DL RILANCIO SBAGLIATO, ECCO DOVE CORREGGERLO
C’è un’alternativa. Il messaggio di Mario Draghi del 25 marzo era molto chiaro. La tragedia umanitaria generata dal Coronavirus può produrre enormi danni alle nostre economie. Gli Stati devono intervenire con forza e immediatezza per proteggere la capacità produttiva e assicurare i mezzi di sussistenza, ricorrendo a ulteriori emissioni di debito. È indispensabile che il debito pubblico impedisca l’esplosione del debito privato, il collasso delle economie con conseguenze di lunga durata. I sussidi di disoccupazione e il rinvio delle tasse sono importanti, ma la perdita di ricavi da parte di tutte le attività d’impresa richiede un immediato sostegno pubblico per evitare la distruzione di capacità produttiva. Ciò significa che la velocità di deterioramento dei bilanci privati deve essere compensata dai bilanci pubblici con la stessa velocità di intervento.
Siamo stati travolti dalla tragedia del Coronavirus con un livello di indebitamento pubblico già altissimo. Ogni euro di ulteriore debito deve servire a frenare il crollo del Pil nel II e III trimestre del 2020 per poter poi dare una forte spinta alla ripresa a partire dal IV trimestre. L’inevitabile esplosione del deficit pubblico deve servire a sostenere il Pil ed impedire che il bilancio pubblico salti per la conseguente perdita di gettito fiscale.
L’azione congiunta dei Decreti Cura Italia e Rilancio non va in questa direzione. Non solo perché il ritardo è drammatico ( la liquidità non è ancora arrivata alle imprese), ma anche perché l’ingente mobilitazione di risorse pubbliche è dispersa in mille inutili rivoli.
Il Decreto Rilancio contiene provvedimenti che non hanno nessun carattere di urgenza ( le più consistenti sono quelle relative al Fondo patrimonio per CDP e al fondo per Invitalia) o sprecano risorse in provvedimenti che non hanno nulla a che vedere con la liquidità per le imprese.
Il decreto impegna 352 capitoli di spesa divisi in 265 articoli, con interventi la cui dimensione va, dal fondo patrimonio dedicato di CDP per 44 miliardi, ai trecento mila euro per esperti al MISE. Prevede nei tre anni 2020- 22 un incremento dell’indebitamento di 216 miliardi e un indebitamento netto di 116 miliardi. Il fabbisogno si attesta a 129 miliardi. Il sostegno alla liquidità per le imprese ammonta a 10 miliardi, di cui 4 mld per la soppressione parziale e temporanea, solo per il 2020, dell’Irap e 6 mld di contributi a fondo perduto per le imprese con meno di 5 milioni di fatturato a, molto parziale e incerta, compensazione dei ricavi perduti.
L’errata impostazione del decreto vanifica sia l’auspicato effetto macroeconomico espansivo sia il
ELIMINARE SPRECHI DI RISORSE E PROVVEDIMENTI CHE NON HANNO URGENZA
conseguente impatto migliorativo sulla finanza pubblica.
Riteniamo sia possibile un utilizzo diverso delle risorse stanziate concentrandole su pochi strumenti di immediata erogazione già nel mese di luglio ( siamo già in enorme ritardo).
Nella nostra ipotesi restano fermi gli importi destinati a Cassa integrazione, assistenza salariale e altre misure urgenti sociali per un importo totale di 22,5 miliardi, eliminando il reddito di emergenza, di ultima istanza e di emersione del lavoro in nero ( vengono invece raddoppiate le risorse per la disabilità e la famiglia). Vengono mantenuti i 7 mld (di cui 1,5 mdl nel 2020) di credito di imposta e agevolazioni agli investimenti, la soppressione parziale dell’IRAP nonché l’eliminazione delle clausole di salvaguardia per l’Iva.
L’istituzione del Fondo patrimonio per CDP e del Fondo Invitalia per 48 miliardi viene stralciata, non solo perché a nostro avviso prefigura un inopportuno e massiccio intervento dello Stato nell’economia, ma perché, vista la sua portata strategica, non può essere discusso in Parlamento nei tempi stretti di un decreto legge. Ugualmente improprio è l’aver incluso nel decreto l’ennesimo salvataggio di Alitalia per 3 miliardi, senza un chiarimento sul piano industriale dopo il disastro di conduzione della sua crisi negli ultimi anni.
Vengono stralciati i fondi destinati alla sanità poiché il Governo può accedere al prestito del Mes, liberando così risorse per gli interventi di sostegno all’economia.
Vengono infine eliminati tutti i piccoli interventi del titolo 8.
Tutte le risorse recuperate devono essere concentrate in un unico provvedimento del valore di 50 miliardi, di erogazioni a fondo perduto alle imprese di qualsiasi dimensione per il ristoro del valore aggiunto perso nel periodo. Questi fondi possono essere erogati dalle banche, dietro presentazione tramite autocertificazione da inviare all’Agenzia delle Entrate con conguaglio a fine anno, sul modello di quanto fatto in altri grandi paesi ( Germania, Regno Unito, Usa). Di questi, 8 miliardi sono destinati al settore turistico (alberghiero, balneare, ristorazione e servizi) per la enorme perdita di valore aggiunto subita.
Vengono così mantenuti i saldi di fabbisogno del triennio, riducendo l’indebitamento complessivo da 212 miliardi a 171 miliardi.
Oggi il Paese deve concentrare tutte le risorse disponibili su pochi e potenti strumenti. Dovrà poi rimuovere in tempi brevissimi tutti quegli ostacoli che oggi bloccano gli investimenti pubblici ( codice degli appalti in primis) per rendere possibile l'impiego delle risorse del Mes e del Recovery Fund.