La Lombardia spinge il documento unico ma teme l’isolamento
I governatori firmano un testo con regole condivise per la riapertura
Le Regioni per una volta sono riuscite a mettersi tutte d’accordo: le riaperture avverranno tutte allo stesso modo, con le stesse regole, da Milano a Palermo. Lo ha deciso la Conferenza delle Regioni, il cui documento è stato riversato al Consiglio dei ministri che si è riunito ieri sera per fissare le date con un decreto legge. Peraltro le attese “pagelle” del ministero della Salute hanno promosso tutte le aree, mettendo in evidenza un netto calo del coronavirus insieme alla sopraggiunta capacità dei sistemi sanitari regionali di monitorare l’andamento del contagio e intervenire rapidamente.
Questo non significa che non ci potranno essere aggiustamenti nei singoli territori, ma, come siamo stati abituati nelle ultime settimane, le Regioni potranno introdurre qualche restrizione in più, imporre qualche accortezza aggiuntiva, ma la cornice dei comportamenti da tenere sarà la stessa ovunque.
Un esempio pratico: la distanza tra tavoli nei ristoranti sarà di almeno un metro. Tuttavia se nel documento congiunto delle Regioni si parla di un “invito” a rilevare le temperature a dipendenti e clienti, in Lombardia dovrebbe rimanere l’obbligo imposto da un’ordinanza di pochi giorni fa. Stessa cosa per i parrucchieri: ovunque si lavorerà solo su appuntamento, con distanziamento di un metro tra postazioni di lavoro e « potrà essere rilevata la temperatura», solo che in Lombardia si dovrà misurare per forza.
L’impianto di regole e comportamenti definiti per ristorazione, attività turistiche, strutture ricettive, servizi alla persona, commercio, uffici, servizi per l’infanzia, piscine, palestre, manutenzione del verde e musei sono state scritte ieri soprattutto per volontà della Regione Lombardia, che ha spinto affinché ci fosse un quadro generale. Molte Regioni erano infatti pronte ad andare da sole, forti del proprio trend positivo dei contagi.
La Lombardia non è però voluta rimanere indietro, col rischio di restare sola e isolata in un momento così delicato, in cui la diffusione del coronavirus potrebbe ancora generare nuovi focolai. La condivisione delle scelte e delle responsabilità serve non solo - e non è poco - a rendere meno confusionaria la fase di riapertura, ma anche a “proteggere” la Lombardia con un ombrello di scelte condivise da tutti. Anche politicamente la situazione è delicata: la Lega in Lombardia rischia più che altrove di pagare il conto del Covid.
Il problema dell’isolamento lombardo tuttavia potrebbe ripresentarsi quando, tra due settimane, i governatori dovranno esprimersi sulle aperture dei confini interni. Al momento il via libera è fissato per il 3 giugno, ma alcune Regioni potrebbero ipotizzare uno stop all’ingresso per i lombardi.
Nella bozza del Dl si parlava di possibili limiti agli spostamenti con provvedimenti ad hoc e «in relazione a specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree » . Questo può far pensare alla possibilità di introdurre restrizioni nei confronti di alcune aree. Un tema che potrebbe preoccupare la Lombardia, sia per i cittadini che per le attività produttive.