I BOOMERANG DI SALVINI E L’ATTESA PER ZAIA
Doveva essere un’altra offensiva contro Conte ma alla fine ha ricompattato la maggioranza. La mossa di Salvini di cavalcare la vicenda di Bonafede e presentare la mozione di sfiducia contro il ministro rimane un gesto senza alcun effetto pratico sul Governo e che anzi è stata usata da Italia Viva come arma negoziale con il premier. Quello che è successo è che Renzi, come racconta Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, si è servito di quella mozione per ventilare l’ipotesi che avrebbe potuto votarla e innescare la crisi «ma solo per alzare la posta con Conte». E in serata Berlusconi ha parlato di «giochi di Palazzo», a conferma che nel centro-destra si sono sentiti strumento di un’operazione del capo di Iv che alla fine ha incassato il risultato: un vertice con il premier che ha dichiarato «totale disponibilità» alle proposte dei renziani. Da Palazzo Chigi dicono pure che l’hanno fatto su suggerimento del Quirinale - che spinge verso una maggiore inclusività - ma di certo a Conte non conveniva tirare troppo la corda.
In conclusione, il leader della Lega rimane con un’altra arma spuntata tra le mani. Una nuova dimostrazione che, da capo dell’opposizione, non riesce a trovare il vero punto di attacco contro il premier nonostante la debolezza della maggioranza e le condizioni difficilissime in cui si muove. Perfino nel centro-destra sono sempre più quelli che vedono nel Capitano la vera assicurazione di Conte, come se la sua linea politica - ieri è tornato a evocare la piazza contro la sanatoria per gli immigrati - ostruisse la strada a qualsiasi alternativa. In particolare, le sue posizioni contro l’Europa - e in politica estera – rappresentano il freno a un’operazione di unità nazionale e non solo a quella, visto che dividono pure il centro-destra. Sul Mes per esempio, Berlusconi è intervenuto con molta chiarezza schierandosi dalla parte di chi, nella maggioranza, lo chiederebbe e lo voterebbe. Tant’è che, come dice Giorgio Mulè, il «nostro sì alla mozione contro Bonafede è solo per scacciare l’idea che possiamo fare la stampella di Conte». Un'idea che nasce dall’atteggiamento del Cavaliere di queste settimane, filoeuropeista e costruttivo.
Tra l’altro, ieri i commissari Gentiloni e Dombrovskis hanno chiarito che con la richiesta della linea di credito del Mes per le spese sanitarie non sarà attivato alcun programma di aggiustamento macroeconomico, dunque non è prevista la Trojka, che è lo spauracchio indicato da Salvini e Meloni per respingere l’accesso a quei fondi. Inoltre, la presidente della Bce Lagarde, ieri ha replicato alla Corte tedesca che la Banca centrale risponde solo all’Europarlamento. Insomma, due segnali che indeboliscono le argomentazioni del leader leghista che ancora ieri minacciava: «Se l’Unione europea è l’unione tedesca gli italiani hanno diritto di fare altrimenti». Ecco perché cresce in settori di Forza Italia e tra i renziani la speranza di nuovi segnali dalla Lega, soprattutto da quella parte che ha forti radici nella rappresentanza produttiva e amministrativa del Nord e che ha in Giorgetti e Zaia i volti più credibili. Segnali di discontinuità dalla strategia di Salvini che è diventata un’assicurazione per Conte e quindi l’ostacolo a far nascere qualcosa di nuovo.