Dallo Spid alle altre Carte 3.0 le credenziali dell’identità online
Per fruire dei servizi pubblici si sono moltiplicati nel tempo strumenti di elevata semplificazione ma una password unica per l’accesso ancora non c’è
In questi giorni ci stiamo tutti accorgendo dell’importanza della nostra identità digitale. Scaricare esami medici, chiedere sussidi economici, fruire lezioni a distanza e perfino pagare multe. Chiusi nelle nostre case, siamo costretti a fare tutto a distanza, fruendo in modo digitale di servizi pubblici. Ma per garantire che tali servizi funzionino in modo sicuro è necessario verificare che un utente sia effettivamente chi dice di essere. Questo processo è possibile grazie alla sua identità digitale.
Abbiamo così cominciato a creare le credenziali di ogni servizio online a cui avevamo bisogno di accedere. Ed è stato subito un proliferare di nomi utenti e password che ci dimentichiamo un minuto dopo averle generate. Ma non sarebbe meglio avere un’unica identità digitale per tutti i servizi pubblici? Una chiave passepartout in grado di far accedere a tutti i servizi pubblici? È esattamente quanto si sta cercando di fare. Ma andiamo con ordine.
Oltre Pin e password
Dopo decenni di Pin e password, il primo strumento introdotto sul territorio nazionale per l’accesso ai servizi della Pa è stato la Carta nazionale dei servizi (Cns), poi legata alla tessera sanitaria. Tuttavia, questa richiedeva un dispositivo fisico per poter accedere da casa ai servizi pubblici e per questo è stata usata solo nel mondo fisico. Da marzo 2016 è iniziato il rilascio delle credenziali Spid (Sistema pubblico di identità digitale), soluzione che permette a cittadini e imprese di accedere con un unico login ai servizi online di tutte le Pa italiane e le imprese private aderenti.
Cie 3.0
Infine, da giugno 2016 viene emessa l’ultima versione della Carta d’identità elettronica (la cosiddetta Cie 3.0), un documento elettronico che costituisce l’evoluzione della vecchia carta di identità cartacea. Da qualche settimana, proprio per aumentare il più possibile il numero di persone che possano fruire di servizi pubblici online, la Cie 3.0 può essere usata – oltre che per l’identificazione nel mondo fisico – anche per l’acceso ai servizi online. Con quasi 15 milioni di Cie già emesse, il servizio potrebbe essere disponibile a circa un quarto degli italiani. Il condizionale è d’obbligo perché molti di questi non sanno ancora di poter usare la Cie per fruire di servizi online.
Ma anche con Cns, Spid, Cie 3.0 siamo ancora lontani da una password unica che vada bene per tutti. Sebbene lo scenario delle identità digitali italiane sia ancora piuttosto frammentato, ognuno degli strumenti presenta aspetti positivi, sia dal punto di vista di chi eroga servizi sia dal quello dell’utente. E mai come in questo momento emergenziale sentiamo il bisogno di almeno una di queste “chiavi universali” nelle nostre tasche.
Solo nell’ultimo mese, giusto per fare un esempio, sono state rilasciate circa 100mila credenziali Spid a settimana. Complessivamente sono già state rilasciate oltre 6,5 milioni di credenziali. Questo vuol dire che un italiano su dieci ha già una credenziale Spid con cui accedere ai servizi pubblici. E per legge tutte le Pa devono rendere i loro servizi digitali accessibili tramite Spid. Storicamente tali servizi sono stati molto limitati. Nelle ultime settimane, tuttavia, si sta ampliando anche la rosa di servizi online accessibili, soprattutto quelli utili a far fronte all’emergenza Coronavirus. Tra questi: le indennità di sostegno al reddito erogate dall’Inps, tra cui le agevolazioni “bonus baby sitter” e “bonus 600 euro” previste dal decreto Cura Italia, i buoni spesa dei Comuni e la cosiddetta Carta famiglia. Servizi che si aggiungono ad altri già collaudati come ad esempio 18app.
Spid e Cie possono essere utilizzate anche per accedere ai servizi pubblici degli altri Paesi membri dell’Unione europea. Così se qualche italiano non riesce a tornare nel nostro Paese in questi difficili momenti, può comunque usare le stesse credenziali che usava in Italia per accedere a servizi pubblici nel Paese in cui si trova.
Sottoscrizione atti con Spid
Oltre a consentire l’accesso online ai servizi pubblici, in Italia o all’estero, con Spid è da poco possibile sottoscrivere elettronicamente atti con lo stesso valore giuridico della firma autografa e accedere anche ad alcuni servizi privati, anche se a fine aprile si contano solo sette aziende private aderenti. È un peccato che siano così poche perché ci sono grandi vantaggi per le aziende che decidono di offrire i loro servizi privati tramite Spid. Esse dispongono prima di tutto di un parco utenti verificato. Inoltre, non hanno gli oneri derivanti dalla conservazione dei dati personali e non devono preoccuparsi di attacchi hacker che cercano di rubare credenziali.
Semplificazione
Dal punto di vista dei cittadini, Spid, Cie e tutti gli strumenti di identità digitale, consentono di semplificare enormemente l’interazione con la Pa, permettendo di accedere a un ampio range di servizi online grazie a un unico login. I sistemi garantiscono inoltre la massima sicurezza e privacy. Ma soprattutto rappresentano un importante passo verso la trasformazione digitale e verso una PA sempre più snella, in grado di usare gli strumenti digitali per ridurre i costi propri e quelli delle aziende. E per rendere più efficiente l’intero sistema, specialmente nella fase di ripresa economica che dovremo affrontare.