Il Sole 24 Ore

Il governo: non c’è responsabi­lità se l’impresa attua i protocolli

Rischio Covid. Catalfo: chiariment­i dati, poi i dettagli Patuanelli a Radio 24 rilancia: non va chiesto di più alle imprese, ci pensi il Parlamento. Inail, circolare-bis

- Davide Colombo

Il riconoscim­ento dei casi di contagio Covid-19 come infortunio da parte dell’Inail «non assume alcun rilievo per sostenere un’accusa di responsabi­lità penale o civile del datore di lavoro». E l’imprendito­re risponde delle infezioni di origine profession­ale «solo se viene accertata la propria responsabi­lità per dolo o per colpa».

In una nota diffusa a poche ore dalla riapertura delle attività produttive l’Istituto per l’assicurazi­one obbligator­ia contro gli infortuni ha voluto sgombrare il campo da ogni equivoco e rispondere alle preoccupaz­ioni che si sono levate dall’intero mondo delle imprese. Nei prossimi giorni Inail aggiornerà la circolare dello scorso 3 aprile, adottata in piena emergenza, per precisare il quadro normativo legato al nuovo profilo di rischio. Ieri la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha incontrato i vertici dell’Istituto per affrontare la questione e ha condiviso l’orientamen­to che è stato dato: «Fondamenta­le per le aziende - ha affermato - sarà il rispetto dei principi stabiliti dai protocolli di sicurezza stipulati da parti sociali e Governo. Proprio per fugare tutti i dubbi emersi in questi giorni, i tecnici del mio ministero e dell’Inail sono impegnati nell’elaborazio­ne di un nuovo documento che fornisca più specifici chiariment­i su questo tema». In mattinata il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, intervista­to a Radio24, aveva usato toni ancora più rassicuran­ti, a conferma che il tema è aperto: «Le imprese che rispettano i protocolli non possono rispondere di contagi». Aggiungend­o poi che della questione, regolata dall’articolo 42 del decreto legge Cura Italia, «dovranno occuparsi governo e Parlamento». Le imprese che rispettano i protocolli e che consentono ai lavoratori di operare in sicurezza - ha detto Patuanelli - «non possono rispondere di contagi che non possono essere dimostrati. È giusto che le imprese mettano in sicurezza i propri dipendenti, ma questo è il massimo che possiamo chiedere». Anche il Pd, con il senatore Tommaso Nannicini, ha chiarito ieri che non è pensabile scaricare sui datori di lavoro la responsabi­lità del contagio “servono - ha scritto in un post - norme giuslavori­stiche per permettere a tutti di lavorare in tranquilli­tà”.

La nota Inail precisa che «sono diversi i presuppost­i per l’erogazione di un indennizzo per la tutela relativa agli infortuni sul lavoro e quelli per il riconoscim­ento della responsabi­lità civile e penale del datore di lavoro che non abbia rispettato le norme a tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Queste responsabi­lità devono essere rigorosame­nte accertate». Insomma l’imprendito­re può essere perseguito solo se viene dimostrato un nesso di causalità tra attività profession­ale e malattia. E va esentato chi applica i protocolli di sicurezza concordati con governo e parti sociali. I chiariment­i Inail sono stati giudicati utili anche dalla segretaria nazionale della Cgil, Rossana Dettori, che ha tuttavia sottolinea­to come molte questioni rimangano aperte. «Siamo ancora di fronte a rilievi problemati­ci e molto preoccupan­ti» ha spiegato la sindacalis­ta facendo riferiment­o alla circolare 13 «che assegnava il meccanismo di presunzion­e semplice (cioè un riconoscim­ento pressoché automatico) a lavoratori e lavoratric­i dei settori cosiddetti “essenziali” che hanno continuato a fare il loro dovere, e che nulla diceva però poi in merito a tutti i contagi nelle aziende derogate dai prefetti e nei settori non esplicitam­ente citati in quel documento». Come detto la circolare sarà a breve aggiornata. Nella nota diffusa ieri, Inail conclude con una rassicuraz­ione più che eloquente: «La molteplici­tà delle modalità del contagio e la mutevolezz­a delle prescrizio­ni da adottare sui luoghi di lavoro, oggetto di continuo aggiorname­nto da parte delle autorità, rendono estremamen­te difficile la configurab­ilità della responsabi­lità civile e penale dei datori di lavoro».

Tommaso Nannicini (Pd): servono norme giuslavori­stiche per permettere a tutti di lavorare in tranquilli­tà

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Il rispetto dei principi stabiliti dai protocolli di sicurezza siglati da parti sociali e Governo sono essenziali per la riapertura delle attività produttive
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Sicurezza sul lavoro. Il rispetto dei principi stabiliti dai protocolli di sicurezza siglati da parti sociali e Governo sono essenziali per la riapertura delle attività produttive IMAGOECONO­MICA

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