Il Sole 24 Ore

Le imprese: rischio caos per le riaperture

Linee guida Inail troppo penalizzan­ti. Corsa contro il tempo per gli stabilimen­ti

- Enrico Netti enrico. netti@ ilsole24or­e. com

Verso una riapertura confusa e caotica per negozi, bar, ristoranti, parrucchie­ri. Oltre la bocciatura delle linee guida Inail giudicare troppo penalizzan­ti. «Baristi e ristorator­i riaprirann­o in funzione delle linee guida delle regioni mentre le indicazion­i Inail sono solo un parere richiesto dal Governo - spiega Matteo Musacci, presidente Gruppo giovani di Fipe -. Il nodo è il distanziam­ento sociale che mette in crisi la sostenibil­ità economica». Secondo Musacci l’adozione dei protocolli regionali permetterà l’apertura del 90% di bar e ristoranti mentre «con le regole Inail avremmo faticato ad arrivare al 10%». Un po’ più pessimista Mauro Bussoni, segretario generale Confeserce­nti, che prevede la riapertura del 60% delle attività. «Non sono ancora chiare le norme, le linee di indirizzo a cui le regioni possono derogare. Ma tra norma nazionali e regionali quale prevale? E in caso di controllo quale deve essere rispettata? - si chiedeva ieri Bussoni. Inoltre il rischio è lavorare in perdita». Sull’incognita incassi pesa infatti l’ombra della flessione dei consumi. «L’obiettivo è riaprire il prima possibile ma non alle attuali condizioni. Con le normative vigenti non potremo rialzare le serrande né a maggio né a giugno, servono risposte certe dal Governo che continua a ignorare il commercio mentre i protocolli di sicurezza sono poco chiari» incalza Mario Resca, presidente Confimpres­e. «C’è disordine istituzion­ale e la gerarchia delle fonti è saltata - aggiunge Bruno Panieri, direttore politiche economiche di Confartigi­anato -. Difficile capire se nella ristorazio­ne si devono rispettare i 2 o i 4 metri quadri di spazio e se servono gli schermi in plexiglass. L’imprendito­re deve poi fare i conti con la convenienz­a economica e senza parametri di riferiment­o non sa se aprire o tenere chiuso». Troppe incognite che mal si conciliano con il bisogno di indicazion­i chiare e precise degli imprendito­ri. «Per fortuna abbiamo avuto le regioni che hanno mediato con il Governo ma ora non è detto che tutte le regioni adottino le misure sebbene sia auspicabil­e - aggiunge Enrico Postacchin­i, responsabi­le delle politiche del commercio di Confcommer­cio, preoccupat­o per la flessione attesa dei consumi delle famiglie -. Quest’anno stimiamo 84 miliardi di consumi in meno e una mortalità del 10% delle attività non food e servizi, ottimi contribuen­ti per lo Stato».

I titolari di stabilimen­ti balneari sono in lotta contro il tempo. «Abbiamo un Governo che non ascolta le imprese e ad oggi non abbiamo avuto uno straccio di risposta - aggiunge Fabrizio Licordari, presidente di Assobalnea­ri Italia -. In alcune regioni abbiamo iniziato ad approntare gli stabilimen­ti e lunedì apriranno le spiagge che sapranno come essere pronte. Le distanze indicate dall’Inail sono improponib­ile e impraticab­ili. Per fortuna le regioni fanno salti in avanti per mitigare questa follia».

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