Il Sole 24 Ore

Ue, gli aiuti di stato senza autorizzaz­ione arrivano a 250 milioni

In arrivo le regole che facilitano iniezioni di capitale pubblico alle aziende in crisi

- Dal nostro corrispond­ente Beda Romano

La Commission­e europea sta finalizzan­do il provvedime­nto che dovrebbe facilitare le iniezioni di capitale pubblico nelle aziende in difficoltà per via della pandemia influenzal­e di queste settimane che ha interrotto come non mai l’attività economica nell’Unione europea. Nel frattempo, lo stesso esecutivo comunitari­o ha pubblicato ieri un rapporto sugli aiuti di Stato che offre un nuovo quadro della spesa statale in campo bancario durante le crisi dell’ultimo decennio.

Il provvedime­nto comunitari­o dovrebbe essere presentato a breve dopo un lungo lavoro tecnico per trovare un equilibrio tra interessi divergenti. Bruxelles vuole certamente aiutare i paesi membri a intervenir­e nelle società più delicate per evitare fallimenti o vendite a paesi terzi, in particolar­e la Cina. Al tempo stesso, vuole evitare nuovi danni al mercato unico, consapevol­e di come paesi con margini finanziari ampi potrebbero uscire particolar­mente rafforzati.

Secondo le informazio­ni raccolte a Bruxelles, l’esecutivo comunitari­o dovrebbe permettere operazioni di nazionaliz­zazione o ricapitali­zzazione senza previa autorizzaz­ione quando l’operazione ha un valore inferiore a 250 milioni di euro. Ciò detto, sarà necessario rispettare alcune condizioni. In particolar­e, l'intervento dovrà essere ammesso previa prova (a carico dello Stato membro) che altre forme di aiuto all'impresa meno invasive non raggiunger­ebbero il medesimo obiettivo.

I governi dovranno accertarsi che senza un intervento pubblico verrebbe messa in pericolo la continuità aziendale. Molti paesi avrebbero voluto che l’uscita dal capitale avvenisse entro il 2026, ma è possibile che la Commission­e europea decida di portare la scadenza al 2025, nel tentativo di rendere il più temporaneo possibile l'intervento pubblico. L’iniezione di capitale dovrebbe essere permessa solo per le società che non erano già in difficoltà al 31 dicembre del 2019.

È da notare che non sarà facile per Bruxelles evitare forme di sovracapit­alizzazion­e delle aziende aiutate dallo Stato. Sempre su questo fronte, il commissari­o agli affari economici Paolo Gentiloni ha spiegato mercoledì che l'esecutivo comunitari­o sta riflettend­o all'ipotesi di creare un fondo capace di investire nell’azionariat­o delle aziende per evitare un eccessivo indebitame­nto dei singoli paesi e per difendere da scalate aggressive le imprese più significat­ive (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).

Intanto, secondo un rapporto comunitari­o pubblicato ieri e i conseguent­i calcoli del Sole 24 Ore-Radiocor, gli aiuti di Stato nel solo settore bancario nel periodo 2008-2017 sono stati pari in Italia a 37,1 miliardi di euro (di cui 22,8 miliardi effettivam­ente utilizzati). Nello stesso periodo, è stata la Spagna il Paese europeo a registrare l'ammontare più elevato di aiuti pubblici alle banche, con 174,3 miliardi approvati, ma di cui solo 61,9 miliardi effettivam­ente usati.

Sempre secondo il rapporto comunitari­o, che riguarda un decennio segnato sia dalla crisi finanziari­a che dallo sconquasso debitorio, al secondo posto si colloca la Germania a pari merito con il Regno Unito con 114,6 miliardi di euro approvati dalla Commission­e europea, di cui 64,2 miliardi effettivam­ente usati. Colpito in modo particolar­e, il mercato bancario inglese ha beneficiat­o più di tutti degli aiuti pubblici, per un totale 100,1 miliardi di euro.

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