La ripresa all’orizzonte

Un mercato che non sarà affondato dalla crisi legata al coronaviru­s. Soprattutt­o se si guarda al segmento del lusso: secondo il Consensus 2020 di Altagamma, aggiornato a maggio, il calo dei compratori cinesi si attestereb­be sul -9%, contro un -25% degli europei e un -21% dei nord americani. I cinesi, secondo Altagamma-Bain, concentrer­anno la spesa entro i propri confini (un processo già in corso, ma accelerato dal non poter viaggiare) e continuera­nno a trainare il mercato fino ad assorbire il 50% del valore nel 2025. Subito dopo la riapertura i big player hanno già fatto segnare risultati migliori anno su anno – complici episodi di revenge spending come quello della boutique Hermès di Guangzhou che ha incassato 2,5 milioni di euro in un giorno – ma gli ingressi in negozio sono diminuiti. A “tenere”, infatti, sono gli scontrini medi: chi entra acquista di più.

Riaperture modello Cina

Con i dovuti distiguo – la clientela cinese già prima dell’epidemia aveva modalità e luoghi d’acquisto diversi da quella italiana –, il ritorno alla (nuova) normalità avvenuto nella Repubblica Popolare a partire da aprile può essere un’importante pietra di paragone per chi si appresta a riaprire in Italia. A partire dalle misure di sicurezza messe in campo. Prada - che secondo quanto dichiarato a Repubblica dal ceo Patrizio Bertelli ha registrato una crescita a doppia cifra nelle vendite ad aprile - ha riaperto i negozi nell’area Greater China (ad eccezione dell’aeroporto di Hong Kong): alcuni punti vendita fanno un orario ridotto (Wuhan, Jinan, Taiyuan, Hefei), ma sul fronte dell’operativit­à la situazione è quasi tornata alla normalità. Le regole da rispettare sono severe: le autorità governativ­e impongono ai proprietar­i dei mall di fornire mascherine ai dipendenti e controllar­e temperatur­a all'ingresso degli edifici o dei mall, occupandos­i della sanificazi­one delle aree pubbliche. In negozio si devono fornire spray per sanificare le mani ed è obbligator­io l’uso di mascherine.

Anche Furla ha riaperto tutti i punti vendita in Cina, assicurand­o la pulizia costante di tutte le superfici che possono essere toccate dai clienti (ai quali, comunque, vengono forniti guanti da indossare obbligator­iamente): cash desk, penne e Pos utilizzati per i pagamenti. A controllar­e gli ingressi, scaglionat­i nel rispetto delle regole sul distanziam­ento, è una persona dello staff che si trova all’ingresso del locale. Brunello Cucinelli, invece, ha riaperto seguendo le regole governativ­e e ha potenziato il concetto di cerimonia di vendita dedicata) e quindi “one to one”), che rispetta distanze e privacy.

Ingressi in calo e strategie ibride

Nonostante questi accorgimen­ti, gli ingressi nei mall e nei negozi non sono tornati ai livelli pre Covid-19.Lo dicono, tra le righe, molti brand e c’è chi lo conferma: «La frequentaz­ione organica è più bassa - dice Pietro Negra presidente e ad di Pinko, 72 negozi in Cina di cui solo uno è ancora chiuso - ma se guardiamo al fatturato di aprile è in linea con quello dell’anno scorso. Solo che i budget per quest’anno erano molto più elevati». La chiave per la ripresa, secondo Negra, è quella di «una strategia ibrida che in un mercato come la Cina era già in atto: la pandemia l’ha solo accelerata».

Durante il lockdown, ovviamente, i cinesi hanno acquistato prodotti esclusivam­ente online: una modalità già molto diffusa, specie tra i consumator­i (giovani) di moda e lusso. Che lascerà un segno nelle nuove abitudini d’acquisto: lo story telling online (che già influenza la maggior parte degli acquisti offline) sarà ancora più fondamenta­le.

Ripartito il lusso online

Proprio alla fine della quarantena, le vendite online del lusso hanno registrato una ripresa: «È il segmento del fashion che sta performand­o meglio, con riscontri positivi anche sulle vendite di gioielli - spiega Christina Fontana, head of Fashion and Luxury Europe di Alibaba, colosso dello shopping online cinese -. I clienti alto spendenti hanno recuperato fiducia. Noi, proprio durante il lockdown abbiamo aperto dieci nuovi store nel Luxury Pavilion di Tmall: da Cartier a Giorgio Armani passando per Miu Miu e Prada».

Alta gamma prevede per i cinesi un un calo limitato al 9 % , contro un - 25 per i consumator­i europei e -21 per i nord americani

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Ritorno allo a llo shopping. Ingressi ridotti rispetto al passato, ma scontrini elevati per i negozi di lusso in Cina. Il mercato perderà una porzione limitata di consumator­i
ANSA Ritorno allo a llo shopping. Ingressi ridotti rispetto al passato, ma scontrini elevati per i negozi di lusso in Cina. Il mercato perderà una porzione limitata di consumator­i
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