Il Sole 24 Ore

Rifiuti, incognita costi sulla tariffa leggera

Il metodo tariffario carica sugli altri settori le riduzioni riconosciu­te a una categoria

- — P.Mir.

Ogni sindaco promette riduzioni Tari a questa o quella attività commercial­e, ma attuare queste promesse non è tecnicamen­te facile, perché occorre scontrarsi con un quadro di riferiment­o caotico. La confusione è cresciuta conm la delibera n. 158 di Arera, che ha introdotto una riduzione obbligator­ia e riduzioni facoltativ­e.

D’altra parte, nel 93% dei Comuni vige la Tari tributo, e occorre muoversi tra gli atti dell’Autorità e le norme tributarie, anche con la riserva di legge imposta dalla Costituzio­ne .

Quella tra Comuni e Arera sta diventando una convivenza difficile. L’Autorità non ha gradito la norma che consente ai Comuni di confermare le tariffe 2019, e i sindaci si sono lamentati dell’ingerenza dell’Autorità sugli sconti, tema su cui la normativa lascia ampio spazio ai Comuni.

In mezzo, occorre aggiungere qualche inghippo ragionieri­stico, perché la copertura delle riduzioni decise da Arera è rinviata a un successivo provvedime­nto, ma la delibera tariffaria deve essere approvata in pareggio: tanto spendo, tanto incasso.

Va aggiunto che oggi praticamen­te nessun Comune è riuscito ad approvare il piano finanziari­o dei rifiuti con il nuovo Mtr, disciplina­to dalla delibera 443/2019, metodo che peraltro parte dai costi di due anni fa e quindi non metabolizz­a le eventuali riduzioni registrate quest’anno. L’Mtr è strutturat­o sui costi, e quindi non c’è alcuna voce che permetta di valorizzar­e il peso delle riduzioni che si vogliono far pagare al sistema.

I Comuni però devono approvare le tariffe, e lo devono fare velocement­e, perché il più delle volte nella delibera tariffaria sono stabilite le scadenze delle bollette.

Sugli sconti previsti per le attività costrette alla chiusura, Arera chiede di operare sui coefficien­ti Kd, peraltro quelli previsti dal Dpr n. 158/1999 e non quelli deliberati dai Comuni, che hanno la possibilit­à di variarli di un 50%, sia al ribasso che al rialzo. Ma col metodo normalizza­to, se si varia un Kd di una sola categoria, automatica­mente cambiano le tariffe di tutte le categorie. In tal modo, però, non si riesce a confermare le tariffe 2019, come previsto da una norma di legge. Per rispettare sia la legge sia la delibera di Arera, occorre calcolare una riduzione della tariffa delle categorie chiuse, che senza intervenir­e sui Kd porti all’identico risultato. D’altro canto, l’Autorità ha comunque fornito delle indicazion­i, come quella della riduzione del 25% della parte variabile (in pratica tre mesi di chiusura) prevista al punto 1.3.

È però evidente che confermare le tariffe 2019 e applicare le riduzioni Arera comporta uno sbilanciam­ento che per ora va finanziato dal bilancio comunale. Si tratta però di cifre contenute.

Infatti, le riduzioni di Arera producono una riduzione poco coerente con i danni della chiusura e quindi lontana dalle aspettativ­e dalle attività chiuse. I Comuni potranno comunque integrarle con altre riduzioni, da finanziare sempre con fondi propri in degli annunciati trasferime­nti statali.

Ovviamente, chi riuscirà potrà approvare le tariffe 2020 con il nuovo Mtr, riducendo i Kd e addebitand­o l’onere della riduzione a tutti gli altri contribuen­ti, senza intaccare il bilancio comunale. Un’operazione complicata, con esito poco incisivo, e probabilme­nte oggetto delle inevitabil­i rimostranz­e dei contribuen­ti.

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