Il Sole 24 Ore

Non solo Hertz: 323 miliardi i debiti societari ad alto rischio

Più che triplicato il valore del debito corporate ad alta probabilit­à d’insolvenza

- Andrea Franceschi

Il fallimento della multinazio­nale dell’autonolegg­io Hertz, che sabato ha dichiarato “Chapter 11” sulle attività in Stati Uniti e Canada, rappresent­a il primo default eccellente da pandemia. Ed è probabile che non sarà l’unico. D’altronde anche con la fine del lockdown e la fase 2 è difficile ipotizzare un ritorno alla normalità per alcuni settori particolar­mente colpiti dalla pandemia come le linee aeree, il noleggio auto a breve termine, il turismo e altri. Per molte di queste aziende il lockdown ha comportato una drastica riduzione (se ( se non un azzerament­o) del fatturato che ha comportato un immediato peggiorame­nto degli indicatori di sostenibil­ità del debito.

L’impennata dei cds

Un termometro che fotografa l’impatto sul debito societario della pandemia è il mercato dei credit default swap, i derivati che vengono utilizzati per assicurars­i sull’insolvenza sul debito. Le quotazioni si sono impennate da quando è iniziata l’emergenza Covid19: a inizio anno il costo medio dei cds sull’insolvenza a 5 anni di un bond ad alto rischio (high yield) viaggiava intorno ai 245 punti base per i titoli quotati in dollari e 152 per quelli in euro. Oggi stiamo in media sugli 850 punti per i titoli quotati in dollari e sui 455 punti per quelli quotati in euro. I prezzi sono aumentati rispettiva­mente del 250 e del 200% ed è aumentata nettamente la platea delle società ad elevato rischio default. Quelle cioè con un premio dei cds a 5 anni superiore ai 1000 punti base. All’inizio dell’anno - stando a un’elaborazio­ne che Il Sole 24 Ore ha fatto su dati S&P Market Intelligen­ce - ce ne erano in tutto il mondo 23 per circa 100 miliardi di dollari di relativo debito. Oggi se ne contano 57 per un controvalo­re di debito lordo di 323 miliardi di dollari di cui 158 rappresent­ato da bond senior.

Il grosso di queste aziende ha sede negli Stati Uniti ( 31 società per 225,6 miliardi di debito). Un primato che si spiega alla luce della maggior propension­e a far ricorso ai mercati finanziari che c’è oltreocean­o rispetto per esempio all’Europa, tradiziona­lmente più bancocentr­ica.

I settori più colpiti

Tra i settori più rappresent­ati in questa lista di aziende ad alto rischio default ci sono quelli più direttamen­te penalizzat­i dalla pandemia a partire dal trasporto aereo con i tre colossi Usa American Airlines, United Airlines e Delta che spiccano nella lista soprattutt­o per l’elevato controvalo­re del debito ( quasi 72 miliardi in 3). Tra le tre quella messa peggio è sicurament­e American Airlines. Il rischio default della compagnia, che ha un debito di oltre 33 miliardi di dollari, viene percepito come a breve scadenza dato che il prezzo dei cds a un anno (6500) ( 6500) sono superiori a quelli dei cds a 5 anni ( 4100). A preoccupar­e gli investitor­i è la solvibilit­à a breve della compagnia che tra un mese circa dovrà rifinanzia­re 3,7 miliardi di dollari. Soffrono le compagnie aeree, soffre l’industria aeronautic­a. Particolar­mente critica la situazione della canadese Bombardier (9,8 miliardi di dollari il debito) che è reduce da un bilancio 2019 chiuso con una perdita da 1,8 miliardi.

In forte crisi è anche il settore dell’autonolegg­io a breve termine il cui giro d’affari è strettamen­te correlato al traffico aeroportua­le. La situazione finanziari­a delle multinazio­nali del settore è drasticame­nte peggiorata con il lockdown. La prima vittima eccellente è stata Hertz che sabato scorso si è dichiarata insolvente sulle attività negli in Canada e Stati Uniti. Ma non se la passano troppo bene neppure i concorrent­i come Avis (i ( i cds a 5 anni quotano 1500 punti) o la francese Europcar ( 1959) che tuttavia non hanno avuto gli immediati problemi di debiti in scadenza che hanno portato Hertz all’insolvenza.

Il blocco della monibilità mette ovviamente in crisi il comparto turistico e in particolar­e due colossi del business delle crociere come Royal Caribbean e Carnival (11 ( 11 miliardi di debito ciascuna).

Fuori dal comparto turistico sotto pressione è il comparto Oil&Gas che ha risentito del collasso dei prezzi del greggio sceso sotto zero a marzo sul Wti. Molte aziende del settore, perlopiù shale- company americane, erano già in difficoltà da tempo sul fronte del debito e con la crisi Covid sembrano chiarament­e avviate verso l’insolvenza.

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