Procura di Brescia, primi indagati per l’epidemia
Il Pg di Brescia ha raccolto denunce contro i livelli regionali e nazionali
Il Pg di Brescia ha spiegato che nelle numerose denunce alle Procure del distretto di Corte d’appello di Brescia (Cremona, Bergamo e Mantova) sul caso Covid figurano anche rappresentanti del Governo e della Regione. Questi in riferimento alle delibere dell’8 marzo scorso con cui si chiedeva alle Rsa di istituire dei reparti Covid-19 e alla mancata istituzione della zona rossa nei comuni di Alzano Lombardo e Nembro.
Cominciano a prendere forma alcune inchieste sulla gestione dell’emergenza Covid delle procure di Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona, che si trovano all’interno del distretto della Corte d’appello di Brescia. Per questo ieri il Procuratore generale della Corte d’Appello di Brescia, Guido Rispoli, ha spiegato che i fascicoli sono sì «eterogenei» (vi sono quelli contro ignoti, quelli relativi a fatti non costituenti notizie di reato e quelli riguardanti esposti anonimi), ma ci sono anche i primi «modelli 21», in cui compaiono nomi veri e propri. Potrebbero figurare fra questi dirigenti ospedalieri delle strutture più colpite, come la Asst di Bergamo Est, ma anche dirigenti regionali che nei giorni del dibattito sulla possibile zona rossa a Alzano Lombardo e a Nembro (Bergamo) hanno preso la decisione di non chiudere l’ospedale in cui erano stati trovati i primi due pazienti positivi al coronavirus. Va cauto il Pg: «Stiamo indagando, non è già una valutazione di responsabilità», sottolinea.
Si parte dalle denunce principali. La prima è quella relativa alla mancata “chiusura” dell’ospedale di Alzano, in provincia di Bergamo, al centro della Val Seriana, zona in cui non è mai stata fatta una zona rossa, nonostante fosse al centro dell’attenzione politica regionale e nazionale per almeno 10 giorni, tra fine febbraio e inizio marzo. Secondo la ricostruzione, nei giorni successivi alla scoperta del primo caso a Codogno ( Lodi), emergono i primi due casi anche nella struttura ospedaliera di Alzano. I vertici informano la direzione sanitaria di Seriate ( che dipende dalla Asst di Bergamo, diretta da Francesco Locati), chiedendo la possibilità di chiudere l’ospedale. Da Seriate la richiesta viene girata alla direzione generale della Sanità della Regione Lombardia, guidata da Luigi Cajazzo.
La seconda vicenda al centro degli approfondimenti delle Procure riguarda la gestione delle Rsa, che una delibera regionale dell’8 marzo 2020 aveva trasformato in “centri di smistamento” di malati Covid in Lombardia (si chiedeva la possibilità di ospitare contagiati, dietro un supporto finanziario), pur continuando a svolgere il loro lavoro consueto con pazienti anziani, spesso malati cronici.
Nelle numerose denunce presentate alle Procure sono stati segnalati anche rappresentanti del Governo e della Regione.
Tra le persone che hanno presentato esposti ci sono parenti di deceduti, persone che si sono infettate fuori dagli ospedali e che lamentano «l’omissione e il ritardo ovvero l’erroneità delle cure prestate», o persone che invece si sono infettate negli ospedali e in Rsa dove si trovavano per ragioni di lavoro (personale delle pulizie) o per fare visita ai parenti e che lamentano «l’omessa adozione delle necessarie cautele preventive». Ci sono infine anche medici e infermieri delle strutture che affermano di aver contratto l’infezione «nell’esercizio delle loro funzioni e per mancanza di presidi preventivi».