BONAFEDE, TUTTI GLI ERRORI CONTESTATI AL MINISTRO
NO ALLA RIFORMA ORLANDO Il ricorso alle pene alternative
Il grillino Alfonso Bonafede era ministro della Giustizia già durante il governo gialloverde. Ad agosto 2018 suscitò molte polemiche la decisione, sul filo di lana, di affossare di fatto la riforma dell’ordinamento penitenziario voluta dall’ex ministro della Giustizia del Pd Andrea Orlando. Veniva cancellato, in particolare, quel decreto attuativo che ampliava le possibilità di ricorso alle pene alternative al carcere
NODO CARCERI Dalle rivolte alle scarcerazioni
Bonafede è finito nell’occhio del ciclone per la gestione delle carceri. Con la crisi Covid- 19, prima ci sono state rivolte, con morti, nei penitenziari. Poi la scarcerazione dei boss. Già prima c’erano state le gaffe
( « quando del reato non si riesce a dimostrare il dolo, diventa un reato colposo » ; « gli innocenti non finiscono in carcere » ) fino alla polemica con il Pm Nino Di Matteo sulla mancata nomina di quest’ultimo a capo del Dap
RIFORMA DELLA PRESCRIZIONE Le censure sulla Spazzacorrotti
Fortemente voluta da Bonafede, durante il governo gialloverde, è la riforma della prescrizione, con l’interruzione dei termini, a partire dal 1° gennaio 2020. dopo la sentenza di primo grado, sia in caso di assoluzione che di condanna. Una riforma che ha portato poi quasi alla rottura il governo giallorosso. La riforma è contenuta nella legge “Spazzacorrotti”. “Spazzacorrotti”. Quest’ultima è stata censurata dalla Consulta sulla retroattività della norma
DIMISSIONI ECCELLENTI Le nomine del ministro
Nino Di Matteo, magistrato antimafia, ha accusato Bonafede di avergli negato nel 2018 la nomina a capo del Dap ( Dipartimento amministrazione penitenziaria) per pressioni ricevute da boss. Francesco Basentini, la persona scelta a capo del Dap nel 2018, si è dimessa pochi giorni fa dopo le polemiche sulla gestione delle carceri. Dopo lo “scandalo Palamara” si è dimesso anche il capo di gabinetto di Bonafede Fulvio Baldi