LA STRADA DELLA CRESCITA PASSA DAGLI INVESTIMENTI
La pandemia pone nuove sfide per il sistema produttivo italiano perché è la terza crisi che si abbatte sull'Europa e sul Paese nel giro di poco più di dieci anni e soprattutto perché rende ancora più imperativo che in passato ritrovare una strada della crescita che sembra smarrita da tempo.
Lo dimostrano due semplici dati delle Considerazioni finali del Governatore. Primo: per riportare la dinamica del prodotto all' 1,5 per cento ( il valore medio di inizio millennio) occorrerà aumentare la produttività del lavoro di un punto percentuale all'anno, cioè schiodarla dalla stagnazione degli ultimi tempi. Secondo: con quei valori di crescita, l'avanzo primario del bilancio statale realizzato fino al 2019 consentirebbe di ridurre il rapporto fra debito pubblico e pil di due punti all'anno, togliendo ogni dubbio sulla sostenibilità delle nostre finanze.
Il che richiede un rilancio degli investimenti senza precedenti perché occorre invertire una tendenza negativa che già si manifestava prima della pandemia: se si escludono gli investimenti in costruzioni, la crescita degli investimenti è crollata dal 13,7 del 2017 allo 0,4 del 2019. Inoltre, guardando all'economia nel suo complesso, nel 2019 il rapporto tra investimenti e pil era ancora inferiore di tre punti percentuali rispetto ai livelli del 2007 e quest'anno scendera ancora.
Ci sono tuttavia vari elementi che inducono alla speranza. Innanzitutto, il ritardo in certi settori rende facile individuare dove intervenire. Bastano due soli dati citati da Visco: la rete a banda larga copre meno di un quarto delle famiglie italiane, contro il 60 per cento della media europea (e il problema vale anche per tante piccole e medie imprese diffuse nel territorio). Infatti l'Italia è al diciannovesimo posto in Europa per sviluppo delle reti tecnologiche. Un gap che le inevitabili trasformazioni dell'organizzazione del lavoro che rimarranno anche dopo l'emergenza rende semplicemente intollerabile, ma che indica anche una prima, quasi obbligata strada da percorrere.
L'altro e fondamentale fattore di forza su cui far leva è la finanza del settore privato. La ricchezza reale e finanziaria delle famiglie e elevata nel confronto internazionale e il loro debito e ben inferiore alla media dei paesi avanzati ( Olanda compresa, le cui “frugali” famiglie hanno un debito che sfiora il cento per cento del pil). Anche il debito delle imprese e inferiore alla media europea, per effetto di una consistente riduzione della leva finanziaria negli ultimi anni.
Dunque ci sono tutte le premesse per sostenere la ripresa degli investimenti. Non mancano ovviamente le criticità di un sistema produttivo che soffre per una dimensione media delle imprese ridotta nel confronto internazionale e di un grado di apertura a « capitali e professionalità esterne » da migliorare.
Il punto è che questi ritardi atavici non possono essere corretti con un colpo di bacchetta magica e quindi la ripresa non potrà che basarsi sulla struttura produttiva di oggi. E qui la Banca d'Italia nel volume della Relazione segnala un punto di attenzione importante. Dopo la crisi, il credito alle imprese si è contratto, in particolare quelle minori ( con meno di 20 addetti). Ovviamente ci sono fattori di domanda ( la caduta degli investimenti in primis, il miglioramento delle condizioni finanziarie del settore delle imprese nel suo complesso), ma anche fattori di offerta, dipendenti dalla disponibilità delle banche a concedere il credito. Orbene, una ricerca della Banca d'Italia dimostra che i fattori di offerta, cioè quelli dovuti a pratiche più selettive del credito, pesano molto per le piccole e medie imprese e soprattutto per le minori: per queste ultime spiegano oltre i due terzi del divario nella variazione dei prestiti rispetto alle aziende di grande dimensione. Di contro, prima della crisi le politiche creditizie avevano favorito un afflusso di finanziamenti alle microimprese relativamente piu elevato rispetto alle altre categorie. L'analisi rileva poi che sono soprattutto le banche di maggiore dimensione ad avere adottato nel tempo politiche creditizie piu selettive nei confronti delle imprese piu piccole.
Insomma, nonostante le politiche monetarie ultraespansive, non è affatto scontato che il credito sarà disponibile in misura adeguata per una componente del nostro sistema produttivo che comunque dovrà sostenere una parte non indifferente dello sforzo per uscire dalla gravissima recessione in atto. Sarà uno dei temi più caldi fra i tanti della fase di uscita dall'emergenza.
‘‘ Un fattore su cui far leva è la finanza privata: la ricchezza delle famiglie e più elevata che all’estero