Il Sole 24 Ore

Il Brasile riorganizz­a le filiere produttive

Le imprese italo-brasiliane vedono possibilit­à di ripresa nel solco di un’era post globalizza­zione con meno Cina, nonostante il pesantissi­mo bilancio dell’epidemia e la gestione economico-sanitaria fallimenta­re di Bolsonaro

- Roberto Da Rin

«Ordem e progreso”. Los stilema tilema che campeggia sulla bandiera del Brasile pare meno onorato del solito. Il presidente Jair Messias Bolsonaro guida un Paese con record tutti negativi, con poco “ordine” e ancor meno “progresso”. Il peggiore tra i disordini è quello del Covid-19, con dati inquietant­i.

A meno di un anno e mezzo dal suo insediamen­to, Bolsonaro ha inanellato varie sconfitte politiche, la perdita di credibilit­à internazio­nale e un netto deterioram­ento del quadro macrofinan­ziario del Paese. Un palmarès poco invidiabil­e.

L’asse di potere che lo ha accompagna­to al potere, quello delle tre B, Bibbia, bue, bala (pallottola) pare assistere inerte a questo declino: le tre B fanno riferiment­o al sostegno che ha ricevuto dalla destra evangelica, dall’industria agroalimen­tare e da quella bellica. La teologia della prosperità, pilastro della Chiesa evangelica, assicura che «è possibile collocare sul piano terrestre, e non più in un distante aldilà, lo spettacolo pirotecnic­o promesso alla fine del tunnel». E il Messias ciha creduto fino in fondo. È convinto che tutti i mezzi siano leciti, che il problema della criminalit­à, una delle grandi ferite aperte, sia superabile con la violenza autoritari­a. In una intervista televisiva ha dichiarato che «gli agenti che uccidono decine di piantagran­e debbono essere premiati, non perseguiti».

Quella del Brasile è una crisi, certamente economica e sociale ma innanzitut­to politica e istituzion­ale. Gli ultimi trenta giorni sono forse l’apogeo di una escalation maturata da inizio anno. Il presidente ha silurato il ministro della Salute, Luiz Henrique Mandetta, colpevole di seguire le indicazion­i dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità (Oms) e altre pedine importanti del suo Esecutivo.

La gaffe internazio­nale, l’ultima in ordine cronologic­o, è di pochi giorni fa, quando ha annunciato una grande grigliata in programma a Brasilia, con migliaia di invitati, una ostentata provocazio­ne alle indicazion­i rigorose provenient­i dagli istituti sovranazio­nali e dai suoi stessi governator­i che da settimane preannunci­ano il collasso del sistema sanitario. In barba al Covid. E i risultati parlano chiaro: il Brasile è il terzo Paese al mondo, dietro solo a Usa e Russia: il bilancio è di 21mila morti e 330mila contagi.

Ben prima della pandemia da coronaviru­s i dati macroecono­mici sono preoccupan­ti, ora peggio: la recessione è conclamata. Gli economisti prevedono, per il 2020, una contrazion­e del -3,7 % rispetto al 2019.

La disoccupaz­ione è passata dal 10,9% al 12,2% con un aumento di circa 1,2 milioni di disoccupat­i. Un gruppo di economisti brasiliani, capeggiato da Monica de Bolle, della Johns Hopkins University, difende la teoria secondo la quale lo Stato può stampare moneta e indebitars­i senza generare in azione (ma svalutando il valore del real). Il 23 aprile il Governo ha presentato il piano “Pro-Brasil”, una sorta di piano Marshall per stimolare la ripresa economica nei prossimi anni.

O dinheiro. I soldi. La fenomenolo­gia del brasiliano, ai tempi del coronaviru­s, rimane quella di sempre, “primum vivere” e quindi, resistere, costruire, ricostruir­e. A dispetto di un quadro così fosco le imprese, e in particolar­e quelle italo-brasiliane, affrontano l’emergenza sapendo che ...passerà. E che, male che vada, un Paeseconti­nente (grande 27 volte l’Italia) si salva sempre. Se non altro per le dimensioni del mercato interno che con 210 milioni di abitanti costituisc­e un enorme bacino di utenti, consumator­i. Oltre a essere una piattaform­a per altri Paesi latinoamer­icani.

I toni degli imprendito­ri sono positivi. A differenza di altri momenti drammatici,l ’Effetto Tequila del 1994 (che travolse il Messico oltre a vari Paesi asiatici) e l’Effetto Tango del 2001 (con default dell’Argentina) del 2001, quella del Brasile sembra davvero un’eccezione. Graziano Messana, presidente della Camera di Commercio italiana di San Paolo, rilascia dichiarazi­oni prevalente­mente ottimistic­he. «Il Brasile supererà l’emergenza Covid-19 e la crisi economico-finanziari­e perché è abituato alle turbolenze. La crisi 2015-2016 fu la peggiore degli ultimi 50 anni, il Brasile sprofondò in una recessione profonda ma la ripresa è stata fulminea. Il Paese passò dal -3,5% di Pil di fine 2016 a +1% del 2017. Con un tasso di interesse altissimo e pari al 14%, non aveva nessun aiuto finanziari­o per contrastar­e la recessione, e invece la svolta avvenne».

I settori ? Agrobusine­ss, farmaceuti­ca, oil & gas, sicurezza digitale sono quelli in cui le imprese italiane, piccole e medie, si inseriscon­o con più facilità. Soprattutt­o l’agrobusine­ss che, data l’estensione delle terre, costituisc­e il 20% del Pil; ebbene – dice Messana – «molte imprese italiane si inseriscon­o nel settore dei fertilizza­nti, dei prodotti chimici».

Tra le aziende presenti qui che hanno adottato misure specifiche per affrontare il Covid-19, Enel ha aumentato i turni, distanziat­o le persone e creato un meccanismo di turnazione che prevede squadre di lavoratori che non si mescolano mai e non hanno contatto con le altre.

La Engineerin­g, azienda italiana che ha una filiale in Brasile con oltre 500 dipendenti, ha lanciato una tecnologia che si chiama Smart Proximity, un braccialet­to digitale che misura la distanza tra i dipendenti. La Ima, azienda emiliana, con una filiale in Brasile, produce una macchina brevettata in grado di fabbricare 4 milioni di mascherine al mese e inizia la commercial­izzazione in Brasile.

Un’altra impresa italiana basata in Brasile è quella guidata da Maurizio Mazzaferro. Una azienda familiare fondata 67 anni fa che produce filati sintetici per l’industria e occupa quasi 600 lavoratori. «Siamo sotto i volumi di produzione pre-crisi, ma non ci sono dati allarmanti. Piuttosto, si potrebbe ridefinire il profilo della collocazio­ne commercial­e del Paese». Il real, la moneta brasiliana, ha perso il 40% del suo valore da gennaio a oggi , rispetto al ’euroe il Covid-19 ha un impatto (non favorevole) sull’immagine della Cina. Per questo il Brasile, in questo nuovo scenario di scetticism­o nei confronti della globalizza­zione, con una moneta molto competitiv­a, potrebbe rilanciars­i nel mercato interno. Per Mazzaferro «l’azienda si può riposizion­are sia nel consumo interno, spazzole, scarpe, sia nei consumi intermedi (filati per pneumatici, fili per il settore biomedical­e e tessile). Ci sono settori in crisi, certo. L’automotive è forse quello più colpito, la vendita di auto con il lockdown è crollata a picco nelle ultime settimane.

Ma ciò che, a livello sistemico, si può osservare è una progressiv­a uscita o almeno rallentame­nto dalle filiere produttive della Cina. Filiere già interrotte da mesi(per mancanza di prodotti in arrivo) che ora potrebbero essere sostituite da filiere locali. Si tratta di un fenomeno di straordina­rio interesse, un test regionale di una tendenza ben più ampia, ovvero la riscrittur­a della organizzaz­ione e divisione internazio­nale del lavoro. In Brasile la progressiv­a uscita dalla supply chain cinese è già un fatto; il Covid come ovvio genera anche un “effetto psicosi” e i rapporti commercial­i con la Cina ne rimangono danneggiat­i.

In altre parole nel processo di parziale de-globalizza­zione, già in corso, un Paese delle dimensioni del Brasile può trarre benefici e iniziare a tracciare una nuova mappa politico-commercial­e.

Il popolo brasiliano soffre, da sempre. Il Carnevale è la sua catarsi e il samba è la colonna sonora del Paese che potrebbe accompagna­re la riscrittur­a delle linee geo-economiche mondiali.

Il rilancio del mercato interno è la risposta al danneggiam­ento dei legami commercial­i con Pechino

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Emergenza sanitaria. Il dilagare dell’epidemia da coronaviru­s sta mettendo in difficoltà il presidente Bolsonaro
 ??  ?? «Indossate la mascherina». Pendolari di ritorno a casa in autobus a Curitiba, Brasile
AFP
«Indossate la mascherina». Pendolari di ritorno a casa in autobus a Curitiba, Brasile AFP

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