«Il futuro Ue si gioca solo sul Recovery Fund»
Fabio Massimo Castaldo. Il vicepresidente del Parlamento Ue (M5S): il Mes resta inadatto
«La sfida per il futuro dell’Ue si giocherà sul Recovery Fund. Tutto il resto, Mes compreso, è completamente secondario». Alla vigilia dell’Eurogruppo di oggi che deve ratificare l’impianto della nuova linea di credito del Mes dedicata alle spese sanitarie anti-Covid, il vicepresidente M5S del Parlamento Ue, Fabio Massimo Castaldo, resta scettico.
I commissari Dombrovskis e Gentiloni hanno escluso che Bruxelles inoltrerà richieste di aggiustamento macroeconomico, anche ex post, ai Paesi che chiederanno aiuto. Basta a farvi cambiare idea?
Abbiamo sempre sostenuto la necessità di visionare i documenti finali, il diavolo si nasconde nei dettagli. Non è detto poi che la proposta della Commissione ottenga l’avallo dell’Eurogruppo e che quindi il framework legale non si applichi, a partire dal Two Pack. Le resistenze del Nord sono tenaci, specialmentequelle specialmente quelle olandesi. E il Mes nasce come strumento inadatto ad affrontare crisi simmetriche.
Ma insistere tanto sull’assenza di condizionalità non ci fa apparire come quelli dal cappello in mano che chiedono soldi a fondo perduto in un club di Stati dove è invece normale ottenere prestiti con condizioni?
No, la questione è mal posta. La linea di credito del Mes si rivolge in ogni caso a spese esclusivamente sanitarie, non a interventi di sostegno a famiglie e imprese. La via maestra è un’altra: il Recovery Fund.
Anche in quel caso però chiedete sovvenzioni e non prestiti…
Le nostre proposte sono chiare: condivisione del rischio tramite Recovery Bond emessi dalla Commissione per una capitalizzazione del fondo di 1.500 miliardi, una quota maggiore di sovvenzioni, prestiti con tasso vicino allo zero e scadenza trentennale e meccanismo ponte per garantire funzionalità entro l’estate, non nel 2021. Questa crisi è l’occasione per ripensare l’intera governance economica e fiscale dell’Unione a favore di uno schema imperniato su crescita e piena occupazione. Per questo insistiamo sulla necessità di un level playing field che combatta le pratiche aggressive di alcuni Stati membri, veri paradisi fiscali. E il prossimo bilancio europeo deve attingere a nuove risorse proprie - web tax, Tobin tax, carbon tax - senza chiedere ulteriori contributi agli Stati già in sofferenza.
I segnali dal Nord e dalla Germania, con la sentenza della Corte costituzionale tedesca sui due Qe, non remano in questa direzione, anzi. Quel verdetto è una spada di Damocle che pende sull’Europa e contrasta con la sentenza della Corte di Giustizia Ue del 2018 che ha sancito la piena legittimità delle azioni di Francoforte. È incredibile che mentre l’Europa discute e si divide la Fed, la Bank of Japan e la Bank of England stiano lanciando potenti misure di stimolo. Ulteriori ritardi minaccerebbero il futuro dell’Ue.
Anche sugli aiuti di Stato la partita è aperta. Il 52% di quelli approvati da Bruxelles riguarda la sola Germania. Nessuno ha lo spazio di bilancio di Berlino, come ha riconosciuto la commissaria Vestager.
Questi squilibri sono pericolosi. Ecco perché si rende ancora più necessario un coordinamento delle politiche fiscali. Il decreto maggio riequilibrerà gli interventi.
Giovedì l’Europarlamento si riunirà in plenaria. Il M5S si spaccherà di nuovo sul pacchetto anti-crisi?
Vedremo i testi, ma io mi auguro che il buon senso prevalga.
Anche in Italia il Movimento fibrilla, la maggioranza litiga. Vede all’orizzonte nuovi Governi?
Cambiare il capitano al timone della barca in mezzo alla tempesta sarebbe un suicidio politico. Il premier Giuseppe Conte ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per essere il miglior garante dell’interesse nazionale.