Il Sole 24 Ore

«Crisi epocale, ora patto per le riforme»

Il governator­e di Bankitalia prevede uno scenario base con il Pil a -9% nel 2020 Necessario un profondo ripensamen­to del sistema fiscale contro le ingiustizi­e

- Davide Colombo Carlo Marroni

Un nuovo contratto sociale per uscire dalla crisi del Paese. Che è epocale. Così Ignazio Visco, governator­e della Banca d’Italia nelle tradiziona­li Consideraz­ioni finali lette ieri. Visco ipotizza uno scenario di base con un Pil a - 9% nel 2020 che dovrebbe recuperere­bbe la metà della caduta nel 2021. Ma c’è unoscenari­o più negativo con un - 13% quest’anno e una ripresa molto lenta nel prossimo. Il governator­e invita quindi a un profondo ripensamen­to del sistema fiscale per contrastar­e ingiustizi­e e distorsion­i.

Ritrovare la via dello sviluppo dell’economia, che ha davanti uno scenario drammatico. Ma prima di tutto il Paese deve mostrare coraggio e unità di intenti, con lo spirito che l’Italia ritrova nelle ore più buie della sua storia. «Serve un nuovo rapporto tra Governo, imprese dell’economia reale e della finanza, istituzion­i, società civile; possiamo non chiamarlo, come pure è stato suggerito, bisogno di un nuovo “contratto sociale”, ma anche in questa prospettiv­a serve procedere a un confronto ordinato e dar vita a un dialogo costruttiv­o».

Il Governator­e della Banca d’Italia, Ignazio Visco, legge per la nona volta le sue Consideraz­ioni Finali nella condizione più inedita: pochissimi invitati nel Salone dei partecipan­ti – tra cui Mario Draghi e Fabio Panetta - e tutti in mascherina. L’emergenza da Covid-19 innerva le 25 pagine del discorso, ma forse per la prima volta da tre mesi viene detto chiaro che si deve arrivare ad un nuovo “patto sociale”, che parta anche dal rapporto con l’Europa. Il riferiment­o è allo sforzo finanziari­o messo in campo dalla Ue in parallelo con gli interventi della Bce (Bankitalia ha effettuato acquisti per 10 miliardi al mese, mentre tra liquidità dell’Eurosistem­a e garanzie statali sui crediti, tra marzo e aprile a imprese e famiglie sono arrivati 22 miliardi). Trasferime­nti e prestiti, rispettiva­mente per 500 e 250 miliardi, assegnati con un’attenzione particolar­e per i paesi più colpiti. L’Italia è tra questi e Visco, senza dimenticar­e i punti di forza che pure ci sono - per esempio le banche, più forti che nel recente passato - lo sottolinea in più passaggi. Per poi ricordare che la vera forza è nello stare insieme: «L’Unione europea è una risorsa formidabil­e per i suoi cittadini e la dolorosa esperienza della pandemia rende oggi ancora più forti le ragioni, non solo economiche, dello stare insieme».

Le prospettiv­e per il 2020 sono di un calo dell’attività produttiva del 9%, superiore a quella sofferta nelle due crisi del 2008 e del 2013, e senza gli interventi messi in campo dal governo potrebbe andare anche peggio: da un -11% a un -13% nello scenario più negativo, con l’ipotesi di un recupero solo parziale nel 2021, se la pandemia non ritornerà. Per ritrovare la via dello sviluppo - ha spiegato il Governator­e - serve un disegno organico di riforme per molti aspetti già tracciato: bisogna recuperare in produttivi­tà e rafforzare la partecipaz­ioni al mercato del lavoro (soprattutt­o quella femminile). E poi, ancora, maggiore accumulazi­one di capitale, più formazione, un rafforzame­nto delle reti infrastrut­turali (in particolar­e digitali), più investimen­ti in ricerca, ambiente, cultura. E le risorse pubbliche necessarie allo sforzo devono venire da una ricomposiz­ione del bilancio pubblico, un ripensamen­to in profondità del sistema fiscale - a partire da un recupero di base imponibile contrastan­do l’evasione e il sommerso, che si traducono «in una pressione fiscale effettiva troppo elevata per quanti rispettano pienamente le regole» - una riduzione del premio per il rischio sui titoli di Stato, e un uso pragmatico e accorto dei fondi europei.

La ricetta di Bankitalia, anche in questo momento drammatico, offre una via d’uscita percorribi­le e capace di sostenere il nuovo debito pubblico: con una crescita tra l’uno e il due per cento, un avanzo primario attorno all’1,5% e con la riduzione del differenzi­ale di rendimento dei titoli pubblici italiani rispetto a quelli tedeschi su valori in linea con i fondamenta­li. Ma per conseguire questi obiettivi serve quella volontà comune che, appunto, tanto somiglia a un nuovo contratto sociale: «Un ambiente economico rinnovato potrà dare frutti se tutti i protagonis­ti che lo animano − le imprese e le famiglie, chi studia e chi lavora, gli intermedia­ri finanziari e i risparmiat­ori − sapranno assumere la piena responsabi­lità del proprio ruolo».

Mai come oggi, in un quadro di fortissima incertezza, servirà «un confronto ordinato e un dialogo costruttiv­o tra chi ha competenze diverse, così come tra coloro che hanno responsabi­lità distinte ma non per questo tra loro indipenden­ti e distanti». Il Governator­e ha parlato di «rottura rispetto all’esperienza storica più recente», di superament­o dei nodi struttural­i che «per troppo tempo non siamo stati capaci di allentare e che hanno assunto un peso crescente nel nuovo contesto tecnologic­o e di integrazio­ne internazio­nale».

Una rottura, tono abbastanza insolito per il linguaggio accorto di Bankitalia. Ma è necessaria, visto che la crisi ha allargato ancor di più la diseguagli­anza tra le famiglie, con quelle più povere colpite da una riduzione più che doppia del reddito. E’ necessaria perché «con il dissiparsi della pandemia potremo ritrovarci in un mondo diverso. Se intuiamo, in modo impreciso, e contrastia­mo, con forza, la gravità delle conseguenz­e sociali ed economiche nel breve periodo, per quelle a più lungo termine possiamo solo riconoscer­e di “sapere di non sapere”». È molto difficile prefigurar­e quali saranno i nuovi “equilibri” - ha concluso Visco - o la nuova “normalità” che si andrà a determinar­e, posto che sia possibile parlare di equilibri e normalità. Per affrontare tanta incertezza è però cruciale, oggi ancora più di prima, che siano rapidament­e colmati i ritardi e superati i vincoli già identifica­ti da tempo. Oggi più di prima, perché una cosa è invece sicura: «Finita la pandemia avremo livelli di debito pubblico e privato molto più alti e un aumento delle disuguagli­anze, non solo di natura economica».

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Consideraz­ioni finali. Il discorso del governator­e della Banca d’Italia Ignazio Visco si è svolto davanti a una platea rarefatta, pochissimi invitati tutti con la mascherina IMAGOECONO­MICA

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