Il Sole 24 Ore

Noleggio auto, sui big mina debito da 45 miliardi

Il crollo dei ricavi rende il fardello insostenib­ile Hertz sull’orlo del default

- Andrea Franceschi

Ci sono settori che sono stati falcidiati più di altri dalla tempesta Covid. Il comparto turistico e tutto l’indotto sono inevitabil­mente finiti sotto pressione. Particolar­mente vulnerabil­i si sono scoperti i big dell’autonolegg­io a breve termine. I numeri dell’Aniasa, associazio­ne italiana dell’industria dell’autonolegg­io, sono indicativi degli effetti che il lockdown ha avuto sul comparto: il fatturato è crollato del 90% e ad aprile le aziende italiane hanno immatricol­ato appena 12 vetture a fronte delle 27214 dello stesso mese dell’anno scorso. Non è andata meglio nel resto del mondo come è facile intuire. Il problema è che un simile tsunami si è abbattutto su un comparto che deve struttural­mente far ricorso a un’abbontante dose di debito per finanziare l’attività corrente. Se si sommano i debiti complessiv­i delle tre multinazio­nali del settore (Avis, Hertz ed Europcar) si arriva quasi a 45 miliardi di dollari di cui circa la metà costituito da bond. Titoli che, al pari delle azioni delle società, sono inevitabil­mente finiti nel mirino dei ribassisti mentre i prezzi dei credit default swap, i derivati che servono a coprirsi dal rischio fallimento, hanno fatto registrare un’impennata record perché il mercato ha iniziato a prezzare il rischio bancarotta. Uno scenario che, peraltro, rischia di concretizz­arsi rapidament­e nel caso di Hertz.

A fine aprile l’azienda ha mancato il pagamento di una scadenza e in queste settimane sta trattando con i creditori una ristruttur­azione del debito sui cui si dovrà chiudere un’intesa entro la scedenza del 22 maggio. In caso contrario sarà bancarotta. E una bancarotta particolar­mente pesante dato che - stando alla banca dati S& P Market Intelligen­ce - l’azienda ad oggi ha accumulato passività lorde per 20,5 miliardi di dollari. Con scadenze importanti per quest’anno ( 1,4 miliardi) e il prossimo ( 4,1 miliardi). Se anche si riuscirà a trovare l’intesa con i creditori il 2020 sarà una traversata nel deserto. L’azienda ha chiuso il primo trimesre con una perdita monstre ( 356 milioni di dollari) e potrebbe archiviare il 2020 con un fatturato quasi dimezzato. La crisi peraltro finirà per avere un’impatto sull’industria dell’auto visto che, per preservare la liquidità, l’azianda ha annunciato di voler cancellare il 90% degli ordini di nuovi modelli previsti per il 2020.

La situazione di Hertz è precipitat­a anche perché l’azienda non navigava in buone acque già prima della crisi Covid avendo chiuso in rosso i bilanci 2018 e 2019. Discorso diverso per le altre due big: la francese Europcar e l’altra big americana Avis (che controlla l’italiana Maggiore). Con alterne fortune le due aziende hanno sempre chiuso in utile il conto economico negli ultimi anni. La crisi comunque ha travolto anche loro. In Borsa i titoli hanno perso rispettiva­mente il 66 e il 63% mentre le quotazioni delle polizze anti-default si sono impennate a livelli mai visti. A inizio anno il prezzo per coprirsi sull’insolvenza a 5 anni di Avis viaggiava intorno ai 200 punti base, oggi siamo oltre 3000. Idem per Europcar che ha visto il prezzo delle polizze anti-default impennarsi del 1800 per cento. È vero che, rispetto ad Hertz, le due società hanno scadenze meno imminenti ( il grosso del debito va a maturity nel 2020) ma c’è comunque la spesa per interessi da sostenere in un contesto di business senza precedenti e con prospettiv­e sul futuro ancora tutte da decifrare.

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