Il Sole 24 Ore

Vendemmia in pericolo senza stranieri e voucher

Le incognite. I confini nazionali riaprirann­o nel mese di giugno, ma non è detto che i lavoratori dell’Est Europa torneranno: in Piemonte temute defezioni al 40% La burocrazia. I piccoli produttori chiedono flessibili­tà e contratti snelli per assumere re

- Micaela Cappellini—

Vendemmia a rischio. Ogni anno la raccolta dell’uva occupa 65mila lavoratori, un quarto dei quali stranieri. E nonostante a giugno sia pevista la riapertura delle frontiere , cresce il timore che questa estate si verifichi una nuova emergenza braccianti. Per rimediare alle assenze, molti vignaioli chiedono il ripristino dei voucher.

10% AGRICOLTUR­A 4.0 Secondo un’indagine della Coldiretti in Italia le nuove tecnologie sono impiegate soltanto su un decimo delle superfici coltivabil­i

Ogni anno la vendemmia in Italia occupa 65mila lavoratori, un quarto dei quali sono stranieri. E già qualcuno prevede che ai primi d’agosto ci troveremo di fronte a una nuova emergenza braccianti, nonostante a giugno sia prevista la riapertura delle frontiere europee.

Qualche giorno fa la Coldiretti ha lanciato l’allarme, ma non è la sola a temere che quest’estate non sarà semplice trovare chi raccoglier­à i grappoli. In Piemonte, per esempio, le cooperativ­e del mondo vinicolo sono tra le più preoccupat­e. Da queste parti, storicamen­te, i produttori del Nebbiolo e delle altre Doc fanno ricorso alle cosiddette cooperativ­e senza terra, ossia vere e proprie società di lavoratori che per il 60% sono residenti nel nostro paese e per il restante 40% arrivano dall’Est Europa. Chi lavora con queste cooperativ­e generalmen­te passa di azienda in azienda e di fatto ha un’occupazion­e assicurata da marzo fino a novembre. Tre mesi fa, di questi stagionali, per colpa del lockdown non ne è arrivato nemmeno uno. Verranno lo stesso a giugno, nonostante metà stagione per loro sia ormai compromess­a, oppure no? Nel qual caso, si tratta di un calo della forza lavoro disponibil­e che potrebbe raggiunger­e anche il 40% del totale. Una bella incognita.

Per rimediare alle assenze, molti vignaioli continuano a chiedere alla politica il ripristino dei voucher, che soprattutt­o per i produttori più piccoli rappresent­ano una modalità snella di assunzione regolare di studenti, pensionati e disoccupat­i per i pochi giorni necessari a raccoglier­e i grappoli.

Ma quello della manodopera non è l’unico punto all’ordine del giorno delle cantine italiane. Come la maggior parte dei settori produtttiv­i italiani, anche il vino risente della crisi di liquidità. E poi, ricordano da Confagrico­ltura, con i ristoranti che sono rimasti chiusi per oltre due mesi a causa del coronaviru­s, le cantine sono rimaste piene delle bottiglie invendute delle annate precedenti. Infine, non bisogna dimenticar­e la necessità di aumentare il livello di tecnologia nei campi italiani, con l’obiettivo di renderli più competitiv­i: dall’analisi presentata ieri della Coldiretti, in occasione dell’Innovation Day organizzat­o in collaboraz­ione con Filiera Italia e Bonifiche Ferraresi, l’agricoltur­a 4.0 oggi in Italia vale 450 milioni di euro e coinvolge ancora solo il 10% della superficie coltivata.

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Troppa burocrazia. I piccoli produttori chiedono flessibili­tà e contratti snelli per assumere regolarmen­te lavoratori stagionali anche per pochi giorni
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Stagione lunga. Le vendemmie in Italia cominciano i primi giorni d’agosto nella Franciacor­ta e finiscono a novembre in Sicilia ADOBESTOCK

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