Le imprese: rischio caos per le riaperture
Linee guida Inail troppo penalizzanti. Corsa contro il tempo per gli stabilimenti
Verso una riapertura confusa e caotica per negozi, bar, ristoranti, parrucchieri. Oltre la bocciatura delle linee guida Inail giudicare troppo penalizzanti. «Baristi e ristoratori riapriranno in funzione delle linee guida delle regioni mentre le indicazioni Inail sono solo un parere richiesto dal Governo - spiega Matteo Musacci, presidente Gruppo giovani di Fipe -. Il nodo è il distanziamento sociale che mette in crisi la sostenibilità economica». Secondo Musacci l’adozione dei protocolli regionali permetterà l’apertura del 90% di bar e ristoranti mentre «con le regole Inail avremmo faticato ad arrivare al 10%». Un po’ più pessimista Mauro Bussoni, segretario generale Confesercenti, che prevede la riapertura del 60% delle attività. «Non sono ancora chiare le norme, le linee di indirizzo a cui le regioni possono derogare. Ma tra norma nazionali e regionali quale prevale? E in caso di controllo quale deve essere rispettata? - si chiedeva ieri Bussoni. Inoltre il rischio è lavorare in perdita». Sull’incognita incassi pesa infatti l’ombra della flessione dei consumi. «L’obiettivo è riaprire il prima possibile ma non alle attuali condizioni. Con le normative vigenti non potremo rialzare le serrande né a maggio né a giugno, servono risposte certe dal Governo che continua a ignorare il commercio mentre i protocolli di sicurezza sono poco chiari» incalza Mario Resca, presidente Confimprese. «C’è disordine istituzionale e la gerarchia delle fonti è saltata - aggiunge Bruno Panieri, direttore politiche economiche di Confartigianato -. Difficile capire se nella ristorazione si devono rispettare i 2 o i 4 metri quadri di spazio e se servono gli schermi in plexiglass. L’imprenditore deve poi fare i conti con la convenienza economica e senza parametri di riferimento non sa se aprire o tenere chiuso». Troppe incognite che mal si conciliano con il bisogno di indicazioni chiare e precise degli imprenditori. «Per fortuna abbiamo avuto le regioni che hanno mediato con il Governo ma ora non è detto che tutte le regioni adottino le misure sebbene sia auspicabile - aggiunge Enrico Postacchini, responsabile delle politiche del commercio di Confcommercio, preoccupato per la flessione attesa dei consumi delle famiglie -. Quest’anno stimiamo 84 miliardi di consumi in meno e una mortalità del 10% delle attività non food e servizi, ottimi contribuenti per lo Stato».
I titolari di stabilimenti balneari sono in lotta contro il tempo. «Abbiamo un Governo che non ascolta le imprese e ad oggi non abbiamo avuto uno straccio di risposta - aggiunge Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia -. In alcune regioni abbiamo iniziato ad approntare gli stabilimenti e lunedì apriranno le spiagge che sapranno come essere pronte. Le distanze indicate dall’Inail sono improponibile e impraticabili. Per fortuna le regioni fanno salti in avanti per mitigare questa follia».