Atlantia: «Contatti in corso per soci di minoranza in Aspi»
La società pronta ad aprire il capitale ma deve essere chiarito il quadro normativo Slitta il vertice di governo, Conte vedrà la maggioranza la prossima settimana
I Benetton sono pronti ad aprire il capitale di Autostrade per l’Italia. La conferma arriva dai documenti depositati ieri da Atlantia in vista dell’assemblea dei soci in programma per oggi. Certo, il sì all’ingresso di nuovi soci è un via libera condizionato. Atlantia è disposta a fare un passo indietro purchè i nuovi partner abbiano un ruolo di minoranza e sia chiarito il quadro regolamentare. In proposito il riferimento è all’articolo 35 del decreto Milleproroghe che ha unilateralamente modificato i termini della convenzione in caso di revoca della concessione, abbassando drasticamente il valore della stessa Aspi.
Il messaggio, peraltro, è stato lanciato in una fase chiave del confronto con l’esecutivo. Dopo il vertice dell’altro giorno, il premier Giuseppe Conte dovrebbe incontrare nuovamente gli esponenti di maggioranza per esaminare il dossier. Inizialmente era previsto che il summit si dovesse tenere oggi ma ieri in serata l’agenda sarebbe stata modificata. È probabile infatti che Conte incontri PD, Movimento 5 Stelle e Italia Viva all’inizio della prossima settimana. Quel che preme, a riguardo, è che il governo abbia comunque deciso di dare una svolta al dossier con l’obiettivo di definire una strategia in tempi rapidi: una prospettiva, come evidenziato da Radiocor, scontata anche dalla Borsa dove il titolo, nonostante la flessione di ieri (-1,2%) viaggia ai massimi da inizio marzo. Il tempo stringe: Aspi ha tempo fino al prossimo 30 giugno per far valere il diritto di recedere dalla convenzione (con un indennizzo superiore a 23 miliardi) per le modifiche introdotte dal Milleproroghe ed è dunque interesse di tutte le parti raggiungere un’intesa entro tale data.
L’esecutivo, oltre a mettere in discussione tariffe e investimenti, punta anche al riassetto azionario di Aspi oggi controllato dalla holding dei Benetton con l’88,06% del capitale. Riguardo ciò il pensiero di Atlantia resta quello annunciato a fine aprile in occasione dell’approvazione del bilancio 2019. « C’è tutto il nostro interesse ad avere partner di minoranza di lungo periodo, nazionali e internazionali, che condividano con noi un progetto industriale», ha ribadito ieri l’ad della holding Carlo Bertazzo. Tra i contatti preliminari avviati figurano quelli con F2i ma anche con Cdp, la quale, tuttavia, anche per ragioni di statuto e come era già stato valutato in passato, potrebbe anche considerare un ingresso in Atlantia. La diluizione nella holding, per i Benetton, potrebbe essere accettabile se servisse per superare l’impasse venutasi a creare con il governo e potrebbe anche coinvolgere, dietro apporto di asset, anche un grande player infrastrutturale privato.
In ogni caso, «prima di cercare nuovi soci» per Aspi «è necessario venga ristabilita certezza normativa e regolatoria», ha sottolineato Bertazzo, aggiungendo che «nessun entrerebbe mai in Aspi nelle attuali condizioni, se non per volontà diverse da quelle di un investitore di mercato e a prezzi lontani dal reale valore dell’azienda». Il riferimento è al contestato articolo 35 del Milleproroghe: «Nessuno presterà mai un euro ad Aspi fino a che non viene modificato», ha avvertito il manager, sottolineando che la concessionaria, che ha già un gap funding di 13 miliardi nei prossimi 6 anni, «non può e non vuole assumersi impegni che non sono finanziariamente realizzabili a causa di modifiche normative introdotte in modo unilaterale e retroattive. Sarebbe da irresponsabili». Inoltre, il fatto che da gennaio scorso entrambe le società siano state declassate a “spazzatura” da tutte le agenzie di rating «renderà più oneroso e potrebbe limitare la capacità di Autostrade per l’Italia di finanziarsi sui mercati dei capitali», ha avvertito Atlantia nelle risposte agli azionisti in vista dell’assemblea di domani. E in caso di revoca, Autostrade sarebbe tenuta a ripagare un «ingente ammontare di debiti senza avere le risorse finanziarie necessarie».
E’ anche vero - ha ricordato Atlantia rispondendo sempre alle domande dei soci - che in caso di decadenza (cioè revoca) della concessione, lo Stato è obbligato a risarcire l’intero danno subìto dal concedente, senza esoneri e limitazioni. Ciò anche in caso di dolo o colpa grave, in quanto il concessionario decaduto è tenuto a corrispondere allo Stato una penale pari al 10% dell’indennizzo. In sostanza, Atlantia avrebbe a pretendere poco più di 20 miliardi. Solo uno scenario limite, visto che l’ipotesi della revoca, negli ultimi giorni, avrebbe perso consistenza anche tra le correnti politiche più radicali.