La tregua con Iv smina la grana Bonafede
Tutto da decidere ancora sul decreto legge per rivedere le scarcerazioni
La fumata bianca a Palazzo Chigi tra Giuseppe Conte e Italia viva attenua i timori su que quella ll a ch che e agli occh occhi i d di i molti poteva trasformarsi in una trappola: la mozione di sfiducia contro il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede presentata al Senato da Matteo M atteo Salvini Sa lv ini e sottoscritta sottosc ri tta dai capigruppo di tutto il centrodestra ovvero,oltre a Massimiliano Romeo per l la a Lega, Le g a, Luca Ciriani di Fratelli d’Italia e Anna Maria Bernini per Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi ha infatti deciso stavolta di appoggiare la decisione dell’alleato contrariamente a quanto avvenuto nei giorni g iorni scorsi in occasione occasion e della mozione, sempre della Le Lega, g a , contro il ministro dell’Economia Ro Roberto b erto Gua Gualtieri. l tieri.
Ma appunto, la distensione dei rapporti con Matteo Renzi ha fatto calare il livello di tensione, dopo la freddezza accompagnata da richieste di chiarimenti al titolare di via Arenula da parte di Italia viva. Partito determinante per la maggioranza a Palazzo Madama. Tant’è che c’è chi ha letto nella presa di distanza dei renziani un vero e proprio avvertimento a Conte, non solo perché Bonafede è il capodelegazione del principale partito di Governo ma perché i rapporti tra l’attuale ministro della Giustizia e il premier sono saldissimi e risalgono a ben prima dell’arrivo dell’avvocato del popolo a Palazzo Chigi. «Vogliono sfiduciarlo perché è un ministro scomodo. C’è tutto un mondo di potenti ammucchiati in difesa del loro potere e dei loro interessi per cui Bonafede è un ministro scomodo», è l’arringa che si legge sul blog del M5s.
Al momento però non si prevedono colpi di scena. Ieri la capigruppo del Senato ha confermato per mercoledì prossimo, 13 maggio, l’informativa del Guardasigilli. Sul voto della mozione invece nulla è ancora stato deciso ma non si può escludere a priori che avvenga proprio il 13. L’ultima parola spetta alla maggioranza anche se è ritenuto altamente improbabile. In ogni caso Bonfade sarà chiamato a informare il Parlamento sugli stessi temi al centro della mozione di sfiducia. Nel testo presentato dal centrodestra l a sfiducia al ministro è motivata in prima p rima battuta b attuta dalla d a ll a vivi - cenda “Di Matteo” ma anche dalla rivolta nelle carceri che provocò 14 vittime a inizio marzo e dalla scarcerazione nelle scorse settimane di decine di detenuti, tra cui numerosi boss della criminalità organizzata. Ad aumentare la pressione sul ministro - che ha ribadito che non c’è stata «nessuna interferenza» nella sua decisione di non nominare a capo del Dap nel 2018 l’allora pm Nino De Matteo - le parole del Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, secondo cui l’uscita dal carcere dei condannati per mafia si poteva evitare e che «ci si è lasciati prendere dal rischio del contagio». Adesso Bonafede corre ai ripari.
E sul fronte del decreto legge annunciato da Bonafede nel question time alla Camera per rendere possibile il ritorno in carcere di chi, anche per effetto dell’emergenza sanitaria, è stato scarcerato e posto agli arresti domiciliari, tutto è ancora da decidere. Per l’intera giornata è sembrata possibile la convocazione di un Consiglio dei ministri per approvare il testo sul q quale uale l’ufficio legislativo le g islativo del minimini - stero è al lavoro.
A spiegare le cautela il sottosegretario Pd alla Giustizia Andrea Giorgis, per il quale il provvedimento dovrà da una parte permettere ai giudici di sorveglianza il ripensamento delle decisioni prese, alla luce del cambiamento della situazione sanitaria, e dall’altra assicurare comunque l’autonomia della magistratura nel rispetto dei principi costituzionali sull’esecuzione della pena.
Alla fine tutto è stato rinviato e ora si oscilla tra l’inserimento delle misure all’interno del decreto legge maggio che dovrebbe essere approvato nei prossimi giorni oppure, per l l’eterogeneità ’etero g eneità della materia, in un u n decreto legge specifico, che comunque farebbe seguito all’altro che, la scorsa settimana, sul medesimo tema, h ha a previsto p revisto c che h e d’ora d ’ora in poi p oi la concessione di benefici come i permessi premio e la detenzione domiciliare, nel caso di detenuti per alcuni dei più gravi g ravi reati, sia possibile possibil e s solo olo do dopo p o il parere p arere della Procura o della Procura antima antimafia. f ia .