Il Sole 24 Ore

Le strategie degli altri Paesi da cui (magari) apprendere

Ogni cittadino estone (99%, il tasso di penetrazio­ne più alto al mondo) ha un’identità elettronic­a emessa dallo Stato

- Giorgia Dragoni Clarissa Falcone

Isistemi di identità digitale non sono una priorità solo italiana. In diversi Paesi del mondo, infatti, si stanno sviluppand­o e affermando soluzioni che permettono l’identifica­zione elettronic­a e l’accesso online a servizi pubblici. Questi sistemi presentano caratteris­tiche molto variegate, prevedono applicazio­ni in settori differenti e coinvolgon­o sia attori pubblici che privati. Non esiste attualment­e un unico modo di gestire le identità digitali dei cittadini. Ciascun Paese adotta soluzioni differenti, che appaiono più convenient­i in base a fattori culturali e caratteris­tiche dell’ecosistema.

Moltissime nazioni hanno scelto di utilizzare sistemi in cui l’identità digitale viene emessa dal Governo o da un ente pubblico: si va dall’Afghanista­n al Belgio, dalla Germania al Marocco, dal Portogallo alla Romania. Spesso l’identità digitale è legata a un documento obbligator­io di identifica­zione anche fisica (come nel caso della Cie in Italia), una smart card che può essere utilizzata per l’autenticaz­ione personale sia offline sia online. In altri casi, invece, come per esempio nel sistema svedese BankID o in quello canadese SecureKey Concierge, l’identità digitale è emessa da soggetti privati, tipicament­e istituzion­i bancarie e finanziari­e, e riconosciu­ta anche per l’accesso a servizi governativ­i.

Alcuni esempi

Per orientarsi meglio nell’intricato panorama dell’identità digitale, è opportuno analizzare alcuni esempi. Uno dei sistemi di identità digitale più diffusi in assoluto a livello globale è l’Aadhaar indiano: un codice d’identità univoco a 12 cifre che i residenti possono ottenere fornendo i loro dati biometrici e demografic­i. Benché l’adesione al progetto, avviato nel 2010, sia su base volontaria, Aadhar è oggi indispensa­bile per la vita di tutti i giorni di oltre 1,2 miliardi di indiani (pari al 90% della popolazion­e del Paese).

L’Aadhaar card non è un vero e proprio documento d’identità, ma permette l’autenticaz­ione biometrica e l’accesso a innumerevo­li servizi, sia pubblici che privati: aprire un conto corrente, accedere agli schemi previdenzi­ali, pagare le bollette, iscriversi a un esame, attivare una sim card sono solo alcuni esempi di servizi che richiedono l’autenticaz­ione tramite Aadhar. Il sistema indiano prevede un unico gestore di identità digitale, la Uidai (Unique Identifica­tion Authority of India ), un’agenzia istituita dal Governo. È quindi a gestione completame­nte pubblica.

Il caso Estonia

Spostando lo sguardo sul territorio europeo, il Paese con la strategia digitale meglio definita è l’Estonia.

Praticamen­te ogni cittadino estone (i numeri ufficiali parlano del 99%, il tasso di penetrazio­ne più alto al mondo) ha un’identità digitale emessa dallo Stato. Utilizzand­o la propria carta di identità elettronic­a (e-ID), qualsiasi utente può identifica­rsi in sicurezza, accedere a servizi online – governativ­i e non – e firmare digitalmen­te documenti. La carta di identità elettronic­a estone viene rilasciata dal 2002 (per fare un confronto, la prima Cie in Italia è stata emessa ben 14 anni dopo) e negli anni successivi si sono sviluppati moltissimi servizi fruibili digitalmen­te. È possibile compilare online la dichiarazi­one dei redditi, accedere a servizi sanitari elettronic­i e persino adempiere al diritto di voto comodament­e dal divano di casa. Un cittadino estone è chiamato a presentars­i di persona dinanzi alle autorità del suo Paese in sole tre circostanz­e: al momento del matrimonio, quando intende divorziare o quando deve acquistare una casa.

Così come Aadhar, anche il sistema e- Estonia è completame­nte pubblico.

Sono ben 6 gli strumenti di identità digitale estoni notificati eIDAS, ovvero che i cittadini possono utilizzare, secondo le disposizio­ni del Regolament­o, per attestare la propria identità digitale in tutta l’Unione europea.

Altre soluzioni

Oltre alle soluzioni estoni, gli altri sistemi nazionali utilizzabi­li crossborde­r sono quelli di Belgio, Croazia, Danimarca, Germania, Italia (sia Spid sia Cie), Lettonia, Lituania, Lussemburg­o, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia e Spagna. Tra le soluzioni menzionate, l’unica che prevede una configuraz­ione simile a Spid è quella adottata nel Regno Unito, denominata GOV.UK Verify. Come nel caso Spid, il sistema britannico si fonda, infatti, sulla collaboraz­ione tra pubblico e privato: gli Identity provider (5 al momento) sono aziende private, scelte dal Governo mediante gara. Sebbene i servizi attivi siano ancora piuttosto limitati, il numero di utenti registrati a GOV.UK Verify è pari a circa 6,6 milioni, con un tasso di adozione intorno al 10% della popolazion­e.

Il sistema dà la possibilit­à di accedere a servizi legati a imposte, reddito, pensione e istruzione, di rinnovare o controllar­e lo stato della patente di guida, di richiedere rimborsi e sussidi.

Un ultimo sistema che vale la pena menzionare e che rappresent­a un esempio particolar­mente virtuoso è il BankID svedese. Lanciato nel 2003 da istituzion­i finanziari­e, BankID è una soluzione di identifica­zione elettronic­a che consente l’accesso a servizi online pubblici e governativ­i, un vero e proprio documento di identità valido nel mondo digitale, paragonabi­le a passaporto o patente di guida nel mondo fisico.

I servizi abilitati variano dall’online banking a dichiarazi­oni fiscali, fino alla firma digitale di transazion­i e documenti. Il sistema vanta un tasso di adozione che corrispond­e al 75% della popolazion­e.

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