Turco: un piano dove confluiranno altri fondi Ue in arrivo
Riflettori puntati sul Fondo per la ripresa: «Delibera istitutiva entro agosto»
«La norma mira a creare un effetto moltiplicatore delle risorse stanziate per gli investimenti e soprattutto a porre delle garanzie sui fondi che verranno destinati dall’Europa e gestiti dalla Bei». Mario Turco, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla programmazione degli investimenti, spiega così la ratio dell’articolo 36 inserito nel testo del “decreto Rilancio”, che autorizza il ministero dell’Economia da un lato a stipulare con la Bei gli accordi necessari alla partecipazione italiana al Fondo di garanzia pan europeo da 25 miliardi, che dovrebbe mobilitarne 200 a favore dell’economia reale, dall’altro a sottoscrivere con la Commissione Ue l’intesa sulle modalità di pagamento dellacontrogaranziacomecontributoal programma anti-disoccupazione Sure.
Il Dl istituisce all’uopo un fondo da un miliardo per il 2020, che potrà essere rimpolpato ogni anno stanziando ulteriori risorse a presidio delle garanzie statali. «L’effetto moltiplicatore del fondo Bei è stimato pari a 8 volte e servirà a garantire investimenti nelle aziende più in difficoltà», sottolinea il senatore pentastellato vicinissimo al premier Giuseppe Conte. Turco non esclude che lo stesso fondo possa diventare il veicolo attraverso il quale far transitare tutte le risorse anti-crisi che arriveranno da Bruxelles, Recovery Fund compreso.
Perché a Palazzo Chigi la speranza è riposta tutta sul Fondo per la ripresa. «Puntiamo a una delibera istitutiva entro agosto, spiega Turco, anche alla luce della proposta franco-tedesca di ieri messa sul tavolo dei partner europei. E naturalmente il sottosegretario confida che l’Italia non dovrà attivare il Mes, che potrebbe spaccare i Cinque Stelle e far saltare il banco del Governo.
Di certo, questo è l’antipasto del pacchetto Ue che va reso il più appetibile possibile per il vaglio del Parlamento. E quel «piano sui fondi europei» annunciato sabato scorso da Conte va proprio in questa direzione. Insieme all’altro dossier su cui è coinvolto anche Turco: il prossimo decreto semplificazioni. «Siamo pronti a proporre la nostra parte, quella legata alla programmazione degli investimenti pubblici», dice il sottosegretario. «Scommettiamo sulla gestione semplificata del processo autorizzatorio e sull’accelerazione delle opere di immediata realizzabilità. E vogliamo introdurre una valutazione mista, che non si basi soltanto sulla qualità dell’investimento ma anche sulla qualità dell’impresa. Quelle che entrano in crisi dopo un affidamento sono finora il 35%, una quota che va abbattuta». Nel piano Turco ci sono anche misure per favorire l’aggregazione delle imprese nel settore edile e interventi per accelerare le opere infrastrutturali di rilevante interesse locale. Nonché una nuova metodologia per il monitoraggio degli investimenti pubblici: «Va migliorata l’accountability delle amministrazioni: abbiamo predisposto un cruscotto di indicatori per valutarne meglio l’efficienza».