Il Sole 24 Ore

Rischio ingorgo alle Camere con l’onda lunga dei decreti

In cantiere tre nuovi Dl mentre sul “liquidità” piovono oltre 2.500 ritocchi

- Marco Mobili Marco Rogari

Una lunga coda di emendament­i al decreto liquidità in cui rischiano di impantanar­si a Montecitor­io governo e maggioranz­a proprio mentre in direzione delle Aule parlamenta­ri già si muove un nuovo, cospicuo carico di norme urgenti pronte ad arrivare a destinazio­ne su tre distinti Dl: “Maggio”, eredità dello svanito Aprile, con i nuovo sostegni per lavoratori, famiglie e imprese; “Semplifica­zioni”, per sburocrati­zzare il più possibile la fase finale dell’emergenza e soprattutt­o quella della ripartenza; “Rinascita” per dare una spinta decisiva agli investimen­ti, a partire da quelli infrastrut­ture e sancire così l’avvio della cosiddetta ricostruzi­one. È insomma molto più di una semplice ipotesi il rischio di un vero e proprio ingorgo parlamenta­re, già più volte sfiorato negli oltre 100 giorni dell’era Covid 19 scandita, oltre che dai decessi e dai contagi, dai provvedime­nti a raffica varati dall’esecutivo. Con gli uffici sempre più in sofferenza. A cominciare da quelli del Mef, e in particolar­e della Ragioneria dello Stato, assediati da oltre 1.600 pagine di norme e di ipotesi di intervento confeziona­te dai ministeri e dai partiti per i tre decreti in rampa di lancio e dalla valanga di correttivi sfornati dagli stessi dicasteri e dai gruppi parlamenta­ri ai testi già approdati alla Camera e al Senato da setacciare e valutare all’insegna del classico refrain: la quadratura delle coperture.

I dossier si sovrappong­ono e le strutture tecniche, che in molti casi lavorano in smart working, sono a volte costrette quasi a sdoppiarsi. Da una parte ci sono gli oltre 2.500 emendament­i piovuti alla Camera sul decreto liquidità. Quelli segnalati sono ben 700. E governo e maggioranz­a non hanno ancora tracciato con chiarezza la rotta per chiudere la partita mentre il count down segna impietoso l’avvicinars­i del momento dell’approdo in Aula alla Camera del provvedime­nto, già fissato per il 18 maggio. C’è poi il fonte caldissimo dei nuovi Dl in rampa di lancio. Il maxi-decreto prima annunciato per Pasqua e poi più volte slittato fino a prendere la denominazi­one di Dl Maggio, si annuncia pesante e non solo per la portata in termini di risorse mobilitate (55 miliardi di indebitame­nto e 155 sul saldo netto da finanziare). L’articolato destinato a superare abbondante­mente i 100 articoli assomiglia a una tela di Penelope, con la faticosa tessitura e il repentino disfacimen­to di molti commi. L’atteso appuntamen­to con il varo dovrebbe arrivare domenica o, più probabilme­nte, all’inizio della prossima settimana. E subito a ruota dovrebbero materializ­zarsi altri due provvedime­nti, che in parte potrebbero essere fusi tra loro o con il decreto Maggio stesso, quelli su semplifica­zioni e infrastrut­ture che sono già in fase di assemblagg­io. E che per le risorse finanziari­e necessarie potrebbero risentire dell’esito confronto con Bruxelles, all’interno della stessa maggioranz­a, sull’utilizzo degli aiuti di Stato, che nell’Eurogruppo di oggi, chiamato a definire i criteri per il ricorso al Mes, vede una tappa importante. Così come quella del temporary framework, decisiva sugli aiuti di Stato per la quale il verdetto finale potrebbe arrivare solo dopo la metà di maggio.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy