Il Sole 24 Ore

Fine giugno, 29 miliardi di tasse

Irpef, Ires e cedolare affitti confermate per il 30 valgono 11,7 miliardi di saldo e 17,2 di acconto. Sovraccari­co sui profession­isti tra calcoli, bilanci e Isa

- Dell’Oste, Deotto, Lovecchio e Parente

Bollino rosso con il fisco.

Con il decreto Rilancio varato mercoledì scorso il Governo ha cancellato l’Irap dovuta a fine giugno. Resta tuttavia immutato l’appuntamen­to con il Fisco del 30 giugno, quando scadono il saldo 2019 delle imposte dirette e il primo acconto 2020. Consideran­do Irpef, Ires e cedolare secca sugli affitti, si può stimare che restino da versare circa 11,7 miliardi di saldo e 17,2 di acconto, per un totale di quasi 29. Profession­isti sotto pressione per l’accavallar­si di calcoli delle imposte, chiusura dei bilanci e Isa.

L’allarme non è ancora partito, ma molte imprese e profession­isti guardano già a quella che può diventare la prossima emergenza: l’appuntamen­to con il Fisco del 30 giugno, quando scadono il saldo 2019 delle imposte dirette e il primo acconto 2020. Il Governo con il decreto Rilancio varato mercoledì scorso ha cancellato l’Irap dovuta a fine giugno. Consideran­do Irpef, Ires e cedolare secca sugli affitti, si può stimare che restino da versare circa 11,7 miliardi di saldo e 17,2 di acconto, per un totale di quasi 29.

La preoccupaz­ione si percepisce sui social network e si sente nell’attività quotidiana. Per le aziende, c’è il timore di non avere liquidità a sufficienz­a. Per i profession­isti, si aggiunge la difficoltà di dover gestire il calcolo dei tributi nello stesso periodo in cui vanno approvati i bilanci (con la proroga a 180 giorni e spesso in videoconfe­renza) e predispost­a la dichiarazi­one annuale Iva (anch’essa rinviata e in scadenza al 30 giugno).

Acconti e metodo previsiona­le

Al di là dell’intervento sull’Irap, per il momento l’unica misura specifica che guarda alla scadenza del 30 giugno è la possibilit­à - introdotta dal decreto Liquidità - di ricalcolar­e l’acconto con il metodo “previsiona­le”, con un minor rischio di incappare in sanzioni. In pratica, non sarà sanzionato chi verserà almeno l’80% dell’acconto che poi si rivelerà effettivam­ente dovuto in base al giro d’affari dell’anno. Il problema è che per molte imprese, in questo momento, è impossibil­e fare previsioni su quella che in gergo si chiama «evoluzione prevedibil­e della gestione».

Le stime circolate nelle scorse settimane sono diverse,ma tutte molto negative. Le ultime, diffuse venerdì scorso dal Centro studi di Confindust­ria, indicano un -9,6% del prodotto interno lordo italiano nel 2020. Proiettand­o questa percentual­e sul primo acconto, si avrebbe una riduzione di gettito di 1,65 miliardi.

La possibilit­à del metodo previsiona­le, tra l’altro, riguarda anche i privati, e non solo le aziende. Basta pensare ai proprietar­i di immobili locati - brevi e lunghi, abitati e non - che hanno già visto sfumare gli introiti della stagione per la crisi innescata dal Covid-19.

Per il saldo, invece, ad oggi non ci sono rimedi.

Neppure per le 18.600 società che il fisco considera di comodo (dato 2017, l’ultimo disponibil­e) e che sono tenute a pagare un’aliquota Ires maggiorata. Oltretutto l’attribuzio­ne della qualifica di società non operativa è legata a coefficien­ti di redditivit­à ormai fuori mercato. Tra gli emendament­i al decreto “cura Italia” aveva fatto capolino la disattivaz­ione del regime di comodo, ma alla fine non se ne è fatto nulla.

Il mercato dei crediti d’imposta

In vista del 30 giugno ci sono altre due variabili da considerar­e. La prima, già nota: l’aumento da 700mila a un milione di euro della soglia per le compensazi­oni. Previsto dal decreto Rilancio, aiuterà alcuni contribuen­ti a pagare con

“moneta fiscale”.

La seconda variabile è, per ora, difficile da stimare, e sono i crediti d’imposta. Gli ultimi decreti ne creano moltissimi (su affitti commercial­i, spese di sanificazi­one, spese per la riapertura, bonus edilizi) e li rendono liberament­e trasferibi­li. Al momento, però, il quadro delle regole non è ancora completo. Né si può ipotizzare il “prezzo” al quale i tax credit potranno essere ceduti dalle imprese che, pur avendoli maturati, non hanno imponibile.

Software Isa e ipotesi rinvio

Da più parti si comincia a chiedere un rinvio al 30 settembre, come accadde l’anno scorso a causa del rilascio tardivo del software Isa ( arrivato solo a metà giugno). Proprio in virtù della proroga, furono versati a settembre 4,9 miliardi di Irpef e 3,3 di Ires.

Quest’anno le Entrate hanno varato il provvedime­nto sul regime premiale il 30 aprile, così da rispettare i 60 giorni di “salvaguard­ia” richiesti dallo Statuto del contribuen­te. Mentre la prima release del software è stata resa disponibil­e il 4 maggio. Tutt’altra tempistica, quindi. Ma anche tutt’altra situazione, in generale.

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Fonte: elaborazio­ni su dati entrate tributarie Mef
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Irap cancellata, non rinviata. Il ministero guidato da Roberto Gualtieri ha chiarito nella serata di giovedì scorso che il saldo Irap 2019 e il primo acconto 2020 saranno cancellati con il decreto Rilancio

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