Le strategie degli altri Paesi da cui (magari) apprendere
Ogni cittadino estone (99%, il tasso di penetrazione più alto al mondo) ha un’identità elettronica emessa dallo Stato
Isistemi di identità digitale non sono una priorità solo italiana. In diversi Paesi del mondo, infatti, si stanno sviluppando e affermando soluzioni che permettono l’identificazione elettronica e l’accesso online a servizi pubblici. Questi sistemi presentano caratteristiche molto variegate, prevedono applicazioni in settori differenti e coinvolgono sia attori pubblici che privati. Non esiste attualmente un unico modo di gestire le identità digitali dei cittadini. Ciascun Paese adotta soluzioni differenti, che appaiono più convenienti in base a fattori culturali e caratteristiche dell’ecosistema.
Moltissime nazioni hanno scelto di utilizzare sistemi in cui l’identità digitale viene emessa dal Governo o da un ente pubblico: si va dall’Afghanistan al Belgio, dalla Germania al Marocco, dal Portogallo alla Romania. Spesso l’identità digitale è legata a un documento obbligatorio di identificazione anche fisica (come nel caso della Cie in Italia), una smart card che può essere utilizzata per l’autenticazione personale sia offline sia online. In altri casi, invece, come per esempio nel sistema svedese BankID o in quello canadese SecureKey Concierge, l’identità digitale è emessa da soggetti privati, tipicamente istituzioni bancarie e finanziarie, e riconosciuta anche per l’accesso a servizi governativi.
Alcuni esempi
Per orientarsi meglio nell’intricato panorama dell’identità digitale, è opportuno analizzare alcuni esempi. Uno dei sistemi di identità digitale più diffusi in assoluto a livello globale è l’Aadhaar indiano: un codice d’identità univoco a 12 cifre che i residenti possono ottenere fornendo i loro dati biometrici e demografici. Benché l’adesione al progetto, avviato nel 2010, sia su base volontaria, Aadhar è oggi indispensabile per la vita di tutti i giorni di oltre 1,2 miliardi di indiani (pari al 90% della popolazione del Paese).
L’Aadhaar card non è un vero e proprio documento d’identità, ma permette l’autenticazione biometrica e l’accesso a innumerevoli servizi, sia pubblici che privati: aprire un conto corrente, accedere agli schemi previdenziali, pagare le bollette, iscriversi a un esame, attivare una sim card sono solo alcuni esempi di servizi che richiedono l’autenticazione tramite Aadhar. Il sistema indiano prevede un unico gestore di identità digitale, la Uidai (Unique Identification Authority of India ), un’agenzia istituita dal Governo. È quindi a gestione completamente pubblica.
Il caso Estonia
Spostando lo sguardo sul territorio europeo, il Paese con la strategia digitale meglio definita è l’Estonia.
Praticamente ogni cittadino estone (i numeri ufficiali parlano del 99%, il tasso di penetrazione più alto al mondo) ha un’identità digitale emessa dallo Stato. Utilizzando la propria carta di identità elettronica (e-ID), qualsiasi utente può identificarsi in sicurezza, accedere a servizi online – governativi e non – e firmare digitalmente documenti. La carta di identità elettronica estone viene rilasciata dal 2002 (per fare un confronto, la prima Cie in Italia è stata emessa ben 14 anni dopo) e negli anni successivi si sono sviluppati moltissimi servizi fruibili digitalmente. È possibile compilare online la dichiarazione dei redditi, accedere a servizi sanitari elettronici e persino adempiere al diritto di voto comodamente dal divano di casa. Un cittadino estone è chiamato a presentarsi di persona dinanzi alle autorità del suo Paese in sole tre circostanze: al momento del matrimonio, quando intende divorziare o quando deve acquistare una casa.
Così come Aadhar, anche il sistema e- Estonia è completamente pubblico.
Sono ben 6 gli strumenti di identità digitale estoni notificati eIDAS, ovvero che i cittadini possono utilizzare, secondo le disposizioni del Regolamento, per attestare la propria identità digitale in tutta l’Unione europea.
Altre soluzioni
Oltre alle soluzioni estoni, gli altri sistemi nazionali utilizzabili crossborder sono quelli di Belgio, Croazia, Danimarca, Germania, Italia (sia Spid sia Cie), Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia e Spagna. Tra le soluzioni menzionate, l’unica che prevede una configurazione simile a Spid è quella adottata nel Regno Unito, denominata GOV.UK Verify. Come nel caso Spid, il sistema britannico si fonda, infatti, sulla collaborazione tra pubblico e privato: gli Identity provider (5 al momento) sono aziende private, scelte dal Governo mediante gara. Sebbene i servizi attivi siano ancora piuttosto limitati, il numero di utenti registrati a GOV.UK Verify è pari a circa 6,6 milioni, con un tasso di adozione intorno al 10% della popolazione.
Il sistema dà la possibilità di accedere a servizi legati a imposte, reddito, pensione e istruzione, di rinnovare o controllare lo stato della patente di guida, di richiedere rimborsi e sussidi.
Un ultimo sistema che vale la pena menzionare e che rappresenta un esempio particolarmente virtuoso è il BankID svedese. Lanciato nel 2003 da istituzioni finanziarie, BankID è una soluzione di identificazione elettronica che consente l’accesso a servizi online pubblici e governativi, un vero e proprio documento di identità valido nel mondo digitale, paragonabile a passaporto o patente di guida nel mondo fisico.
I servizi abilitati variano dall’online banking a dichiarazioni fiscali, fino alla firma digitale di transazioni e documenti. Il sistema vanta un tasso di adozione che corrisponde al 75% della popolazione.