In Germania l’Ifo prevede il rimbalzo del 10% nel 2021
La stima dell’anno prossimo è di una crescita del Pil superiore al 10 per cento
Un rimbalzo del 10,2% del Pil tedesco nel 2021: lo prevede l’Ifo che per quest’anno vede uno scenario base con una contrazione del 6,6%. Per l’istituto si tratta di un ritorno alla normalità dopo il crollo dei primi due trimestri del 2020.
Che il Pil tedesco si possa contrarre quest’anno del 6,6%, come prevede lo scenario base delle nuove stime 20202021 pubblicate ieri dall’istituto Ifo, è un pronostico che non sorprende, tra le tante proiezioni economiche in segno negativo anche a due cifre da quando è scoppiata la pandemia. La crisi Covid-19 è carica di incertezze e le previsioni vengono continuamente aggiornate. Quel che resta più impresso è il rimbalzo stimato in un fenomenale +10,2% nel 2021.
La Germania ha già dimostrato di cosa è capace nella Grande Crisi finanziaria: il Pil crollò nel 2009 del 5,7% per rimbalzare a +4,2% nel 2010 e +3,9% nel 2011 (contro il -5,5%, +1,7 e + 0,6 dell’Italia seguiti da altri cali). Il 10,2% è però un doppio salto, che si spiega in parte con i calcoli matematici dell’Ifo, basati a loro volta su un’indagine su 9.000 aziende, e in parte con i punti di forza strutturale della Germania e i suoi “cuscinetti”, buffer, capaci di assorbire grandi shock.
Il calcolo delle proiezioni Ifo
Interpellato ieri dal Sole 24 Ore sul perchè di questo stellare +10,2%,il professor Timo Wollmershäuser - responsabile delle previsioni Ifo - ha ridimensionato il rimbalzo, rapportandolo al grande crollo dei primi due trimestri di quest’anno nello scenario base, -2% e -12%. «La produzione di beni e servizi rispetto al 2019 è scesa del 14-15% in questo picco della crisi Covid-19. Le aziende da noi interpellate prevedono nella media di tornare ai livelli “normali” per metà del prossimo anno - ha spiegato -. Più che un “superboom”, direi che il pronostico stima il ritorno alla normalità dopo una profonda recessione».
Quel che più peserà, secondo Wollmershäuser, è la velocità del ritorno alla produzione normale: tanto più veloce, tanto più forte.I pronostici sono tre, e si basano su tre scenari, il migliore dei quali prevede la normalizzazione in 5 mesi mentre il peggiore arriva a 16 mesi: le ripercussioni sull’economia per un periodo così lungo al rallentatore sarebbero pesanti per la distruzione di capitale anche in Germania, trasformando una ripresa a “V” in una ripresa con il segno della radice quadrata, ha detto l’economista Ifo, con danni permanenti come le insolvenze di aziende e banche di cui lo scenario base non tiene conto. «Non sappiamo fino a che punto le misure di aiuto messe in campo velocemente e con una burocrazia superleggera dal governo federale avranno successo per evitare le insolvenze», ha ammonito Wollmershäuser, per il quale non è possibile per ora stimare il costo permanente della crisi.
La forza del sistema
Per quanto sia sconsigliato tracciare parallelismi tra la Grande Crisi di dieci anni fa e la crisi coronavirus, per la natura totalmente diversa dello shock e degli impatti, resta il fatto che per la ripresa del dopo-Covid le aspettative sulla Germania sono elevate: un grande rimbalzo del Pil tedesco è dato per scontato. E questo perchè il sistema tedesco può contare su punti di forza strutturali che in pandemia funzionano da “buffer” anti-crisi. Le Pmi tedesche sono state colte dalla pandemia con un basso livello di debito e una buona solidità patrimoniale. Le grandi imprese avevano fatto il pieno in dieci anni di crescita continua, il periodo migliore dalla riunificazione anche se le riforme strutturali di Gerhard Schröder stanno esaurendo il loro impulso e prima della pandemia si avvertiva la necessità di una nuova ondata di grandi riforme.
La Germania in pandemia sta comunque sfruttando un ampio spazio fiscale: il taglio del rapporto debito/ Pil dall’82% del 2010 al 60% nel 2019 ha consentito alla Grande Coalizione Cdu-Csu Spd di intervenire in maniera drastica e rapida per tamponare gli effetti iniziali del lockdown.Il primo pacchetto di misure anti-Covid ha aumentato il debito pubblico di 156 miliardi, pari al 4,5% circa del Pil, cui si sono sommate garanzie pubbliche per oltre 800 miliardi pari al 25% del Pil. Per la ricostruzione, il governo ha già preannunciato al Parlamento l’arrivo di nuovo debito pubblico per un secondo pacchetto, questa volta di stimolo fiscale e investimenti forse attorno ai 100 miliardi. Per aiutare le imprese più sane,il governo sta valutando il taglio mirato delle tasse nel 2020-2021 che prenderebbe la forma di una restituzione di parte delle tasse pagate sui profitti nel 2019 o prima: questo per accertarsi di non aiutare aziende zombie, rischio che il governo ha deciso di correre con le prime misure tampone come il Soforthilfe, helicopter money per le micro Pmi con sussidi a fondo perduto una tantum da 9.000 o 15.000 euro.
Un ammortizzatore che ha funzionato nella Grande Crisi e che si è riattivato con il coronavirus è il Kurzarbeit, la speciale cassa integrazione che non è l’anticamera del licenziamento perché mira alla conservazione dei posti di lavoro (e del personale qualificato che è scarso e richiede investimenti nella formazione) attraverso la temporanea riduzione delle ore di lavoro in tempi di crisi assistita da massiccio contributo dello Stato. L’Agenzia federale per l’occupazione, che ha iniziato l’anno con 26 miliardi di riserve, è sommersa di richieste di Kurzarbeit, molto più che nel 2009.
Le richieste di riduzione delle ore di lavoro per la pandemia sono state tra marzo e aprile 751.000 per un totale di 10,1 milioni di dipendenti contro i 3,3 milioni del 2009. La disoccupazione, al 5,8% in aprile, è aumentata solo del 13%,308.000 unità da marzo ad aprile per arrivare a quota 2.644.000. Il ministero del Lavoro tedesco cita sul suo sito, per un confronto, i 26 milioni che hanno perso il posto di lavoro in 5 settimane di pandemia negli Usa. Ma è presto per trarre conclusioni. Per la Merkel,la Germania è solo all’inizio della pandemia.