Il Sole 24 Ore

Agrati fa i test ai dipendenti: uno su dieci ha gli anticorpi

Verifiche sui 1250 addetti del gruppo: positivo al tampone lo 0,6% L'ad Pozzi: «La strada per garantire sicurezza evitando un altro lockdown»

- Luca Orlando

Il gruppo Agrati fa un test anti- virus a tappeto ai pro propri pri addetti italiani, 1.250 tra diretti ed esterni. Solo uno su 160 è positivo.

Uno su 160. Quasi un ago nel pagliaio, fortunatam­ente. Soggetti Covid-positivi che il gruppo Agrati è riuscito ad individuar­e applicando un test a tappeto ai propri addetti italiani, 1.250 tra diretti ed esterni, nella prima esperienza nazionale portata a termine per aziende di queste dimensioni. Esito di un progetto di ricerca in collaboraz­ione con la Cattedra di Microbiolo­gia dell’Università degli Studi di Milano, il cui obiettivo è definire un modello di prevenzion­e dell’infezione da Sars-CoV2 nella popolazion­e di dipendenti del gruppo. Risultato da raggiunger­e attraverso un controllo epidemiolo­gico che permetta di tracciare il livello di esposizion­e al virus, seguendo nel tempo l’evoluzione degli anticorpi presenti in soggetti asintomati­ci. Il protocollo ha previsto anzitutto test sierologic­i rapidi a tappeto, che per il gruppo brianzolo hanno dato un primo responso: il 10% degli addetti, 125 persone, è risultato essere entrato in contatto con il virus. Soggetti a cui è stato praticato un primo tampone, che ha dato un risultato positivo nel 6% circa dei casi, lo 0,6% del totale in azienda. Persone ora poste in quarantena, che a cascata hanno fatto attivare in azienda altri controlli su potenziali contatti interni, verifiche che hanno dato esito negativo.

Intervento non episodico quello di Agrati ma inserito in un progetto semestrale, che prevede monitoragg­i a più riprese per seguire l’evoluzione della situazione nella popolazion­e aziendale, monitorand­o nel tempo la presenza degli anticorpi e il loro dosaggio.

«Questa iniziativa non vuole certo essere un modo per sostituirs­i al ruolo della sanità pubblica – spiega l’ad di Agrati Paolo Pozzi – ma piuttosto il tentativo di dare da un lato un contributo di conoscenza per comprender­e al meglio l’evoluzione del contagio, così come di rasserenar­e l’intero ambiente di lavoro, offrendo certezze a tutti sulla reale situazione in fabbrica. Procedura che non può garantire una patente di immunità e nemmeno annullare il rischio di trasmissio­ne del virus ma riteniamo lo possa ridurre in modo significat­ivo nel periodo di transizion­e, in attesa di vaccini e antivirali efficaci. Attivare i controlli per individuar­e i pochi soggetti positivi è cruciale, un modo per lavorare in sicurezza evitando di ricadere in un altro lockdown».

Tra due settimane la prossima tornata di test, che resta comunque su base volontaria, in un percorso di ricerca che nei sei mesi richiederà ancora la collaboraz­ione di dipendenti e Rsu, con le quali si è condiviso il progetto. «E questo - aggiunge Pozzi - credo sia un tema chiave. Perché non tutte le imprese, a maggior ragione in questa fase di emergenza e ricavi in caduta, sono in grado di mettere in campo risorse economiche ma anche un clima sociale senza conflitti. E tuttavia credo sia per tutti la strada da seguire, un modo per aumentare i livelli di sicurezza in azienda riducendo i rischi e in parallelo anche i comprensib­ili livelli di ansia delle persone».

Agrati, tra i leader mondiali dei sistemi di fissaggio per l’automotive (634 milioni di ricavi nel 2019, 12 siti produttivi, oltre 2500 addetti nel mondo), ha provato ad implementa­re la stessa procedura anche altrove, trovando per ora negli Usa un primo stop in attesa di chiariment­i, un blocco insormonta­bile nella normativa in Francia. «Al contrario - aggiunge Pozzi - dal punto di vista del supporto finanziari­o il confronto con Parigi è abbastanza imbarazzan­te: a due settimane dal varo del maxi-prestito da 300 miliardi garantito dallo Stato la nostra consociata (3 plants e 700 dipendenti) ha definito finanziame­nti con tre banche: dal 20 aprile sui conti abbiamo i primi 12 milioni. Mentre in Italia siamo ancora lontani, visto che solo ora iniziamo a ricevere qualche proposta. Chiediamo un’accelerazi­one, che non può ridursi solo alla richiesta del Governo di “un atto d’amore delle banche”, che per ora continuano a prendere tempo in attesa di direttive non chiare. Il rischio è la paralisi e la morte della manifattur­a italiana». Il gruppo, presente nei tre maggiori mercati dell’auto mondiale (Europa, Usa e Cina), ha già intanto potuto valutare l’efficacia dei diversi piani di contenimen­to e supporto. In Cina Agrati è tornata sui livelli di business normali, con previsioni positive per i prossimi trimestri. In Francia si attende la ripartenza la prossima settimana, negli Usa avverrà il 18 maggio. In Italia l’attività è ripresa da due settimane con livelli di attività sotto il 50%, visibilità limitata e alta volatilità delle previsioni. «Dal punto di vista delle scelte politiche - conclude Pozzi - credo che il nostro Governo abbia gestito bene la fase iniziale ma poi ha perso di efficacia, lasciando imprendito­ri e cittadini confusi dagli oltre 760 atti prodotti. Peraltro non in grado di creare un protocollo univoco sui test. Noi, infatti, abbiamo dovuto agire in modo autonomo».

 ??  ?? Fase 2 i in n sicurezza.
Test sul Covid Covid- - 19 a tutti i d dipendenti ipendenti d di i Agrati
Fase 2 i in n sicurezza. Test sul Covid Covid- - 19 a tutti i d dipendenti ipendenti d di i Agrati

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy