Un fiume di risorse per la ripresa cinese
Cruciale la gestione dei fondi a livello locale per evitare gli errori del 2008
A creare timori sulla ripresa cinese non è solo la mancanza di un target di Pil per il 2020. Il Work report presentato alla Plenaria del Parlamento dal premier Li Keqiang, il più smilzo della storia recente, appena 24 pagine, disegna a metà anno uno scenario tale da riportare le lancette dello sviluppo di Pechino a 12 anni fa.
Concentrarsi sulla domanda e sullo sviluppo interni: è questo il nuovo mantra. La pandemia, come e più del crack Lehman Brothers, sta giocando infatti un ruolo chiave nell’inversione di rotta della strategia cinese: disoccupazione, lotta alla povertà, difesa delle Pmi ridiventano le priorità da garantire grazie al finanziamento di opere infrastrutturali, innanzitutto sul fronte delle macroaree regionali ( per la prima volta, nero su bianco, si parla di ”qualità” della Belt and road initiative, l’asset principale del nuovo Go Global cinese e l’impressione è che i fondi destinati alla BRI saranno ricalibrati).
Politica fiscale, monetaria e investimenti, sono, invece, i tre pilastri che davvero non sarà facile tenere in equilibrio. Questo è il primo grande scivolone del Pil in quarant’anni di storia della Cina moderna, c’è da arginare il virus che continua a circolare e, infatti, almeno un centinaio di milioni di persone sono in lockdown soltanto nel Nord-Est, il National Bureau of Statistics ha rivelato che la disoccupazione giovanile (16-24 anni) a marzo era del 13,8% e forse anche più alta, le filiere dell’export rischiano di frantumarsi con effetti deleteri per fatturato delle aziende e posti di lavoro.
Oggi a Pechino Nin Jingzhe,il potente vice della National development reform commission (NDRC), braccio armato del partito per le riforme, entrerà nel dettaglio della strategia degli investimenti.
Ma Pechino ha in mente soprattutto di ridurre ancora sotto lo 0,6% il tasso di povertà, negli ultimi anni la riduzione annuale della povertà è stata di oltre 10 milioni, e proprio in questo campo il Covid-19 ha infierito più duramente.
Nella strategia emergenziale i rischi sono simili a quelli del 2008, disperdere energie e fondi, molte risorse saranno infatti dirottate sugli enti locali, il rapporto deficit/Pil di quest’anno è stimato oltre il 3,6 %, con un aumento del deficit di mille miliardi di yuan rispetto allo scorso anno, mentre saranno emessi un mille miliardi di yuan di titoli di Stato soltanto per il controllo dell’epidemia.
Queste sono misure straordinarie per un tempo insolito, ovviamente, ma è importante sottolineare che i fondi pubblici «sono di natura pubblica e che non possono essere trattenuti o deviati per usi non designati». Pechino sa che non potrà ripetere gli errori del passato.
Offerta di moneta M2 e i finanziamenti aggregati, tasso di cambio RMB stabile a un livello adattivo ed equilibrato, riduzione di aliquote IVA e della quota dell’assicurazione di vecchiaia di base dei dipendenti pagata dalle imprese e ulteriori tagli di tasse e commissioni di circa 500 miliardi di yuan aumentano la dote in palio. Il pagamento delle imposte sul reddito delle società da parte di micro e piccole imprese e lavoratori autonomi sarà rinviato al prossimo anno. Tutte misure che vedranno ulteriori risparmi di oltre 2.500 miliardi di yuan per le imprese durante tutto l’anno. Le banche saranno incoraggiate ad aumentare sostanzialmente i prestiti, quelle commerciali dovrebbero concentrarsi sulle microimprese. Verranno emessi 3.750 miliardi di yuan di speciali titoli di stato locali, con un aumento di 1,6 trilioni di yuan rispetto allo scorso anno. Verrà raccolta la percentuale di obbligazioni speciali che possono essere utilizzate come capitale per progetti e 600 miliardi di yuan saranno destinati agli investimenti nel bilancio del Governo centrale.
Un fiume di denaro che andrà anche a sostenere «nuovi tipi di infrastruttura», in particolare reti di informazione di prossima generazione con espansione delle applicazioni 5G a nuove forme di urbanizzazione. Poco si dice di quella che Huang Shouhong, coordinatore tecnico del Report, ha definito «un’arma magica per i grandi successi della Cina negli ultimi 40 anni». Vale a dire, le tanto enfatizzate riforme.