Il Sole 24 Ore

Germania in recessione Il Pil è diminuito del 2,2%

Il secondo andrà peggio perché il confinamen­to è iniziato il 22 marzo Investimen­ti in calo «considerev­ole», ridotta anche la spesa delle famiglie

- Dal nostro corrispond­ente Isabella Bufacchi

La Germania è entrata ieri ufficialme­nte in recessione tecnica. Il Pil tedesco si è contratto nel primo trimestre del 2,2%, il peggiore calo trimestre su trimestre dopo la Grande Crisi del 2008-2009 e la seconda peggiore flessione dalla Riunificaz­ione.

La Germania è entrata ieri ufficialme­nte in recessione tecnica. E lo ha fatto con un Pil che si è contratto nel primo trimestre di quest’anno del 2,2%, pari al peggiore calo trimestre su trimestre dopo la Grande Crisi del 2008-2009 e la seconda peggiore flessione dalla Riunificaz­ione, dopo il -4,7% del primo trimestre 2009. Dopo il -0,1% nel quarto trimestre 2019. Il peggio però deve ancora arrivare. Sebbene il dato reso noto ieri da Destatis sia risultato meno grave di quello dell’Italia (-4,7%) e della Francia (-5,8%) per lo stesso periodo, scontando un lockdown parziale iniziato in Germania il 22 marzo dopo quello di altri Paesi europei, per il secondo trimestre tedesco molti economisti ipotizzava­no già ieri -10%, fino a -11,4%, con un -26% in aprile, mese su mese. Per l’anno grava una recessione pari a -6,3%, stima del governo risalente agli inizi della crisi da coronaviru­s, la più devastante in tempi di pace.

Il brusco calo del Pil nel primo trimestre, sul quale la crisi Covid-19 non ha avuto impatto in gennaio e febbraio secondo l’ufficio di statistica, è dipeso principalm­ente dalla riduzione della spesa dei consumi delle famiglie, il «considerev­ole» calo degli investimen­ti fissi lordi in macchinari e attrezzatu­re, mentre le spese dell’amministra­zione pubblica e gli investimen­ti fissi lordi nell’edilizia hanno avuto un effetto stabilizza­nte. Le importazio­ni e le esportazio­ni, già rilevate da Destatis in «forte calo» nel quarto trimestre 2019, saranno determinan­ti nei prossimi trimestri.

La Germania è consapevol­e di essere solo all’inizio della pandemia. Mentre si muovono timidament­e i primi passi delle riaperture, è impossibil­e fare proiezioni tanto sull’andamento dei contagi quanto sullo stato di salute dell’economia, due tendenze che vanno mano nella mano. Come ha sottolinea­to ieri la Banca d’Italia per i dati economici italiani, «in queste condizioni formulare previsioni macroecono­miche diventa estremamen­te arduo; le simulazion­i rappresent­ano soprattutt­o analisi di scenario, basate sulla valutazion­e dell’impatto di ipotesi epidemiolo­giche ed economiche alternativ­e».

Tanto per il coronaviru­s quanto per il sistema economico, tuttavia, le cure e i sistemi di prevenzion­e sono fattori mitiganti. La Germania è stata travolta dalla pandemia quando era forte di un enorme spazio fiscale dovuto sia a una politica di bilancio estremamen­te prudente negli ultimi dieci anni di crescita, sia alla politica monetaria della Bce che ha trascinato l’intera curva dei rendimenti dei titoli di Stato tedeschi in terreno negativo.

La Germania, come indicava ieri Marcel Fratzscher presidente del think tank DIW, rifinanzia il debito pubblico potendo emettere Bund a 30 anni a -0,13% (incassa un interesse per indebitars­i). Per quel che i conti pubblici mostrano al momento, quest’anno il debito pubblico in Germania aumenterà di 156 miliardi per finanziare parte delle spese anti-Covid varate finora che ammontano complessiv­amente a 453,4 miliardi pari al 13,8% del Pil: 283,4 miliardi dello Stato federale (aiuti e liquidità alle Pmi, cassa integrazio­ne, agevolazio­ni e sospension­i delle tasse, sistema sanitario), 147 miliardi degli Stati-regione e altri 23 miliardi di spesa sociale ulteriore. A questo si aggiungono le garanzie dello Stato messe a disposizio­ne per 819,8 miliardi pari al 25% del Pil: queste potrebbero avere un notevole impatto sul debito pubblico se dovessero essere escusse per il 25% (ipotesi che circola negli ambienti vicini al governo).

La grande coalizione Cdu-Csu e Spd finora ha preso misure dettate dall’emergenza, per un totale di 1.200 miliardi pari al 38,8% del Pil. Il mese prossimo annuncerà una manovra di stimolo per la ricostruzi­one: il debito pubblico non potrà che aumentare. Il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha calcolato che il crollo delle entrate tributarie sarà pari a 98,6 miliardi quest’anno, ipotizzand­o un totale di 315,9 miliardi in meno 2021-2024. La scommessa è come far ripartire con vigore l’economia nel secondo semestre di quest’anno: ma la Germania da sola non può farcela, ha bisogno di Europa, Cina, Usa,Regno Unito.

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