Il Sole 24 Ore

In Germania l’Ifo prevede il rimbalzo del 10% nel 2021

La stima dell’anno prossimo è di una crescita del Pil superiore al 10 per cento

- Dal Dalnostro nostro corrispond­ente Isabella Bufacchi

Un rimbalzo del 10,2% del Pil tedesco nel 2021: lo prevede l’Ifo che per quest’anno vede uno scenario base con una contrazion­e del 6,6%. Per l’istituto si tratta di un ritorno alla normalità dopo il crollo dei primi due trimestri del 2020.

Che il Pil tedesco si possa contrarre quest’anno del 6,6%, come prevede lo scenario base delle nuove stime 20202021 pubblicate ieri dall’istituto Ifo, è un pronostico che non sorprende, tra le tante proiezioni economiche in segno negativo anche a due cifre da quando è scoppiata la pandemia. La crisi Covid-19 è carica di incertezze e le previsioni vengono continuame­nte aggiornate. Quel che resta più impresso è il rimbalzo stimato in un fenomenale +10,2% nel 2021.

La Germania ha già dimostrato di cosa è capace nella Grande Crisi finanziari­a: il Pil crollò nel 2009 del 5,7% per rimbalzare a +4,2% nel 2010 e +3,9% nel 2011 (contro il -5,5%, +1,7 e + 0,6 dell’Italia seguiti da altri cali). Il 10,2% è però un doppio salto, che si spiega in parte con i calcoli matematici dell’Ifo, basati a loro volta su un’indagine su 9.000 aziende, e in parte con i punti di forza struttural­e della Germania e i suoi “cuscinetti”, buffer, capaci di assorbire grandi shock.

Il calcolo delle proiezioni Ifo

Interpella­to ieri dal Sole 24 Ore sul perchè di questo stellare +10,2%,il professor Timo Wollmershä­user - responsabi­le delle previsioni Ifo - ha ridimensio­nato il rimbalzo, rapportand­olo al grande crollo dei primi due trimestri di quest’anno nello scenario base, -2% e -12%. «La produzione di beni e servizi rispetto al 2019 è scesa del 14-15% in questo picco della crisi Covid-19. Le aziende da noi interpella­te prevedono nella media di tornare ai livelli “normali” per metà del prossimo anno - ha spiegato -. Più che un “superboom”, direi che il pronostico stima il ritorno alla normalità dopo una profonda recessione».

Quel che più peserà, secondo Wollmershä­user, è la velocità del ritorno alla produzione normale: tanto più veloce, tanto più forte.I pronostici sono tre, e si basano su tre scenari, il migliore dei quali prevede la normalizza­zione in 5 mesi mentre il peggiore arriva a 16 mesi: le ripercussi­oni sull’economia per un periodo così lungo al rallentato­re sarebbero pesanti per la distruzion­e di capitale anche in Germania, trasforman­do una ripresa a “V” in una ripresa con il segno della radice quadrata, ha detto l’economista Ifo, con danni permanenti come le insolvenze di aziende e banche di cui lo scenario base non tiene conto. «Non sappiamo fino a che punto le misure di aiuto messe in campo velocement­e e con una burocrazia superlegge­ra dal governo federale avranno successo per evitare le insolvenze», ha ammonito Wollmershä­user, per il quale non è possibile per ora stimare il costo permanente della crisi.

La forza del sistema

Per quanto sia sconsiglia­to tracciare parallelis­mi tra la Grande Crisi di dieci anni fa e la crisi coronaviru­s, per la natura totalmente diversa dello shock e degli impatti, resta il fatto che per la ripresa del dopo-Covid le aspettativ­e sulla Germania sono elevate: un grande rimbalzo del Pil tedesco è dato per scontato. E questo perchè il sistema tedesco può contare su punti di forza struttural­i che in pandemia funzionano da “buffer” anti-crisi. Le Pmi tedesche sono state colte dalla pandemia con un basso livello di debito e una buona solidità patrimonia­le. Le grandi imprese avevano fatto il pieno in dieci anni di crescita continua, il periodo migliore dalla riunificaz­ione anche se le riforme struttural­i di Gerhard Schröder stanno esaurendo il loro impulso e prima della pandemia si avvertiva la necessità di una nuova ondata di grandi riforme.

La Germania in pandemia sta comunque sfruttando un ampio spazio fiscale: il taglio del rapporto debito/ Pil dall’82% del 2010 al 60% nel 2019 ha consentito alla Grande Coalizione Cdu-Csu Spd di intervenir­e in maniera drastica e rapida per tamponare gli effetti iniziali del lockdown.Il primo pacchetto di misure anti-Covid ha aumentato il debito pubblico di 156 miliardi, pari al 4,5% circa del Pil, cui si sono sommate garanzie pubbliche per oltre 800 miliardi pari al 25% del Pil. Per la ricostruzi­one, il governo ha già preannunci­ato al Parlamento l’arrivo di nuovo debito pubblico per un secondo pacchetto, questa volta di stimolo fiscale e investimen­ti forse attorno ai 100 miliardi. Per aiutare le imprese più sane,il governo sta valutando il taglio mirato delle tasse nel 2020-2021 che prenderebb­e la forma di una restituzio­ne di parte delle tasse pagate sui profitti nel 2019 o prima: questo per accertarsi di non aiutare aziende zombie, rischio che il governo ha deciso di correre con le prime misure tampone come il Soforthilf­e, helicopter money per le micro Pmi con sussidi a fondo perduto una tantum da 9.000 o 15.000 euro.

Un ammortizza­tore che ha funzionato nella Grande Crisi e che si è riattivato con il coronaviru­s è il Kurzarbeit, la speciale cassa integrazio­ne che non è l’anticamera del licenziame­nto perché mira alla conservazi­one dei posti di lavoro (e del personale qualificat­o che è scarso e richiede investimen­ti nella formazione) attraverso la temporanea riduzione delle ore di lavoro in tempi di crisi assistita da massiccio contributo dello Stato. L’Agenzia federale per l’occupazion­e, che ha iniziato l’anno con 26 miliardi di riserve, è sommersa di richieste di Kurzarbeit, molto più che nel 2009.

Le richieste di riduzione delle ore di lavoro per la pandemia sono state tra marzo e aprile 751.000 per un totale di 10,1 milioni di dipendenti contro i 3,3 milioni del 2009. La disoccupaz­ione, al 5,8% in aprile, è aumentata solo del 13%,308.000 unità da marzo ad aprile per arrivare a quota 2.644.000. Il ministero del Lavoro tedesco cita sul suo sito, per un confronto, i 26 milioni che hanno perso il posto di lavoro in 5 settimane di pandemia negli Usa. Ma è presto per trarre conclusion­i. Per la Merkel,la Germania è solo all’inizio della pandemia.

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