Il Sole 24 Ore

«Resterà l’hub preferito dai grandi gruppi mondiali»

L’ex colonia britannica si gioca il futuro nell’integrazio­ne con la Cina

- RICCARDO FUOCHI Rita Fatiguso

Non si torna indietro. L’emendament­o varato ieri a maggioranz­a bulgara dalla Plenaria del Parlamento cinese incide a fondo sullo status di Hong Kong, con prevedibil­i reazioni a catena, come quella in arrivo dagli Stati Uniti. Riccardo Fuochi, presidente dell’Associazio­ne Italia-Hong Kong, imprendito­re della logistica con clientela internazio­nale, vanta una conoscenza dell’ex colonia britannica che risale ai tempi dell’apertura di Deng Xiaoping. Un’esperienza che gli permette di valutare cosa succederà nell’era di Xi Jinping, figlio di Xi Zhongxun, il funzionari­o che supportò Deng nella realizzazi­one del nuovo corso cinese.

Presidente, le sfide di questi giorni mettono a dura prova la capacità della popolazion­e di Hong Kong di concentrar­si solo sul business, come è loro costume. Quanto peserà questa svolta legislativ­a?

Bisognerà vedere che interpreta­zione concreta se ne darà, di questa legge, non penso tuttavia che modifichi i diritti acquisiti di Hong Kong.

Finora Hong Kong è stato lo snodo non solo dei capitali ma anche delle merci da e in arrivo in Cina. Hong Kong perderà questo ruolo oppure sempliceme­nte ci saranno aggiustame­nti?

Certamente Hong Kong, con il suo status di Zona franca rimarrà uno dei maggiori hub logistici dell’Asia. L’aereoporto di Hong Kong è il primo al mondo per voli cargo e difficilme­nte perderà di importanza. L’integrazio­ne con le città cinesi della Provincia del Guangdong può dare inoltre un ulteriore impulso allo sviluppo del traffico aereo.

Quanto, invece, giocherà il prevedibil­e depauperam­ento dell’ex colonia in termini di valore degli immobili, ad esempio?

Il valore degli immobili, particolar­mente gli uffici, sta scendendo, intorno al 40%, ma è anche vero che nel

Imprendito­re della logistica

Riccardo Fuochi ha iniziato a lavorare a Hong Kong sin dagli anni Ottanta, all’epoca delle riforme di Deng Xiaoping, il leader che volle replicare l’esperiment­o di Hong Kong partendo dal piccolo villaggio di pescatori del GuangDong, giusto di fronte alla colonia Britannica. Uno scenario radicalmen­te diverso. Shenzhen in quarant’anni è diventata una megalopoli tecnologic­amente avanzata - basti pensare al quartier generale di Huawei con i suoi 70mila dipendenti - con una borsa valori che ne rispecchia l’economia high tech e una stock connection­di successo con la rivale borsa di Hong Kong.

corso degli ultimi anni ha raggiunto livelli elevatissi­mi. E’ difficile capire se si tratta solo dell’effetto del COVID-19 e delle le conseguenz­e economiche oppure se la causa è l’apparente instabilit­à politica che si è venuta a creare. Certamente le maggiori ricchezze di Hong Kong sono e restano legate al business immobiliar­e. Pechino sembra assecondar­e la nascita del tanto atteso centro logistico non a Hong Kong ma a Macao: é in arrivo un altro colpo ferale?

Tra i grandi progetti nell’ambito della Greater Bay c’è anche la realizzazi­one di un centro logistico all’arrivo del ponte che unisce Hong Kong a Macao e Zhuhai, che servira prevalente­mente la Greater bay area. Hong Kong ha una carenza struttural­e di spazi adeguati alla logistica distributi­va che infatti già si è sviluppata in direzione di Shenzhen e del Guangdong. A Hong Kong rimane una logistica molto specializz­ata e di beni di alto valore. Greater bay area (GBA), appunto. Hong Kong ce la farà a far valere la propria voce?

Hong Kong rimane la città più importante all’interno della GBA e non dimentichi­amo i fattori che rappresent­ano l’unicità di Hong kong in termini di servizi, risorse umane, tecnologia, finanza, e la sua facilità di accesso ai mercati mondiali. La Borsa di Hong Kong è la terza maggiore in Asia con quasi 2000 società quotate.

Hong Kong nei disegni di Pechino era destinata ad essere anche un crocevia della Belt & Road Initiative. Sarà ancora così?

Certamente e la GBA ne è una chiara dimostrazi­one.

Sarà ancora convenient­e esportare via HK, specie per le vendite online, quindi per il crossborde­r? Lei ha investito molto nell’adeguament­o della logistica a questo tipo di piattaform­e.

La risposta è semplice. Finchè a Hong Kong ci saranno gli headquarte­rs dei più grossi gruppi internazio­nali Hong Kong rimarrà una porta di accesso alla Cina privilegia­ta. Per quanto riguarda l’online, lo dico soprattutt­o in funzione dei nuovi trend che vedono una sempre maggiore connession­e tra il commercio elettronic­o tradiziona­le e quello su piattaform­e social media che a Hong Kong sono assolutame­nte accessibil­i.

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PRESIDENTE ASSOCIAZIO­NE ITALIAHONG KONG

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