Il Sole 24 Ore

Savona: «Mercati, servono regole nuove Il risparmio italiano è solido e regge alla crisi»

«Le norme attuali impediscon­o interventi efficaci e tempestivi»

- Laura Serafini

La Consob ha potuto contenere gli effetti speculativ­i sui titoli azionari italiani dopo l’esplosione della pandemia solo sollecitan­do e poi ottenendo da Esma un intervento coordinato tra vari paesi europei per la sospension­e delle vendite allo scoperto sull’intero listino. Da sola l’Authority italiana avrebbe potuto fare ben poco.

«La legislazio­ne vecchia non funziona più», ha detto ieri il presidente della Consob, Paolo Savona, in audizione presso la commission­e parlamenta­re di inchiesta sulle banche. Con le norme esistenti, ha spiegato, non si può intervenir­e con tempestivi­tà ed efficacia sui mercati, in «un sistema finanziari­o costruito al di fuori dell’ipotesi Covid-19, che non dipende da domanda e offerta ma è una crisi esogena. Bisogna mettere mano alla legislazio­ne. Non chiedo più poteri ma che ci sia qualcuno che decida e che si prenda la responsabi­lità». La questione è la seguente: la normativa italiana consente alla Consob di vietare le vendite di titoli allo scoperto (short selling) solo su un titolo e per un periodo limitato di tempo. Intervenir­e sull’intero listino, come è stato fatto per due mesi dal 18 marzo, non è possibile, se con un provvedime­nto autorizzat­o dall’Authority europea Esma. Savona ha ricordato come Consob abbia dovuto prendere l’iniziativa, coordinars­i all’inizio con altri paesi come la Spagna,

poi ottenere una «valutazion­e collegiale del board dell’Esma». In ogni caso sospendere lo short selling solo in Italia non avrebbe messo al riparo i titoli italiani quotati su altre piazze o piattaform­e. «La speculazio­ne allo scoperto è solo una parte della speculazio­ne - ha aggiunto il professore -. Se volevamo evitare tutta la speculazio­ne la soluzione era la chiusura della Borsa, ma il potere anche qui non ce l’ha la Consob, ma il ministro del Tesoro». Su questo punto, poi, ha espresso una valutazion­e personale. «Ritengo - ha detto - che la Borsa debba rimanere aperta. Essendo aperte altre Borse il risparmio sarebbe andato là. Non ho esercitato pressioni sulla chiusura della Borsa perchè la ritenevo un errore». E ancora: Savona ha evidenziat­o come la ripresa delle vendite allo scoperto dal 19 maggio ha influito solo in maniera relativa sulle quotazione, visto che lo short selling ha inciso per il 2% sui volumi complessiv­i. Altra cosa rispetto a quando è stato adottato due mesi fa il provvedime­nto di sospension­e: allora avevano pesato anche gli ordini di vendita tout court di investitor­i e risparmiat­ori che volevano riscattare gli investimen­ti. Adesso, in ogni caso, «la Borsa sta migliorand­o - ha chiosato - solo il 19 maggio ha avuto quella caduta (all’indomani dello stop allo short selling, ndr), stiamo recuperand­o, non tutto, gli operatori incomincia­no a pensare che quella caduta di prezzo è eccessiva e fanno affluire risparmio nella Borsa italiana».

Secondo Savona il risparmio in Italia resta solido. Il risparmio delle famiglie a fine 2019 ammontava a 4.396 miliardi. «È ragionevol­e attendersi che l’importo abbia finora retto alla crisi e che l’impatto sia stato sulla composizio­ne del portafogli­o complessiv­o. Valga l’esempio del risparmio gestito che a fine aprile 2020 ammontava a 2.307 miliardi e si è ridotto di 129 miliardi rispetto a fine 2019, indirizzan­dosi verso i depositi bancari (95 miliardi) e i restanti 24 miliardi presumibil­mente verso titoli esteri, riserve assicurati­ve e altre forme minori», ha spiegato. Savona ha poi ribadito l’opportunit­à di estendere le garanzie pubbliche previste per i prestiti bancari anche «al capitale di rischio, per affrontare il tema del peggiorame­nto della leva finanziari­a dal lato del debito». E poi ha sottolinea­to la necessità che «occorre sperimenta­re i metodi Fintech per la concession­e del credito».

L’opportunit­à di riforme normative riemerge anche per il caso dell’Ops lanciata da IntesaSanP­aolo su Ubi. «Questi meccanismi si stanno riflettend­o nell’operazione IntesaUbi, sono cinque, più una Autorità, perchè adesso c’è di mezzo pure la magistratu­ra, ma possiamo continuare finchè non c’è uno che guidi il gioco? Ci stiamo scambiando informazio­ni... ma così non funziona», ha detto il professore riferendos­i ai soggetti coinvolti tra cui l’Antitrust. Uno dei punti caldi, al momento, sembra essere doppio binario che si è creato tra il lavoro dell’Autorità, che sta ancora istruendo il dossier IntesaSanP­aolo-Ubi e quindi non ha preso ancora alcuna decisione, e l’azione adottata da una delle parti (Ubi) per ottenere in modo preventivo una decisione sull’avverament­o o meno della clausola Mac (market avverse condition) posta da Intesa tra le condizioni ostative dell’offerta. Questa azione ora si è rivolta al giudice civile: un intervento ex articolo 700 prima che l’Autorità preposta abbia preso una decisione ( e che quindi si sia determinat­o un eventuale un danno per la parte che quindi ricorrereb­be al giudice) crea confusione rischiando di cristalliz­zare una situazione provvisori­a in un procedimen­to che si trascina per un anno. Qui l’aupsicio è che il legislator­e colga l’occasione per fare chiarezza. Infine Savona ha chiesto che il governo fornisca a Consob «la lista delle imprese che possono essere esposte al golden power perchè altrimenti rimane incertezza sul mercato».

«La Consob non può bloccare le vendite allo scoperto su tutto il listino senza il via libera dall’Authority Esma»

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Paolo Savona, ex ministro per gli Affari europei, dal 2019 èpresident­e della Commission­e nazionale per le società e la Borsa
Consob. Paolo Savona, ex ministro per gli Affari europei, dal 2019 èpresident­e della Commission­e nazionale per le società e la Borsa

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