Rischio ingorgo alle Camere con l’onda lunga dei decreti
In cantiere tre nuovi Dl mentre sul “liquidità” piovono oltre 2.500 ritocchi
Una lunga coda di emendamenti al decreto liquidità in cui rischiano di impantanarsi a Montecitorio governo e maggioranza proprio mentre in direzione delle Aule parlamentari già si muove un nuovo, cospicuo carico di norme urgenti pronte ad arrivare a destinazione su tre distinti Dl: “Maggio”, eredità dello svanito Aprile, con i nuovo sostegni per lavoratori, famiglie e imprese; “Semplificazioni”, per sburocratizzare il più possibile la fase finale dell’emergenza e soprattutto quella della ripartenza; “Rinascita” per dare una spinta decisiva agli investimenti, a partire da quelli infrastrutture e sancire così l’avvio della cosiddetta ricostruzione. È insomma molto più di una semplice ipotesi il rischio di un vero e proprio ingorgo parlamentare, già più volte sfiorato negli oltre 100 giorni dell’era Covid 19 scandita, oltre che dai decessi e dai contagi, dai provvedimenti a raffica varati dall’esecutivo. Con gli uffici sempre più in sofferenza. A cominciare da quelli del Mef, e in particolare della Ragioneria dello Stato, assediati da oltre 1.600 pagine di norme e di ipotesi di intervento confezionate dai ministeri e dai partiti per i tre decreti in rampa di lancio e dalla valanga di correttivi sfornati dagli stessi dicasteri e dai gruppi parlamentari ai testi già approdati alla Camera e al Senato da setacciare e valutare all’insegna del classico refrain: la quadratura delle coperture.
I dossier si sovrappongono e le strutture tecniche, che in molti casi lavorano in smart working, sono a volte costrette quasi a sdoppiarsi. Da una parte ci sono gli oltre 2.500 emendamenti piovuti alla Camera sul decreto liquidità. Quelli segnalati sono ben 700. E governo e maggioranza non hanno ancora tracciato con chiarezza la rotta per chiudere la partita mentre il count down segna impietoso l’avvicinarsi del momento dell’approdo in Aula alla Camera del provvedimento, già fissato per il 18 maggio. C’è poi il fonte caldissimo dei nuovi Dl in rampa di lancio. Il maxi-decreto prima annunciato per Pasqua e poi più volte slittato fino a prendere la denominazione di Dl Maggio, si annuncia pesante e non solo per la portata in termini di risorse mobilitate (55 miliardi di indebitamento e 155 sul saldo netto da finanziare). L’articolato destinato a superare abbondantemente i 100 articoli assomiglia a una tela di Penelope, con la faticosa tessitura e il repentino disfacimento di molti commi. L’atteso appuntamento con il varo dovrebbe arrivare domenica o, più probabilmente, all’inizio della prossima settimana. E subito a ruota dovrebbero materializzarsi altri due provvedimenti, che in parte potrebbero essere fusi tra loro o con il decreto Maggio stesso, quelli su semplificazioni e infrastrutture che sono già in fase di assemblaggio. E che per le risorse finanziarie necessarie potrebbero risentire dell’esito confronto con Bruxelles, all’interno della stessa maggioranza, sull’utilizzo degli aiuti di Stato, che nell’Eurogruppo di oggi, chiamato a definire i criteri per il ricorso al Mes, vede una tappa importante. Così come quella del temporary framework, decisiva sugli aiuti di Stato per la quale il verdetto finale potrebbe arrivare solo dopo la metà di maggio.