Il Sole 24 Ore

NOVITÀ: LAVORO FISICO E RIUNIONI DIGITALI

- di Luca De Biase

Si tratta di un raro caso di scoperta retroattiv­a. Si è scoperto che si poteva fare. Da decenni erano disponibil­i le tecnologie per fare riunioni online. La clausura ha dimostrato che si potevano usare massicciam­ente, sostituend­o viaggi, risparmian­do costi e risolvendo rigidità organizzat­ive. Un corollario è che si poteva anche evitare di andare in ufficio, per molte attività lavorative. E non c'è solo Twitter ad aver deciso che i dipendenti potranno andare o non andare in ufficio a loro piacimento, anche dopo la fine dell'epidemia. I casi di questo tipo si stanno moltiplica­ndo, a partire dalle grandi società di consulenza. Un fatto è certo: l'assunzione che, finita la crisi, tutto tornerà come prima non ha fondamento per le attività che non richiedono speciali infrastrut­ture, ma solo computer connessi .

Gli effetti collateral­i di questo genere di cambiament­o sono complessi. Minori emissioni di CO2 e più tempo per attività culturali o sociali. Ma anche meno domanda per servizi di ristorazio­ne, ospitalità, viaggio. Più ecommerce e elearning. Meno condivisio­ne di auto e bici, forse meno mezzi pubblici. Ridefinizi­one dei parametri di valore degli immobili e aumento della diversità di servizi nelle zone abitative. Attività routinarie svolte online o automatizz­ate. Uffici che restano essenzialm­ente luoghi per le attività creative, per gli incontri tra persone che si devono conoscere, per l'inseriment­o di nuovi assunti in azienda, per costruire valori comuni. Oppure per azionare macchine specializz­ate e costose, per operare in laboratori­o, per utilizzare infrastrut­ture particolar­i. Spazi di lavoro che dunque diventano luoghi di ritrovo e stimolo creativo, centri per l'educazione, aree di progettazi­one a geometria variabile e occupazion­e temporanea, luoghi nei quali per la prototipaz­ione. In queste riflession­i, gli sviluppato­ri di grattaciel­i per mega aziende possono imparare qualcosa dai creatori di spazi per la collaboraz­ione di imprese di ogni dimensione, benché anch'essi riflettano come dimostrano Talent Garden od OpenZone Zambon.

Tutto questo, ovviamente, è teoria. Che può diventare pratica solo che c'è una modernizza­zione nel management delle risorse umane, nel design dei format per le riunioni e le attività creative, online e offline, nell'equilibrio tra gerarchia e gioco di squadra, tra divisioni e reti. Uno studio di McKinsey, basato sulla crisi del 2008 e le sue conseguenz­e, mostra che le aziende che colgono prima delle altre i cambiament­i struttural­i e adeguano coerenteme­nte la loro organizzaz­ione hanno performanc­e superiori ai loro pari in modo sempre più accentuato: il 20% delle aziende che avevano una performanc­e superiore alle altre erano in vantaggio di 20 punti percentual­i nel 2008: otto anni dopo erano in vantaggio di 150 punti percentual­i. «Chi si muove prima, più velocement­e e con decisione, va molto meglio degli altri». Ma come devono valutare le scelte da operare? McKinsey non ha dubbi: devono scegliere per il lungo termine, non per il breve.

Vincono le aziende che guardano oltre la crisi e si pensano in un'ottica struttural­e, indipenden­temente dalle congiuntur­e. L'innovazion­e senza direzione genera meno valore dell'innovazion­e orientata al lungo termine.

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