Il Sole 24 Ore

La tregua con Iv smina la grana Bonafede

Tutto da decidere ancora sul decreto legge per rivedere le scarcerazi­oni

- Barbara Fiammer Fiammeri i Giovanni Negr Negri i

La fumata bianca a Palazzo Chigi tra Giuseppe Conte e Italia viva attenua i timori su que quella ll a ch che e agli occh occhi i d di i molti poteva trasformar­si in una trappola: la mozione di sfiducia contro il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede presentata al Senato da Matteo M atteo Salvini Sa lv ini e sottoscrit­ta sottosc ri tta dai capigruppo di tutto il centrodest­ra ovvero,oltre a Massimilia­no Romeo per l la a Lega, Le g a, Luca Ciriani di Fratelli d’Italia e Anna Maria Bernini per Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi ha infatti deciso stavolta di appoggiare la decisione dell’alleato contrariam­ente a quanto avvenuto nei giorni g iorni scorsi in occasione occasion e della mozione, sempre della Le Lega, g a , contro il ministro dell’Economia Ro Roberto b erto Gua Gualtieri. l tieri.

Ma appunto, la distension­e dei rapporti con Matteo Renzi ha fatto calare il livello di tensione, dopo la freddezza accompagna­ta da richieste di chiariment­i al titolare di via Arenula da parte di Italia viva. Partito determinan­te per la maggioranz­a a Palazzo Madama. Tant’è che c’è chi ha letto nella presa di distanza dei renziani un vero e proprio avvertimen­to a Conte, non solo perché Bonafede è il capodelega­zione del principale partito di Governo ma perché i rapporti tra l’attuale ministro della Giustizia e il premier sono saldissimi e risalgono a ben prima dell’arrivo dell’avvocato del popolo a Palazzo Chigi. «Vogliono sfiduciarl­o perché è un ministro scomodo. C’è tutto un mondo di potenti ammucchiat­i in difesa del loro potere e dei loro interessi per cui Bonafede è un ministro scomodo», è l’arringa che si legge sul blog del M5s.

Al momento però non si prevedono colpi di scena. Ieri la capigruppo del Senato ha confermato per mercoledì prossimo, 13 maggio, l’informativ­a del Guardasigi­lli. Sul voto della mozione invece nulla è ancora stato deciso ma non si può escludere a priori che avvenga proprio il 13. L’ultima parola spetta alla maggioranz­a anche se è ritenuto altamente improbabil­e. In ogni caso Bonfade sarà chiamato a informare il Parlamento sugli stessi temi al centro della mozione di sfiducia. Nel testo presentato dal centrodest­ra l a sfiducia al ministro è motivata in prima p rima battuta b attuta dalla d a ll a vivi - cenda “Di Matteo” ma anche dalla rivolta nelle carceri che provocò 14 vittime a inizio marzo e dalla scarcerazi­one nelle scorse settimane di decine di detenuti, tra cui numerosi boss della criminalit­à organizzat­a. Ad aumentare la pressione sul ministro - che ha ribadito che non c’è stata «nessuna interferen­za» nella sua decisione di non nominare a capo del Dap nel 2018 l’allora pm Nino De Matteo - le parole del Procurator­e nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, secondo cui l’uscita dal carcere dei condannati per mafia si poteva evitare e che «ci si è lasciati prendere dal rischio del contagio». Adesso Bonafede corre ai ripari.

E sul fronte del decreto legge annunciato da Bonafede nel question time alla Camera per rendere possibile il ritorno in carcere di chi, anche per effetto dell’emergenza sanitaria, è stato scarcerato e posto agli arresti domiciliar­i, tutto è ancora da decidere. Per l’intera giornata è sembrata possibile la convocazio­ne di un Consiglio dei ministri per approvare il testo sul q quale uale l’ufficio legislativ­o le g islativo del minimini - stero è al lavoro.

A spiegare le cautela il sottosegre­tario Pd alla Giustizia Andrea Giorgis, per il quale il provvedime­nto dovrà da una parte permettere ai giudici di sorveglian­za il ripensamen­to delle decisioni prese, alla luce del cambiament­o della situazione sanitaria, e dall’altra assicurare comunque l’autonomia della magistratu­ra nel rispetto dei principi costituzio­nali sull’esecuzione della pena.

Alla fine tutto è stato rinviato e ora si oscilla tra l’inseriment­o delle misure all’interno del decreto legge maggio che dovrebbe essere approvato nei prossimi giorni oppure, per l l’eterogenei­tà ’etero g eneità della materia, in un u n decreto legge specifico, che comunque farebbe seguito all’altro che, la scorsa settimana, sul medesimo tema, h ha a previsto p revisto c che h e d’ora d ’ora in poi p oi la concession­e di benefici come i permessi premio e la detenzione domiciliar­e, nel caso di detenuti per alcuni dei più gravi g ravi reati, sia possibile possibil e s solo olo do dopo p o il parere p arere della Procura o della Procura antima antimafia. f ia .

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ITALY PHOTO PRESS Alfonso Bona Bonafede fede

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