«La Cassa integrazione va prorogata a tutto il 2020»
La Cassa integrazione per tutto il 2020, l’abbattimento dei costi di gestione delle attività, un intervento per far sì che arrivino i rimborsi da Alitalia, chiarimenti e garanzie sui rimborsi alle scuole per i mancati viaggi di istruzione. Si possono riassumere in questi quattro punto le richieste che arrivano dal mondo delle agenzie di viaggi. Ne parla, senza nascondere il senso di impotenza e disperazione, Maricetta Amato, 40 anni, palermitana, socia con altre due donne dell’agenzia Tmo Travel, specializzata in viaggi di istruzione: quattro addetti e un tirocinante prima del lockdown, «quasi tre milioni di fatturato l’anno scorso e quest’anno zero» dice Maricetta. Un’agenzia, tutto sommato piccola, che fa parte di un coordinamento regionale fatto da almeno 300 aziende del settore (tra agenzie e tour operator): rischiano di non riaprire più. «Prima del lockdown avevamo pianificato due nuove assunzioni - spiega Maricetta - ma abbiamo dovuto bloccare tutto». Le mancate assunzioni fanno il paio con i possibili (ma che a loro sembrano probabili) licenziamenti: «Noi chiediamo che la Cassa integrazione sia prorogata a tutto il 2020 - dice ancora Maricetta - pensiamo che costi meno la Cig della Naspi: o Stato spenderebbe meno e ci permetterebbe di arrivare alla fine del 2020 meno angosciati». Una questione che fa il paio con altre due non meno importanti. la prima riguarda Alitalia: «È l’unica compagnia - accusa l’imprenditrice palermitana - che non ha previsto rimborsi. A noi deve 60mila euro ma ad altri cifre molto più alte. Temiamo si possa ripetere quello che è avvenuto in passato». E poi c’è il rapporto con le scuole e i conflitti già in essere «con l’avvocatura dello Stato». Qui la questione è, se vogliamo, ancora più complessa: «I presidi ci chiedono il rimborso in denaro ma noi abbiamo ricevuto voucher. E dunque non sappiamo come fare». Il futuro? «Abbastanza nero grazie - dice Maricetta -. Non sappiamo come andrà il 2021 e intanto registriamo che la gente ha paura. Ci dicono di puntare sul turismo di prossimità, quello regionale: ma la gente non ha più ferie perché in molti casi le ha usate per il lockdown e non ha più soldi».