Non solo Hertz: 323 miliardi i debiti societari ad alto rischio
Più che triplicato il valore del debito corporate ad alta probabilità d’insolvenza
Il fallimento della multinazionale dell’autonoleggio Hertz, che sabato ha dichiarato “Chapter 11” sulle attività in Stati Uniti e Canada, rappresenta il primo default eccellente da pandemia. Ed è probabile che non sarà l’unico. D’altronde anche con la fine del lockdown e la fase 2 è difficile ipotizzare un ritorno alla normalità per alcuni settori particolarmente colpiti dalla pandemia come le linee aeree, il noleggio auto a breve termine, il turismo e altri. Per molte di queste aziende il lockdown ha comportato una drastica riduzione (se ( se non un azzeramento) del fatturato che ha comportato un immediato peggioramento degli indicatori di sostenibilità del debito.
L’impennata dei cds
Un termometro che fotografa l’impatto sul debito societario della pandemia è il mercato dei credit default swap, i derivati che vengono utilizzati per assicurarsi sull’insolvenza sul debito. Le quotazioni si sono impennate da quando è iniziata l’emergenza Covid19: a inizio anno il costo medio dei cds sull’insolvenza a 5 anni di un bond ad alto rischio (high yield) viaggiava intorno ai 245 punti base per i titoli quotati in dollari e 152 per quelli in euro. Oggi stiamo in media sugli 850 punti per i titoli quotati in dollari e sui 455 punti per quelli quotati in euro. I prezzi sono aumentati rispettivamente del 250 e del 200% ed è aumentata nettamente la platea delle società ad elevato rischio default. Quelle cioè con un premio dei cds a 5 anni superiore ai 1000 punti base. All’inizio dell’anno - stando a un’elaborazione che Il Sole 24 Ore ha fatto su dati S&P Market Intelligence - ce ne erano in tutto il mondo 23 per circa 100 miliardi di dollari di relativo debito. Oggi se ne contano 57 per un controvalore di debito lordo di 323 miliardi di dollari di cui 158 rappresentato da bond senior.
Il grosso di queste aziende ha sede negli Stati Uniti ( 31 società per 225,6 miliardi di debito). Un primato che si spiega alla luce della maggior propensione a far ricorso ai mercati finanziari che c’è oltreoceano rispetto per esempio all’Europa, tradizionalmente più bancocentrica.
I settori più colpiti
Tra i settori più rappresentati in questa lista di aziende ad alto rischio default ci sono quelli più direttamente penalizzati dalla pandemia a partire dal trasporto aereo con i tre colossi Usa American Airlines, United Airlines e Delta che spiccano nella lista soprattutto per l’elevato controvalore del debito ( quasi 72 miliardi in 3). Tra le tre quella messa peggio è sicuramente American Airlines. Il rischio default della compagnia, che ha un debito di oltre 33 miliardi di dollari, viene percepito come a breve scadenza dato che il prezzo dei cds a un anno (6500) ( 6500) sono superiori a quelli dei cds a 5 anni ( 4100). A preoccupare gli investitori è la solvibilità a breve della compagnia che tra un mese circa dovrà rifinanziare 3,7 miliardi di dollari. Soffrono le compagnie aeree, soffre l’industria aeronautica. Particolarmente critica la situazione della canadese Bombardier (9,8 miliardi di dollari il debito) che è reduce da un bilancio 2019 chiuso con una perdita da 1,8 miliardi.
In forte crisi è anche il settore dell’autonoleggio a breve termine il cui giro d’affari è strettamente correlato al traffico aeroportuale. La situazione finanziaria delle multinazionali del settore è drasticamente peggiorata con il lockdown. La prima vittima eccellente è stata Hertz che sabato scorso si è dichiarata insolvente sulle attività negli in Canada e Stati Uniti. Ma non se la passano troppo bene neppure i concorrenti come Avis (i ( i cds a 5 anni quotano 1500 punti) o la francese Europcar ( 1959) che tuttavia non hanno avuto gli immediati problemi di debiti in scadenza che hanno portato Hertz all’insolvenza.
Il blocco della monibilità mette ovviamente in crisi il comparto turistico e in particolare due colossi del business delle crociere come Royal Caribbean e Carnival (11 ( 11 miliardi di debito ciascuna).
Fuori dal comparto turistico sotto pressione è il comparto Oil&Gas che ha risentito del collasso dei prezzi del greggio sceso sotto zero a marzo sul Wti. Molte aziende del settore, perlopiù shale- company americane, erano già in difficoltà da tempo sul fronte del debito e con la crisi Covid sembrano chiaramente avviate verso l’insolvenza.