Discesa di Atlantia in Aspi Si tratta su transazione e quote
Il governo cerca modalità per favorire la cessione dei Benetton. Posizioni distanti nella maggioranza: M5S vuole fuori Atlantia, Pd e Italia viva accettano quota di minoranza
La cessione di Autostrade per l’Italia da parte dei Benetton potrebbe favorire la definizione del dossier mediante una transazione. Questa è la posizione del governo: la trattativa con Atlantia è aperta e riguarda proprio le modalità di transazione e le quote azionarie che la holding holding manterrebbe nell’azionariato di Aspi. L’ipotesi resta quella di una cordata di investitori istituzionali, guidata da Cdp con F2i e fondi previdenziali, che acquisirebbe il controllo della società concessionaria.
Ma su tutti questi aspetti, niente affatto secondari, nella maggioranza le posizioni ancora divergono: da un lato i Cinque Stelle, disposti ad ammainare la bandiera della revoca della concessione soltanto facendo uscire del tutto Atlantia dalla gestione della rete autostradale; dall’altro Pd e Italia Viva, che invece potrebbero accontentarsi anche del passaggio in minoranza della holding (dall’88% attuale a sotto il 50%).
Il vertice di ieri a Palazzo Chigi convocato da Giuseppe Conte ha visto per la prima volta riuniti tutti i partiti della maggioranza intorno a un tavolo: la ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, il titolare dell’Economia Roberto Gualtieri, e i capidelegazione Alfonso Bonafede, Dario Franceschini, Roberto Speranza e Maria Elena Boschi (in ( in sostituzione per Iv della ministra Teresa Bellanova). « La riunione è tornata utile per fornire a tutti i rappresentanti del Governo un puntuale aggiornamento sullo stato della procedura e sui vari aspetti di questo delicato dossier», informano fonti di Palazzo Chigi in serata. «Nei prossimi giorni si completeranno alcuni approfondimenti che consentiranno di definire la posizione ultima del Governo ». » .
Il punto di partenza della discussione è stato proprio l’istruttoria conclusa da De Micheli e inoltrata al premier settimane fa. Un rapporto che riconosce le «forti criticità» della precedente gestione Aspi targata Castellucci e ipotizza tre strade: la procedura di revoca, appunto, ufficialmente l’obiettivo M5S (ieri a rimarcarlo è stata Paola Taverna: «Desta stupore che ci sia ancora qualcuno che nutra dei dubbi»); la revisione della concessione con taglio delle tariffe, investimenti e opere compensative, che era stata contemplata in questi mesi; infine, il passaggio n minoranza di Atlantia in Aspi, dall’88% a ben sotto il 50%.
Che quest’ultima sia la mediazione a cui si lavora è ormai chiaro, a maggior ragione dopo il rialzo dei toni dei giorni scorsi innescato dalla minaccia di Atlantia di sospendere investimenti straordinari per 14,9 miliardi e di passare alle vie legali. Il pressing per una decisione celere si è fatto asfissiante. Da qui l’accelerazione impressa dal premier. Con tutte le incognite che però l’operazione di «vendita negoziata», come la definiscono fonti di maggioranza, comporta. Nel disegno M5S lo Stato deve tornare il gestore di Autostrade e la cordata di investitori istituzionali dovrebbe presentare un’offerta vincolata ad Atlantia per rilevare la società (o la sua netta maggioranza). Il vincolo immaginato dai Cinque Stelle sarebbe ancorato a cinque punti: il pagamento da parte di Autostrade delle spese di ricostruzione del ponte Morandi e del risarcimento alle famiglie per 500 milioni, il pagamento di altri 2 miliardi a titolo di risarcimento danni nei confronti dello Stato da impiegare per investimenti nel territorio di Genova, la riduzione delle tariffe autostradali del 5-10%, la gratuità dei pedaggi sul tratto del capoluogo ligure e il ritiro di tutte le cause civili intraprese da Aspi nei confronti del Governo.
Il confronto è appena avviato, anche se la partita dovrebbe concludersi nei prossimi giorni. La disponibilità di Atlantia a cedere quote è sul piatto, ma il Governo considera irricevibile la richiesta di far precedere l’operazione da una modifica dell’articolo 35 del Milleproroghe. Anche perché richiederebbe tempi lunghissimi, quelli che anche Atlantia non vuole. Sull’accordo continuano a scommettere i mercati: ieri il titolo della holding ha chiuso in rialzo da 3,68% a 15,08 euro.
La partita dovrebbe concludersi nei prossimi giorni. Sul piatto la disponibilità della società ad abbandonare il controllo