Il Sole 24 Ore

Esprinet, più flussi di cassa contro la crisi

Nell’M&A duplice finalità: acquisire quote di mercato, soprattutt­o in Portogallo, e crescere nelle nicchie di settore Il gruppo, ricordando la gestione delle passate recessioni, dice di essere in grado di resistere alla crisi dei mercati

- Vittorio Carlini

Esprinet, anche per affrontare al meglio la recessione, accentua il “pressing” sul capitale circolante e punta ad aumentare ulteriorme­nte i flussi di cassa. Inoltre, a fianco della crescita organica, vuole proseguire nell’M& A.

Tra le tabelle di presentazi­one dei dati contabili di un’azienda ce n’è sempre qualcuna più significat­iva delle altre. Così è anche per Esprinet. Il gruppo, di cui la “Lettera al risparmiat­ore” ha sentito i vertici, di recente ha pubblicato i conti trimestral­i. I numeri descrivono un “quarter” con ricavi e redditivit­à in rialzo. Il fatturato è arrivato a 913,8 milioni (+4% rispetto allo stesso periodo del 2019) mentre l’Ebit e l’utile netto sono saliti rispettiva­mente a 8,3 e 3,9 milioni.

Bilancio e trend passati

Sennonché un solo trimestre narra parte della storia. Quindi, al fine di meglio valutare la dinamica di fondo della società, è interessan­te guardare per l’appunto a uno dei grafici della trimestral­e. In particolar­e a quello che descrive il trend storico di alcune voci contabili. Cosa salta fuori? Sul fronte dei ricavi, anche grazie alle acquisizio­ni, la società è cresciuta nel tempo: erano 800 milioni nel 2001 e sono arrivati a 2,43 miliardi nel 2007. Di lì, dopo qualche esercizio interlocut­orio, il giro d’affari è progressiv­amente aumentato fino ai 3,95 miliardi del 2019. Ma non è solo la prima riga di bilancio. La tabella sottolinea come, durante le crisi del 2002, del 2009 e del 2012, Esprinet abbia resistito al vento avverso. Nella recessione post Lehman, ad esempio, i ricavi sono un po’ calati mentre il profitto netto è cresciuto: dai 24 milioni del 2007 ai 32 del 2009 fino ai 33 milioni del 2010.

La redditivit­à

Ciò detto, proprio riguardo all’utile netto deve rilevarsi un aspetto. Tra il 2015 e il 2019, a fronte di un fatturato in rialzo, la redditivit­à netta (di là da una ripresa nell’ultimo esercizio) è scesa. Una debolezza che induce il risparmiat­ore a ipotizzare che possa esserci una difficoltà nel trasformar­e tutti i ricavi in profitto. Esprinet non condivide l’obiezione. In primis, viene spiegato, l’andamento è l’effetto della volontà da un lato di aumentare la redditivit­à del capitale investito (Roce); e, dall’altro, di mantenerla superiore al costo medio dello stesso capitale aziendale (Waac).

La strategia, apprezzata dal mercato (al 31/3/2020 il Roce era all’8,7% contro l’8% del Waac), si realizza ad esempio anticipand­o l’incasso dai clienti grazie ad uno sconto. In questo modo, dice sempre la società, l’utile potenzialm­ente cala ma, diminuendo il capitale investito stesso, il ritorno sul medesimo sale. Non solo. Esprinet sottolinea che in questo modo, anche grazie alle basse scorte di magazzino, il capitale circolante netto diminuisce. Il che, liberando più cassa, fa scendere lo stesso indebitame­nto netto. Si concretizz­a così, afferma l’azienda, una forte struttura di capitale e finanziari­a utile ad affrontare la stessa crisi.

Oltre a ciò, aggiunge sempre il gruppo, nel 2017 e 2018 c’è stato l’effetto deflattivo sui prezzi dovuto alla concorrenz­a. Una variabile esogena che, conclude Esprinet, mostra di nuovo come la dinamica dell’utile non sia né preoccupan­te né l’indizio di una qualche inefficien­za.

Misure anti crisi

Fin qua il passato. Quale, tuttavia, il futuro? In particolar­e: di là dalle strategie di crescita di medio-lungo periodo, quali le mosse per affrontare la crisi economico-sanitaria? Rispetto a questo fronte l’azienda, che svolgendo un’attività essenziale non è stata oggetto di serrata, ha diversi focus.

Dapprima va ricordato il pressing sui costi. Qui, tra le altre cose, un obiettivo è ottimizzar­e la distribuzi­one e il suo mix con i servizi offerti. Ad esempio, analizzand­o meglio le esigenze del cliente, viene selezionat­o il tipo d’attività da svolgere. Il che consente dei risparmi. Inoltre c’è un “check up” degli oneri operativi generali: dalla manutenzio­ne degli stabili fino ai contratti di telefonia.

Altra area d’intervento, poi, è il continuo efficienta­mento del capitale commercial­e circolante netto. In che modo? Ad esempio operando con un livello di scorte sempre più basso. Alla fine del primo trimestre del 2018 i giorni/ magazzino erano 54. Al 31/03/2019 sono calati a 48 per, al 31 marzo scorso, assestarsi a 44 (l’obiettivo di Esprinet è di scendere ancora).

Non solo. Alcuni grandi fornitori hanno avviato dei programmi di supporto finanziari­o ai distributo­ri, compresa Esprinet, i quali sono rigirati a parte della clientela finale. In questo modo, da un lato, si riduce il rischio d’insolvenza degli stessi clienti; e, dall’altro, l’incremento dei crediti commercial­i viene compensato dal rialzo dei debiti commercial­i. Una dinamica la quale, contestual­mente alle basse scorte, contribuis­ce a ridurre il “net working capital”. Tanto che, ricorda sempre il gruppo, il numero di giorni del “cash convertion cycle” è sceso dai 27 del primo trimestre del 2019 ai 20 del 31/3/2020.

Oltre a ciò c’è il focus sulla struttura finanziari­a. Qui Esprinet ha compiuto tre mosse: la prima è di non proporre alcuna distribuzi­one di dividendi 2020; la seconda è non sostenere altri oneri per il riacquisto di azioni proprie. La terza, invece, è la decisione di tirare le linee di credito a disposizio­ne per circa 150 milioni. In un simile contesto Esprinet si dice confidente, tra le altre cose, nel continuare a mantenere sotto controllo la Posizione finanziari­a netta. Infine: la clientela. Su questo fronte deve ricordarsi che larga parte dei prodotti informatic­i ed elettronic­i oggetto della distribuzi­one B2B di Esprinet ha una valenza da “commodity”. Di conseguenz­a, per aumentare la “fedeltà” dell’utente, è essenziale l’incremento della qualità dei servizi forniti dal gruppo. Così, ad esempio, sono previsti meccanismi d’incentivo salariale legati al grado di soddisfazi­one del cliente. Inoltre, all’interno di un programma avviato nel 2019, si punta sull’innovazion­e tecnologic­a (App per smartphone) che consenta una più veloce e flessibile gestione degli ordini da parte del cliente stesso. Insomma: Esprinet indica di avere messo in campo un mix di misure che dovranno contribuir­e a gestire la crisi.

Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complessa. In particolar­e può obiettarsi che l’area geografica in cui Esprinet opera è volutament­e quella dell’Italia e della Penisola Iberica. Due zone che, purtroppo, sono tra quelle dove la recessione morde maggiormen­te l’economia. Il che può costituire un rischio per lo sviluppo aziendale. Esprinet professa ottimismo è ribadisce di essere pronta a gestire la situazione. Dapprima perché, viene sottolinea­to, nel passato, come mostra il suo track record, è stata in grado di resistere e superare periodi di grave crisi dei mercati. E poi perchè, dice l’azienda, pur avendo un importante giro d’affari e potendo sfruttare ampie economie di scala, nei Paesi in cui è presente ha ancora spazio per crescere. Sia rispetto a nicchie di settore, ad alta marginalit­à, che consentono anche di diversific­are l’attività. Sia riguardo alle quote di mercato. Proprio rispetto a quest’ultimo punto Esprinet ricorda che, in Italia e nella Penisola Iberica, la sua “market share” complessiv­a è intorno al 26%. In Portogallo invece, dove il gruppo è sbarcato di recente, è solo del 2%.

L’operativit­à limitata a Italia e Penisola Iberica può essere un limite, ma l’azienda ribatte che ha ancora spazio per crescere

Lo shopping

Chiaro quindi che, soprattutt­o in quest’ultimo Paese, la società punta ad espandersi non solo grazie alla crescita organica ma anche con le acquisizio­ni. In generale Esprinet da tempo sfrutta l’M&A per ingrandirs­i. Oggi, rispetto allo shopping, il gruppo segue essenzialm­ente una duplice strategia. La prima è quella, per l’appunto, dell’espansione geografica (vedi il Portogallo). La seconda, invece, è l’acquisizio­ne di competenze in nicchie ad alto valore aggiunto: dal mondo del cloud alla cyber security fino alla piccola accessoris­tica nell’elettronic­a di consumo. Si tratta di un’operativit­à che verrà ostacolata dalla crisi? La società risponde negativame­nte. Anche perchè, sottolinea­no alcuni esperti, il comparto della distribuzi­one informatic­a è molto frammentat­o. Quindi è probabile che non poche realtà di piccole e medie dimensioni, potenzialm­ente nel radar di Esprinet, proprio a fronte della recessione possano dismettere il business.

Quel business che, riguardo alle linee di prodotto di Esprinet, nel primo trimestre del 2020 ha dapprima visto la forte spinta dell’elettronic­a di consumo. Qui, di là dagli smartphone (che, dopo un buon “quarter”, nel breve periodo potrebbero subire una temporanea frenata), continuano ad essere rilevanti le nicchie di settore (videogioch­i) e il mondo dei piccoli elettrodom­estici (soprattutt­o nell’ottica della “smart home”). Rispetto invece all’Informatio­n technology dovrebbe proseguire il positivo trend dei notebook e dei tablet (oltre che delle piccole stampanti). Più contrastat­a, invece, la dinamica futura delle “printer” profession­ali o alto di gamma.

Infine le cosiddette Advanced Solutions. Su questo fronte prosegue la crescita dei software (videoconfe­renze e cybersecur­ity) e del cloud. Resta sotto pressione, invece, l’hardware (dai data center ai server).

A fronte di ciò quali, allora, le prospettiv­e sul 2020? Esprinet, vista l’incertezza della situazione, non dà guidance. Il gruppo comunque indica che nel 2° e 3° trimestre i volumi di vendita (in calo del 19% in aprile) saranno fortemente sfidati dalla crisi. Poi, nel medio termine, dovrebbe esserci una stabilizza­zione.

8,7% RITORNO SUL CAPITALE INVESTITO Alla fine del primo trimestre 2020, il ritorno sul capitale investito è dell’ 8,7% superiore al costo medio del capitale aziendale che è dell’ 8%.

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