SERVONO PROGETTI E LA CAPACITÀ DI REALIZZARLI
In chiusura della relazione di ieri del Governatore della Banca d’Italia c’è un passaggio che merita attenzione. «Da più parti - ha ricordato Ignazio Visco - si dice: insieme ce la faremo. Lo diciamo anche noi purché non sia detto solo con ottimismo retorico, bensì per assumere collettivamente un impegno concreto. Per farcela - ha aggiunto - servono altre due condizioni: «saper guardare lontano e affrontare finalmente le debolezze che qualche volta non vogliamo vedere» . In queste poche righe, a partire dall’appello alla concretezza, sono riassunte le premesse per una svolta.
Prima di tutto la concretezza. L’emergenza sanitaria è stata affrontata con una valanga di parole e di promesse, di miliardi stanziati come se piovesse, di un numero talmente elevato di decreti e provvedimenti normativi che ci vorrebbe un testo unico per raccoglierli e interpretarli. Il timore, anzi la certezza, è che chi guida il Paese non si stia rendendo conto del rischio di vedersi sfuggire di mano la situazione. Per questo l’invito a impegni concreti va raccolto, prima che risulti troppo tardi. Servono progetti concreti e fatti. E per mettere in cantiere progetti concreti serve saper guardare lontano. Il che significa avere una visione chiara della strada da seguire, delle riforme da fare, delle priorità. Ma soprattutto serve capire che il tempo a disposizione sta per finire.
Anzi, è finito. Sotto questo aspetto la pandemia rappresenta il colpo decisivo. O c’è la capacità di cogliere l’occasione per una trasformazione vera oppure nei prossimi mesi i margini di manovra diventeranno sempre più stretti. Il Governatore ha ricordato che, tra marzo e maggio, «sono state varate misure che accrescono il disavanzo pubblico di quest’anno di circa 75 miliardi » , il che significa « un aumento di peso del debito pubblico sul prodotto interno lordo di 21 punti percentuali, al 156% » .
Un livello record, destinato peraltro a crescere perché ora all’emergenza sanitaria sta seguendo l’emergenza economica. Progetti concreti e riforme da fare sono anche le condizioni per ottenere i fondi europei secondo le decisioni annunciate a metà settimana. Qualcuno può coltivare l’illusione che da Bruxelles possa arrivare Babbo Natale e distribuire, magari in anticipo, i doni di fine anno. La realtà è ben diversa. Per rilanciare l’economia e per ottenere i soldi resi disponibili in sede europea occorrono capacità progettuali adeguate. In più c’è un altro passaggio cruciale, saper realizzare i progetti.
Qui rischia di cascare l’asino perché serve una pubblica amministrazione all’altezza, mentre finora in Italia ha fallito la prova. Ne deriva il rischio di stallo, che significa immobilismo sul fronte interno e perdita delle risorse europee perché in assenza di realizzazioni concrete nessuno ci regalerà nulla. Il rischio, un rischio davvero alto, è che i fondi resi disponibili come antidoto alla pandemia facciano la stessa fine di quelli tradizionali, che utilizziamo solo in parte proprio per l’incapacità d’impostare, realizzare e documentare i vari progetti.
Visco ha sottolineato che «un lascito così pesante impone una presa di coscienza della dimensione delle sfide di fronte a noi». E ha aggiunto che «l’economia deve trovare la forza di rompere le inerzie del passato e recuperare una capacità di crescere appannata da troppo tempo». Affinché questo accada diventa centrale il ruolo della politica, che però si presenta all’appuntamento rissosa e con leadership tutte da verificare.
‘‘ Centrale il ruolo della politica, che però continua a essere rissosa e con leadership tutte da verificare