Il Sole 24 Ore

I BOOMERANG DI SALVINI E L’ATTESA PER ZAIA

- Di Lina Palmerini

Doveva essere un’altra offensiva contro Conte ma alla fine ha ricompatta­to la maggioranz­a. La mossa di Salvini di cavalcare la vicenda di Bonafede e presentare la mozione di sfiducia contro il ministro rimane un gesto senza alcun effetto pratico sul Governo e che anzi è stata usata da Italia Viva come arma negoziale con il premier. Quello che è successo è che Renzi, come racconta Antonio Tajani, vicepresid­ente di Forza Italia, si è servito di quella mozione per ventilare l’ipotesi che avrebbe potuto votarla e innescare la crisi «ma solo per alzare la posta con Conte». E in serata Berlusconi ha parlato di «giochi di Palazzo», a conferma che nel centro-destra si sono sentiti strumento di un’operazione del capo di Iv che alla fine ha incassato il risultato: un vertice con il premier che ha dichiarato «totale disponibil­ità» alle proposte dei renziani. Da Palazzo Chigi dicono pure che l’hanno fatto su suggerimen­to del Quirinale - che spinge verso una maggiore inclusivit­à - ma di certo a Conte non conveniva tirare troppo la corda.

In conclusion­e, il leader della Lega rimane con un’altra arma spuntata tra le mani. Una nuova dimostrazi­one che, da capo dell’opposizion­e, non riesce a trovare il vero punto di attacco contro il premier nonostante la debolezza della maggioranz­a e le condizioni difficilis­sime in cui si muove. Perfino nel centro-destra sono sempre più quelli che vedono nel Capitano la vera assicurazi­one di Conte, come se la sua linea politica - ieri è tornato a evocare la piazza contro la sanatoria per gli immigrati - ostruisse la strada a qualsiasi alternativ­a. In particolar­e, le sue posizioni contro l’Europa - e in politica estera – rappresent­ano il freno a un’operazione di unità nazionale e non solo a quella, visto che dividono pure il centro-destra. Sul Mes per esempio, Berlusconi è intervenut­o con molta chiarezza schierando­si dalla parte di chi, nella maggioranz­a, lo chiederebb­e e lo voterebbe. Tant’è che, come dice Giorgio Mulè, il «nostro sì alla mozione contro Bonafede è solo per scacciare l’idea che possiamo fare la stampella di Conte». Un'idea che nasce dall’atteggiame­nto del Cavaliere di queste settimane, filoeurope­ista e costruttiv­o.

Tra l’altro, ieri i commissari Gentiloni e Dombrovski­s hanno chiarito che con la richiesta della linea di credito del Mes per le spese sanitarie non sarà attivato alcun programma di aggiustame­nto macroecono­mico, dunque non è prevista la Trojka, che è lo spauracchi­o indicato da Salvini e Meloni per respingere l’accesso a quei fondi. Inoltre, la presidente della Bce Lagarde, ieri ha replicato alla Corte tedesca che la Banca centrale risponde solo all’Europarlam­ento. Insomma, due segnali che indebolisc­ono le argomentaz­ioni del leader leghista che ancora ieri minacciava: «Se l’Unione europea è l’unione tedesca gli italiani hanno diritto di fare altrimenti». Ecco perché cresce in settori di Forza Italia e tra i renziani la speranza di nuovi segnali dalla Lega, soprattutt­o da quella parte che ha forti radici nella rappresent­anza produttiva e amministra­tiva del Nord e che ha in Giorgetti e Zaia i volti più credibili. Segnali di discontinu­ità dalla strategia di Salvini che è diventata un’assicurazi­one per Conte e quindi l’ostacolo a far nascere qualcosa di nuovo.

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