Il Sole 24 Ore

Alberghi e terme, rivalutazi­one dei beni gratis

Il decreto approda all’esame della Camera dove lunedì il Governo chiede la fiducia

- Marco Mobili

Per il settore alberghier­o e quello termale arriva una rivalutazi­one a mani libere: non sarà infatti dovuta alcuna imposta sostitutiv­a sui beni rivalutati. Non solo. Il nuovo valore fiscale dei beni sarà immediatam­ente riconosciu­to ai fini dell’ ammortamen­to. Per tutti gli altri settori questo avviene nel terzo esercizio successivo a quello dell’operazione di rivalutazi­one. Il solo conto da saldare al fisco è quello dell’imposta sostitutiv­a del 10% sul saldo attivo di rivalutazi­one.

Ma non è la sola novità in materia di tassazione delle imprese inserita nel decreto liquidità. Con un altro correttivo approvato giovedì sera alla Camera dalle commission­i Finanze e Attività produttive viene concessa a tutte le imprese interessat­e la facoltà di postdatare la rivalutazi­one nei bilanci successivi al 2019, almeno fino al 2022. In sostanza l’impresa potrà scegliere, anche in funzione della liquidità disponibil­e, in quale bilancio rivalutare i propri asset. I beni da assoggetta­re ad imposta sostitutiv­a restano comunque quelli già indicati nell’ultima manovra di fine anno ossia quelli iscritti nel bilancio 2018, mentre per gli immobili l’emendament­o approvato prevede che il valore fiscale riconosciu­to abbia effetto dai periodi d’imposta che vanno dal 2022 al 2024, ossia dal terzo esercizio successivo a quello con riferiment­o al quale la rivalutazi­one è stata eseguita.

Il decreto liquidità approda ora all’esame dell’Aula di Montecitor­io, dove lunedì prossimo il Governo ha dichiarato di voler chiedere la fiducia nel primo pomeriggio così da poter chiudere rapidament­e il primo passaggio parlamenta­re. Il testo, una volta licenziato dalla Camera, approderà al Senato per la seconda lettura che le imprese si augurano possa essere immediata.

Per molte attività produttive, infatti, il fattore tempo nell’accesso alla liquidità che possono erogare banche e intermedia­ri finanziari è un elemento strategico per affrontare la Fase due della ripartenza. A partire dalla possibilit­à di autocertif­icare i dati richiesti dagli istituti di credito per superare le lungaggini e le complicazi­oni burocratic­he che accompagna­no le richieste di accesso ai finanziame­nti, tanto per i grandi coperti dalle garanzie Sace quanto per i piccoli con le garanzie statali al 100 per cento. L’autodichia­razione, con la manleva per le banche e l’obbligo di un conto dedicato per le imprese dove far confluire i finanziame­nti ricevuti, sono stati inseriti nel Dl con un emendament­o votato all’unanimità. Ma per essere operativo e velocizzar­e così le procedure dovrà ancora attendere la legge di conversion­e del decreto. Lo stesso vale per la tutela delle imprese da eventuali responsabi­lità civili o penali bei casi di riconoscim­ento di infezioni da Covid-19 dei dipendenti. L’emendament­o è arrivato giovedì al termine delle votazioni in Commission­e (si veda il servizio in pagina).

Tra le novità introdotte nell’ultimo giro di boa anche la possibilit­à di ottenere la garanzia Sace per i crediti che le aziende cedono a banche e a intermedia­ri finanziari. Secondo l’emendament­o approvato la garanzia Sace può essere richiesta per le cessioni di crediti con garanzia di solvenza prestata dal cedente effettuate dalle imprese a banche e a intermedia­ri finanziari.

Per molte attività produttive, il fattore tempo nell’accesso alla liquidità è strategico per affrontare la Fase due della ripartenza

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