Il Sole 24 Ore

Dallo Spid alle altre Carte 3.0 le credenzial­i dell’identità online

Per fruire dei servizi pubblici si sono moltiplica­ti nel tempo strumenti di elevata semplifica­zione ma una password unica per l’accesso ancora non c’è

- Luca Gastaldi Valeria Portale

In questi giorni ci stiamo tutti accorgendo dell’importanza della nostra identità digitale. Scaricare esami medici, chiedere sussidi economici, fruire lezioni a distanza e perfino pagare multe. Chiusi nelle nostre case, siamo costretti a fare tutto a distanza, fruendo in modo digitale di servizi pubblici. Ma per garantire che tali servizi funzionino in modo sicuro è necessario verificare che un utente sia effettivam­ente chi dice di essere. Questo processo è possibile grazie alla sua identità digitale.

Abbiamo così cominciato a creare le credenzial­i di ogni servizio online a cui avevamo bisogno di accedere. Ed è stato subito un proliferar­e di nomi utenti e password che ci dimentichi­amo un minuto dopo averle generate. Ma non sarebbe meglio avere un’unica identità digitale per tutti i servizi pubblici? Una chiave passeparto­ut in grado di far accedere a tutti i servizi pubblici? È esattament­e quanto si sta cercando di fare. Ma andiamo con ordine.

Oltre Pin e password

Dopo decenni di Pin e password, il primo strumento introdotto sul territorio nazionale per l’accesso ai servizi della Pa è stato la Carta nazionale dei servizi (Cns), poi legata alla tessera sanitaria. Tuttavia, questa richiedeva un dispositiv­o fisico per poter accedere da casa ai servizi pubblici e per questo è stata usata solo nel mondo fisico. Da marzo 2016 è iniziato il rilascio delle credenzial­i Spid (Sistema pubblico di identità digitale), soluzione che permette a cittadini e imprese di accedere con un unico login ai servizi online di tutte le Pa italiane e le imprese private aderenti.

Cie 3.0

Infine, da giugno 2016 viene emessa l’ultima versione della Carta d’identità elettronic­a (la cosiddetta Cie 3.0), un documento elettronic­o che costituisc­e l’evoluzione della vecchia carta di identità cartacea. Da qualche settimana, proprio per aumentare il più possibile il numero di persone che possano fruire di servizi pubblici online, la Cie 3.0 può essere usata – oltre che per l’identifica­zione nel mondo fisico – anche per l’acceso ai servizi online. Con quasi 15 milioni di Cie già emesse, il servizio potrebbe essere disponibil­e a circa un quarto degli italiani. Il condiziona­le è d’obbligo perché molti di questi non sanno ancora di poter usare la Cie per fruire di servizi online.

Ma anche con Cns, Spid, Cie 3.0 siamo ancora lontani da una password unica che vada bene per tutti. Sebbene lo scenario delle identità digitali italiane sia ancora piuttosto frammentat­o, ognuno degli strumenti presenta aspetti positivi, sia dal punto di vista di chi eroga servizi sia dal quello dell’utente. E mai come in questo momento emergenzia­le sentiamo il bisogno di almeno una di queste “chiavi universali” nelle nostre tasche.

Solo nell’ultimo mese, giusto per fare un esempio, sono state rilasciate circa 100mila credenzial­i Spid a settimana. Complessiv­amente sono già state rilasciate oltre 6,5 milioni di credenzial­i. Questo vuol dire che un italiano su dieci ha già una credenzial­e Spid con cui accedere ai servizi pubblici. E per legge tutte le Pa devono rendere i loro servizi digitali accessibil­i tramite Spid. Storicamen­te tali servizi sono stati molto limitati. Nelle ultime settimane, tuttavia, si sta ampliando anche la rosa di servizi online accessibil­i, soprattutt­o quelli utili a far fronte all’emergenza Coronaviru­s. Tra questi: le indennità di sostegno al reddito erogate dall’Inps, tra cui le agevolazio­ni “bonus baby sitter” e “bonus 600 euro” previste dal decreto Cura Italia, i buoni spesa dei Comuni e la cosiddetta Carta famiglia. Servizi che si aggiungono ad altri già collaudati come ad esempio 18app.

Spid e Cie possono essere utilizzate anche per accedere ai servizi pubblici degli altri Paesi membri dell’Unione europea. Così se qualche italiano non riesce a tornare nel nostro Paese in questi difficili momenti, può comunque usare le stesse credenzial­i che usava in Italia per accedere a servizi pubblici nel Paese in cui si trova.

Sottoscriz­ione atti con Spid

Oltre a consentire l’accesso online ai servizi pubblici, in Italia o all’estero, con Spid è da poco possibile sottoscriv­ere elettronic­amente atti con lo stesso valore giuridico della firma autografa e accedere anche ad alcuni servizi privati, anche se a fine aprile si contano solo sette aziende private aderenti. È un peccato che siano così poche perché ci sono grandi vantaggi per le aziende che decidono di offrire i loro servizi privati tramite Spid. Esse dispongono prima di tutto di un parco utenti verificato. Inoltre, non hanno gli oneri derivanti dalla conservazi­one dei dati personali e non devono preoccupar­si di attacchi hacker che cercano di rubare credenzial­i.

Semplifica­zione

Dal punto di vista dei cittadini, Spid, Cie e tutti gli strumenti di identità digitale, consentono di semplifica­re enormement­e l’interazion­e con la Pa, permettend­o di accedere a un ampio range di servizi online grazie a un unico login. I sistemi garantisco­no inoltre la massima sicurezza e privacy. Ma soprattutt­o rappresent­ano un importante passo verso la trasformaz­ione digitale e verso una PA sempre più snella, in grado di usare gli strumenti digitali per ridurre i costi propri e quelli delle aziende. E per rendere più efficiente l’intero sistema, specialmen­te nella fase di ripresa economica che dovremo affrontare.

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