«Crisi epocale, ora patto per le riforme»
Il governatore di Bankitalia prevede uno scenario base con il Pil a -9% nel 2020 Necessario un profondo ripensamento del sistema fiscale contro le ingiustizie
Un nuovo contratto sociale per uscire dalla crisi del Paese. Che è epocale. Così Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia nelle tradizionali Considerazioni finali lette ieri. Visco ipotizza uno scenario di base con un Pil a - 9% nel 2020 che dovrebbe recupererebbe la metà della caduta nel 2021. Ma c’è unoscenario più negativo con un - 13% quest’anno e una ripresa molto lenta nel prossimo. Il governatore invita quindi a un profondo ripensamento del sistema fiscale per contrastare ingiustizie e distorsioni.
Ritrovare la via dello sviluppo dell’economia, che ha davanti uno scenario drammatico. Ma prima di tutto il Paese deve mostrare coraggio e unità di intenti, con lo spirito che l’Italia ritrova nelle ore più buie della sua storia. «Serve un nuovo rapporto tra Governo, imprese dell’economia reale e della finanza, istituzioni, società civile; possiamo non chiamarlo, come pure è stato suggerito, bisogno di un nuovo “contratto sociale”, ma anche in questa prospettiva serve procedere a un confronto ordinato e dar vita a un dialogo costruttivo».
Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, legge per la nona volta le sue Considerazioni Finali nella condizione più inedita: pochissimi invitati nel Salone dei partecipanti – tra cui Mario Draghi e Fabio Panetta - e tutti in mascherina. L’emergenza da Covid-19 innerva le 25 pagine del discorso, ma forse per la prima volta da tre mesi viene detto chiaro che si deve arrivare ad un nuovo “patto sociale”, che parta anche dal rapporto con l’Europa. Il riferimento è allo sforzo finanziario messo in campo dalla Ue in parallelo con gli interventi della Bce (Bankitalia ha effettuato acquisti per 10 miliardi al mese, mentre tra liquidità dell’Eurosistema e garanzie statali sui crediti, tra marzo e aprile a imprese e famiglie sono arrivati 22 miliardi). Trasferimenti e prestiti, rispettivamente per 500 e 250 miliardi, assegnati con un’attenzione particolare per i paesi più colpiti. L’Italia è tra questi e Visco, senza dimenticare i punti di forza che pure ci sono - per esempio le banche, più forti che nel recente passato - lo sottolinea in più passaggi. Per poi ricordare che la vera forza è nello stare insieme: «L’Unione europea è una risorsa formidabile per i suoi cittadini e la dolorosa esperienza della pandemia rende oggi ancora più forti le ragioni, non solo economiche, dello stare insieme».
Le prospettive per il 2020 sono di un calo dell’attività produttiva del 9%, superiore a quella sofferta nelle due crisi del 2008 e del 2013, e senza gli interventi messi in campo dal governo potrebbe andare anche peggio: da un -11% a un -13% nello scenario più negativo, con l’ipotesi di un recupero solo parziale nel 2021, se la pandemia non ritornerà. Per ritrovare la via dello sviluppo - ha spiegato il Governatore - serve un disegno organico di riforme per molti aspetti già tracciato: bisogna recuperare in produttività e rafforzare la partecipazioni al mercato del lavoro (soprattutto quella femminile). E poi, ancora, maggiore accumulazione di capitale, più formazione, un rafforzamento delle reti infrastrutturali (in particolare digitali), più investimenti in ricerca, ambiente, cultura. E le risorse pubbliche necessarie allo sforzo devono venire da una ricomposizione del bilancio pubblico, un ripensamento in profondità del sistema fiscale - a partire da un recupero di base imponibile contrastando l’evasione e il sommerso, che si traducono «in una pressione fiscale effettiva troppo elevata per quanti rispettano pienamente le regole» - una riduzione del premio per il rischio sui titoli di Stato, e un uso pragmatico e accorto dei fondi europei.
La ricetta di Bankitalia, anche in questo momento drammatico, offre una via d’uscita percorribile e capace di sostenere il nuovo debito pubblico: con una crescita tra l’uno e il due per cento, un avanzo primario attorno all’1,5% e con la riduzione del differenziale di rendimento dei titoli pubblici italiani rispetto a quelli tedeschi su valori in linea con i fondamentali. Ma per conseguire questi obiettivi serve quella volontà comune che, appunto, tanto somiglia a un nuovo contratto sociale: «Un ambiente economico rinnovato potrà dare frutti se tutti i protagonisti che lo animano − le imprese e le famiglie, chi studia e chi lavora, gli intermediari finanziari e i risparmiatori − sapranno assumere la piena responsabilità del proprio ruolo».
Mai come oggi, in un quadro di fortissima incertezza, servirà «un confronto ordinato e un dialogo costruttivo tra chi ha competenze diverse, così come tra coloro che hanno responsabilità distinte ma non per questo tra loro indipendenti e distanti». Il Governatore ha parlato di «rottura rispetto all’esperienza storica più recente», di superamento dei nodi strutturali che «per troppo tempo non siamo stati capaci di allentare e che hanno assunto un peso crescente nel nuovo contesto tecnologico e di integrazione internazionale».
Una rottura, tono abbastanza insolito per il linguaggio accorto di Bankitalia. Ma è necessaria, visto che la crisi ha allargato ancor di più la diseguaglianza tra le famiglie, con quelle più povere colpite da una riduzione più che doppia del reddito. E’ necessaria perché «con il dissiparsi della pandemia potremo ritrovarci in un mondo diverso. Se intuiamo, in modo impreciso, e contrastiamo, con forza, la gravità delle conseguenze sociali ed economiche nel breve periodo, per quelle a più lungo termine possiamo solo riconoscere di “sapere di non sapere”». È molto difficile prefigurare quali saranno i nuovi “equilibri” - ha concluso Visco - o la nuova “normalità” che si andrà a determinare, posto che sia possibile parlare di equilibri e normalità. Per affrontare tanta incertezza è però cruciale, oggi ancora più di prima, che siano rapidamente colmati i ritardi e superati i vincoli già identificati da tempo. Oggi più di prima, perché una cosa è invece sicura: «Finita la pandemia avremo livelli di debito pubblico e privato molto più alti e un aumento delle disuguaglianze, non solo di natura economica».
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