Savona: «Mercati, servono regole nuove Il risparmio italiano è solido e regge alla crisi»
«Le norme attuali impediscono interventi efficaci e tempestivi»
La Consob ha potuto contenere gli effetti speculativi sui titoli azionari italiani dopo l’esplosione della pandemia solo sollecitando e poi ottenendo da Esma un intervento coordinato tra vari paesi europei per la sospensione delle vendite allo scoperto sull’intero listino. Da sola l’Authority italiana avrebbe potuto fare ben poco.
«La legislazione vecchia non funziona più», ha detto ieri il presidente della Consob, Paolo Savona, in audizione presso la commissione parlamentare di inchiesta sulle banche. Con le norme esistenti, ha spiegato, non si può intervenire con tempestività ed efficacia sui mercati, in «un sistema finanziario costruito al di fuori dell’ipotesi Covid-19, che non dipende da domanda e offerta ma è una crisi esogena. Bisogna mettere mano alla legislazione. Non chiedo più poteri ma che ci sia qualcuno che decida e che si prenda la responsabilità». La questione è la seguente: la normativa italiana consente alla Consob di vietare le vendite di titoli allo scoperto (short selling) solo su un titolo e per un periodo limitato di tempo. Intervenire sull’intero listino, come è stato fatto per due mesi dal 18 marzo, non è possibile, se con un provvedimento autorizzato dall’Authority europea Esma. Savona ha ricordato come Consob abbia dovuto prendere l’iniziativa, coordinarsi all’inizio con altri paesi come la Spagna,
poi ottenere una «valutazione collegiale del board dell’Esma». In ogni caso sospendere lo short selling solo in Italia non avrebbe messo al riparo i titoli italiani quotati su altre piazze o piattaforme. «La speculazione allo scoperto è solo una parte della speculazione - ha aggiunto il professore -. Se volevamo evitare tutta la speculazione la soluzione era la chiusura della Borsa, ma il potere anche qui non ce l’ha la Consob, ma il ministro del Tesoro». Su questo punto, poi, ha espresso una valutazione personale. «Ritengo - ha detto - che la Borsa debba rimanere aperta. Essendo aperte altre Borse il risparmio sarebbe andato là. Non ho esercitato pressioni sulla chiusura della Borsa perchè la ritenevo un errore». E ancora: Savona ha evidenziato come la ripresa delle vendite allo scoperto dal 19 maggio ha influito solo in maniera relativa sulle quotazione, visto che lo short selling ha inciso per il 2% sui volumi complessivi. Altra cosa rispetto a quando è stato adottato due mesi fa il provvedimento di sospensione: allora avevano pesato anche gli ordini di vendita tout court di investitori e risparmiatori che volevano riscattare gli investimenti. Adesso, in ogni caso, «la Borsa sta migliorando - ha chiosato - solo il 19 maggio ha avuto quella caduta (all’indomani dello stop allo short selling, ndr), stiamo recuperando, non tutto, gli operatori incominciano a pensare che quella caduta di prezzo è eccessiva e fanno affluire risparmio nella Borsa italiana».
Secondo Savona il risparmio in Italia resta solido. Il risparmio delle famiglie a fine 2019 ammontava a 4.396 miliardi. «È ragionevole attendersi che l’importo abbia finora retto alla crisi e che l’impatto sia stato sulla composizione del portafoglio complessivo. Valga l’esempio del risparmio gestito che a fine aprile 2020 ammontava a 2.307 miliardi e si è ridotto di 129 miliardi rispetto a fine 2019, indirizzandosi verso i depositi bancari (95 miliardi) e i restanti 24 miliardi presumibilmente verso titoli esteri, riserve assicurative e altre forme minori», ha spiegato. Savona ha poi ribadito l’opportunità di estendere le garanzie pubbliche previste per i prestiti bancari anche «al capitale di rischio, per affrontare il tema del peggioramento della leva finanziaria dal lato del debito». E poi ha sottolineato la necessità che «occorre sperimentare i metodi Fintech per la concessione del credito».
L’opportunità di riforme normative riemerge anche per il caso dell’Ops lanciata da IntesaSanPaolo su Ubi. «Questi meccanismi si stanno riflettendo nell’operazione IntesaUbi, sono cinque, più una Autorità, perchè adesso c’è di mezzo pure la magistratura, ma possiamo continuare finchè non c’è uno che guidi il gioco? Ci stiamo scambiando informazioni... ma così non funziona», ha detto il professore riferendosi ai soggetti coinvolti tra cui l’Antitrust. Uno dei punti caldi, al momento, sembra essere doppio binario che si è creato tra il lavoro dell’Autorità, che sta ancora istruendo il dossier IntesaSanPaolo-Ubi e quindi non ha preso ancora alcuna decisione, e l’azione adottata da una delle parti (Ubi) per ottenere in modo preventivo una decisione sull’avveramento o meno della clausola Mac (market avverse condition) posta da Intesa tra le condizioni ostative dell’offerta. Questa azione ora si è rivolta al giudice civile: un intervento ex articolo 700 prima che l’Autorità preposta abbia preso una decisione ( e che quindi si sia determinato un eventuale un danno per la parte che quindi ricorrerebbe al giudice) crea confusione rischiando di cristallizzare una situazione provvisoria in un procedimento che si trascina per un anno. Qui l’aupsicio è che il legislatore colga l’occasione per fare chiarezza. Infine Savona ha chiesto che il governo fornisca a Consob «la lista delle imprese che possono essere esposte al golden power perchè altrimenti rimane incertezza sul mercato».
«La Consob non può bloccare le vendite allo scoperto su tutto il listino senza il via libera dall’Authority Esma»