Zapponini: «Il prelievo aggiuntivo mina il settore»
Il presidente di Sistema Gioco di Confindustria: «Tenuta del settore in bilico» «Il prelievo aggiuntivo è l’ultimo attacco dopo pubblicità e tessera sanitaria»
«Il prelievo aggiuntivo sul gioco previsto dal Dl Rilancio mette a rischio il comparto favorendo l’illegalità». Così Stefano Zapponini, presidente di Sistema Gioco di Confindustria
«Non è rilevante solo quello che c’è, ma anche, purtroppo, quello che non c’è». Stefano Zapponini, presidente di Sistema Gioco Italia di Confindustria, federazione delle imprese del settore aderente a Confindustria, si dice «incredulo e rammaricato» per il decreto Rilancio che «è addirittura punitivo nei confronti del settore con il prelievo aggiuntivo dello 0,30 per cento sulla raccolta delle scommesse».
Ma l’amarezza va anche oltre, «con tutto un quadro di disomogenee norme regionali che generano un effetto espulsivo e che restituiscono l’immagine di un settore mal considerato e nel mirino. Eppure dà lavoro a oltre 150mila addetti, garantendo un gettito fiscale di oltre 10 miliardi di euro all’anno», spiega il presidente della Federazione appartenente a Confindustria Servizi innovativi e tecnologici che rappresenta la filiera industriale del gioco in Italia: i concessionari del gioco legale, i gestori degli apparecchi, il bingo e l’ippica italiana.
Un settore, quello dei giochi, in cui la raccolta, secondo le elaborazioni di Agipronews sul Libro Blu dei Monopoli, nel 2019 ha sfiorato i 109 miliardi, in miglioramento del 3,24 per cento. Gli introiti per l’Erario sono saliti (+12,62%) a 10,9 miliardi e la “spesa” – vale a dire la differenza fra raccolta e vincite – si è attestata a 19,3 miliardi di euro (+2,64%). In questo quadro, però, nel primo trimestre 2020 il lockdown non ha tardato a farsi sentire. E, solo per dare una misura, le minori entrate per lo Stato, come riportato sul sole24ore.com, sono state pari a 427 milioni (-44%).
«Nei fatti – dice Zapponini – con il prelievo aggiuntivo deciso dal Governo con il Dl Rilancio, il settore è l’unico che andrà a subire un aumento fiscale». E tutto questo «avviene in un momento in cui il settore è senza ancora una data e una prospettiva per la riapertura, con decine di migliaia di lavoratori in cassa integrazione».
Sui protocolli per la riapertura in sicurezza, il presidente di Sistema Gioco Italia sottolinea «la chiusura del confronto con i sindacati per sale bingo e il confronto con le organizzazioni che per le sale scommesse partirà lunedì». Quanto agli ippodromi «il protocollo è pronto ed è stato condiviso con il Mipaaf».
Per Zapponini il nodo è però a monte: «A livello governativo è evidente un pregiudizio negativo che parte da lontano. E il prelievo è solo l’ultimo atto di un percorso paradossale». Il paradosso sta nel fatto che quello del gioco «non è un settore qualsiasi. C’è una riserva statale. Quindi imprese che lavorano in nome e per conto dello Stato». Penalizzare questo settore, insomma, «ha i tratti dell’autolesionismo. In più, c’è una domanda di gioco che è in crescita ma purtroppo il pregiudizio che scorgiamo nell’azione di governo sta portando a una riduzione del presidio legale. Se la domanda è in crescita chi darà risposta? Abbiamo lavorato anni per sottrarre terreno e spazio al gioco illegale. In questo modo, con provvedimenti in sequenza che vanno nell’unica direzione di penalizzare il settore, si sta correndo il rischio di restituire spazio al gioco illegale».
In questo caso sotto accusa è il divieto di pubblicità deciso con il dl Dignità. «Un macigno sul settore. L’impossibilità di comunicare su giornali, Tv, si traduce nell’impossibilità di rendere riconoscibile il gioco legale rispetto a quello illegale a tutto danno del giocatore ».
Tutto comunque porta a puntare il dito dell’industria del gioco contro un problema generale: «La mancanza di un’interlocuzione con questo Governo nonostante il fatto che, mai come in questo momento, le rappresentanze del settore siano unite». Le associazioni di settore sono infatti riunite in un tavolo interassociativo, in un’alleanza che evidentemente trae origine dal momento particolare che attraversa il comparto, ma che rappresenta anche un balzo culturale, testimonianza di maturità di un’industria del gioco che sa di dover camminare unita per approdare a una riforma complessiva di settore di cui si parla da tempo.
«Serve una riflessione sugli interventi che hanno riguardato e riguardano il settore prima che diventi troppo tardi. Si è partiti con il divieto di fare pubblicità per poi passare all’obbligo di tessera sanitaria che rappresenta una barriera all’ingresso». Su quest’ultimo punto il presidente di Sistema Gioco Italia evidenzia «il problema che sta nel fatto che l’obbligo dell’uso della tessera inibisce l’accesso ai soggetti sprovvisti, nonché a coloro i quali desiderano tenere riservato il volume di gioco. Non è un giudizio di valore, ma la mia è una sottolineatura dell’effetto». Da qui però la conclusione: «Perché non pensare che in tal modo si riapre alla diffusione del gioco illegale?». A rincarare la dose, c’è «il prelievo aggiuntivo. C’è un evidente pregiudizio e l’industria del gioco è considerata un mero generatore di gettito erariale. Ma pochi sanno che oramai è rimasto ben poco».