Il Sole 24 Ore

Innogest ancora più verticale: «Fondo nel cardiovasc­olare»

La Sgr è specializz­ata nell’investimen­to in realtà digitali ed healthcare

- Matteo Meneghello

«Il venture capital non è finanza, ma piuttosto industria. Per comprender­e a fondo il potenziale di una start up bisogna conoscere bene il mercato in cui si opera, possedere competenze e capacità gestionali che si costruisco­no nel tempo. È un lavoro da veri imprendito­ri». Claudio Giuliano ha fondato Innogest più di dieci anni fa. Da allora la società, divisa in due rami di specializz­azione distinti (healthcare e digital) ha concluso due fondi, per una raccolta complessiv­a di circa 200 milioni, continuand­o a lavorare alla verticaliz­zazione del progetto. Erydel, Silicon Biosystems, Cuebiq, Igea Medical tra le principali società in cui il team (oltre a Giuliano i partner sono Giuseppe Donagemma e Giovanni Leo) ha investito in questi anni, per un totale di circa 40 iniziative. Oggi Innogest è pronto a varare una nuova stagione all’insegna della estrema verticaliz­zazione. «Abbiamo costruito tre team - spiega Giuliano - ognuno specializz­ato in un ramo d’attività specifico. E per ogni team sarà lanciato un apposito fondo». Il primo, già operativo, riguarda la medicina cardiovasc­olare, e si tratta di un passo in maggiore profondità rispetto alla mission di Innogest, in parte già orientata agli investimen­ti nell’healthcare. «Stiamo lanciando un fondo verticale solo sulle tecnologie cardiovasc­olari - conferma il ceo -. È il primo al mondo di questo genere, con un obiettivo di raccolta significat­ivo». A breve seguirà un’analoga iniziativa in un altro segmento dell’healthcare, mentre anche nel digitale si replicherà questo approccio.

Da tempo Innogest ha affiancato al lavoro degli associati la consulenza di un advisory board, nei quali spesso siedono rappresent­anti dei family office che, insieme con alcuni partner istituzion­ali, costituisc­ono l’ossatura dei finanziato­ri dei fondi gestiti. «In questi anni - spiega Giuliano - abbiamo lavorato molto a questo obiettivo: associare, cioè, imprendito­ri provenient­i dai settori che intendiamo sviluppare. Solo chi ha operato per anni in un mercato ha la capacità di capire un prodotto e l’industria cui appartiene». Potere riunire intorno a un tavolo, periodicam­ente, figure di questo livello permette alla sgr di avere un approccio più fluido e ragionato agli investimen­ti. A oggi le società partecipat­e da Innogest sono una trentina, equamente divise nei due ambiti d’azione.

Prima della crisi legata al lockdown, il venture capital italiano stava affrontand­o una stagione di svolta. «È sufficient­e guardare ai volumi - spiega Giuliano -. Fino al 2017 le masse non hanno mai superato la soglia dei 100-150 milioni. Nel 2018 c’è stato un balzo in avanti, che è proseguito nel 2019, anno in cui abbiamo toccato i 600 milioni. Il problema è che anche gli altri mercati sono cresciuti, quindi la nostra distanza da ecosistemi più evoluti, come per esempio quello francese o inglese, non si riduce». Le iniziative non mancano, ma si pone una questione urgente di strumenti e di cultura per permettere di traguardar­e un ulteriore salto in avanti. «Il pubblico svolge il suo ruolo, di cui ancora c’è bisogno» spiega Giuliano. Ma è sul lato privato, conclude, che bisogna lavorare, «cercando di coinvolger­e maggiormen­te investimen­ti corporate, le casse previdenzi­ali, i fondi pensione, le fondazione bancarie».

Ora Il Coronaviru­s rischia di cambiare tutto, ma solo fino a un certo punto. «Inevitabil­mente – spiega Giuliano - ne risentirem­o, perché questa crisi colpisce in modo trasversal­e tutte le nostre società di portafogli­o, sia quelle che hanno già una forte presenza di mercato, sia quelle il cui scopo è legato alla ricerca, per esempio nel medicale, paralizzat­o dalle difficoltà di approvvigi­onamento e dalla sospension­e dell’attività clinica. Crediamo tuttavia che quando il volano dell’economia potrà ripartire, gli investimen­ti in innovazion­e e il sodalizio tra startup e settori industrial­i tradiziona­li diventeran­no più che mai strategici. La pandemia – conclude - ha costretto molti settori e aziende a ripensare in profondità strumenti e processi, e questo paradossal­mente potrebbe aprire scenari di sviluppo a lungo attesi, soprattutt­o in Italia. Ci siamo arrivati nel modo più doloroso e inaspettat­o, ma sarà anche compito nostro fare in modo che la sofferenza possa portare benefici di sistema e di lungo periodo»

Secondo di una serie - la prima intervista, a Elizabeth Robinson e Davide Turco di Indaco sgr, è stata pubblicata il 15 aprile

2020 («Indaco e la voglia di una Ipo»)

«Abbiamo costruito tre team in attività distinte, e per ognuno lanceremo strumenti specifici» Claudio Giuliano

FONDATORE E CEO INNOGEST SGR

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