Il Sole 24 Ore

Per i tributi locali un rinvio senza regole (e risorse) certe

L’Imu comunale può essere spostata ma il Mef blinda la quota erariale Le società di riscossion­e: «Senza rimodulazi­oni 6mila contratti a rischio»

- Pasquale Mirto Gianni Trovati

Anche se con un certo affanno sui tempi, la manovra anticrisi ha rinviato di altri quattro mesi le scadenze fiscali nazionali. Per quelle locali, invece, tutto è lasciato all’autonomia dei Comuni: autonomia che si deve esercitare su un terreno in realtà sconosciut­o per molte amministra­zioni perché inesplorat­o nelle prassi seguite fin qui.

Non è questo del resto l’unico aspetto su cui il decretone mostra una certa differenza di atteggiame­nto fra il fisco nazionale e quello locale. Lo stesso disallinea­mento si incontra nella riscossion­e: mentre dà 300 milioni per il sostentame­nto dell’agenzia delle Entrate- Riscossion­e, la manovra perde la norma che avrebbe permesso una rimodulazi­one dei contratti per i concession­ari privati, alle prese con una crescente crisi di liquidità dovuta al fatto che la riscossion­e è praticamen­te in blocco. Senza una risposta immediata, ha scritto l’Anacap ( l’Associazio­ne dei concession­ari) al ministro dell’Economia Gualtieri, le società si dicono pronte a riconsegna­re tutti i dossier ai Comuni, per « sopravvenu­ta impossibil­ità » di rispettare gli impegni. Il problema riguarda in varia misura circa 6mila Comuni, e 7mila dipendenti di queste società a rischio di crisi struttural­e. L’allarme si aggiunge a quelli lanciati nei giorni scorsi da Utilitalia e Fise- Assoambien­te per le società di igiene urbana, alle prese con le difficoltà della Tari.

Nonostante gli evidenti problemi di bilancio, però, molti enti si stanno interrogan­do su come venire incontro ai contribuen­ti sulla principale scadenza del 16 giugno: quella dell’Imu. Finora l’idea di spostare l’Imu non si era mai posto, per cui molti amministra­tori non hanno mai affrontato il problema se sia possibile rinviare autonomame­nte una scadenza fissata dalla legge statale. Si può, ma per capirlo bisogna avventurar­si fra le norme. La prima è il comma 777 dell’ultima legge di bilancio, che nel regolare la « nuova Imu » affida ai regolament­i comunali la possibilit­à di «stabilire differimen­ti di termini per i versamenti, per situazioni particolar­i » . E una crisi economica da pandemia può ben essere considerat­a una «situazione particolar­e » .

Il problema è se il differimen­to coinvolga anche la quota statale. Qui il pensiero del Mef è noto, perché a Telefisco 2020 ha già dato risposta negativa, che sicurament­e sarà ribadita in una circolare di prossima emanazione.

Tuttavia questa tesi non sembra trovare un appoggio solido nella normativa, perché non esiste un’Imu comunale o un’Imu statale. L’Imu è unica e si versa lo stesso giorno: la normativa impone solo « una riserva » a favore dello Stato del gettito Imu, qualunque sia la data di incasso.

Mentre è pacifico che il Comune non può disporre riduzioni sulla quota riservata allo Stato, perché il comma 744 pone il divieto espresso di intervenir­e sull’aliquota dello 0,76, ovvero quella che serve per calcolare la quota riservata allo Stato.

Ma il differimen­to deve fare i conti anche con le casse comunali, e non tutti i contribuen­ti hanno subìto danni dalla situazione emergenzia­le. In questa situazione si ritiene possibile lasciare fissa la data del 16 giugno, e prevedere che comunque in caso di versamenti effettuati, ad esempio, entro il 30 settembre, non si applichera­nno sanzioni e interessi. Anche questa facoltà va esercitata con regolament­o, e trova la sua legittimaz­ione nel comma 755 della legge di bilancio 2020, che fa salva la facoltà di regolament­are « circostanz­e attenuanti o esimenti » .

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